taoismo la ricerca dell’immortalita

Secondo il taoismo, attraverso la ferrea osservanza di regole, pratiche ed esercizi è possibile raggiungere la condizione di santità e, di conseguenza, la durevolezza del corpo. Considerata l’opera madre della dottrina taoista, il Daodejing di Lao Zi, risalente a un periodo che va dalla fine del IV secolo agli inizi del V secolo a.C., sembra celare allusioni alle pratiche di longevità, tanto da esserne considerato il principale trattato teorico. Secondo un’antica leggenda, lo stesso Lao Zi avrebbe raggiunto la veneranda età di duecento anni grazie alla memorizzazione e alla recitazione delle formule contenute nella sua opera. Secondo la dottrina taoista, è attraverso la ferrea osservanza di regole, pratiche ed esercizi che si raggiunge la condizione di santità e, di conseguenza, la durevolezza del corpo. L’immortalità, infatti, non è una qualità innata, ma un traguardo raggiungibile attraverso una conoscenza superiore da ottenersi tramite una rigida disciplina e studi approfonditi. Gli Otto Immortali Il raggiungimento di tale condizione permette l’ascesa del Santo tra gli Immortali, che per la dottrina taoista si dividono in tre diverse categorie: quelli che che vivono sulla Terra come eremiti, non invecchiano mai e possiedono poteri magici; gli Immortali che, similmente ai santi cristiani, assurgono al cielo in un’apoteosi luminosa; coloro che muoiono solo apparentemente, ma il cui “vero corpo” continua a esistere nel cosmo insieme agli altri immortali. Gli Immortali appartenenti a quest’ultima categoria acquisiscono il ruolo di esseri mitologici dai tratti ultraterreni, con lunghe orecchie e pupille quadrate. Amando vivere in disparte dal mondo, sono soliti ritirarsi in condizioni di eremitaggio in luoghi altrettanto mitici, come grotte celesti, isole mistiche e montagne magiche: il carattere cinese 仙 xian “immortale” è infatti composto dai due radicali 人 e 山, che indicano rispettivamente “persona” e “montagna”. Gli Otto Immortali In particolare le figure divine degli Otto Immortali, portatori di prosperità e longevità, hanno influenzato attraverso le loro vicende e peculiarità la storia e l’evoluzione del concetto di immortalità. Quest’ottetto dai poteri straordinari, che secondo le credenze simboleggia la felicità, in Cina ha sempre suscitato grande passione, rientrando a buon diritto nel corpus delle leggende popolari. Tre di loro sono personaggi realmente esistiti, mentre i restanti cinque sono puramente immaginari. Leggenda narra che gli Immortali vivessero su un gruppo di cinque isole nel mare di Bohai, tra cui la mitica isola di Penglai. Per secoli gli Otto Immortali sono stati oggetto di rappresentazioni pittoriche e sculture, che li ritraggono in peregrinazione lungo i sentieri tortuosi della montagna della longevità ove risiedono o nel paradiso taoista. Qui dovevano incontrarsi una volta l’anno con Xi Wang Mu, anche detta “Regina Madre dell’Ovest”, un’importante divinità del Pantheon taoista, che presiede ai loro incontri presentandosi in una distesa di fiori di corallo e portando con sé delle pesche magiche, speciali frutti che maturano una volta ogni tremila anni in grado di conferire il dono dell’immortalità. Gli Otto Immortali possono essere associati a veri e propri binomi: il ricco e il povero, il giovane e il vecchio, l’aristocratico e il proletario, l’uomo e la donna. Essi sono in grado di controllare e dominare lo Yin, lo Yang e i cinque elementi e ognuno di loro possiede proprietà o capacità di natura magica cui il devoto taoista rivolge le proprie preghiere. Colui che desidera raggiungere la vita eterna deve infatti predisporre se stesso all’incontro con un Immortale, che da quel momento diventerà il suo spirito guida. Il processo per raggiungere tale stato è intimo e individuale e prevede la sostituzione, nel corso della vita, del corpo corruttibile con quello immortale. Le pratiche per il raggiungimento dell’immortalità Secondo la dottrina taoista, il corpo è composto di anime superiori e inferiori. In caso di decesso del corpo fisico, le anime inferiori sono destinate a vagare in prossimità del defunto: a questo scopo i famigliari in vita dovranno prendersene cura e nutrirle con offerte votive e preghiere affinché queste vivano in eterno. Se, al contrario, le anime verranno trascurate, saranno condannate all’estinzione definitiva, non prima di aver perseguitato i viventi. Le anime superiori, invece, soffrono la privazione di un corpo fisico e per questo ne vanno in cerca tentando di impossessarsene per riacquisire un posto tra i viventi. Anche in questo caso saranno le preghiere dei famigliari a veicolare l’anima verso la pace eterna. Per eludere la morte, ovvero raggiungere l’immortalità, la dottrina taoista suggerisce l’uso di determinate pratiche di purificazione sia fisica che spirituale e di mantenimento delle anime all’interno del corpo. Le pratiche, sia spirituali che di carattere fisiologico, nutrono lo spirito e trasformano gli elementi corruttibili in sostanza immortale. La pratica igienica La pratica igienica è tra le prime da menzionare, giacché l’alimentazione è il principio stesso del processo di purificazione. Secondo la tradizione taoista, nel corpo umano risiedono sia degli “spiriti” chiamati shen, sia delle creature, sia delle creature malefiche dette sanjiao, “i tre cadaveri”, che infettano l’organismo ospite con malattie e cattivi pensieri, provocandone infine la morte per potersi liberare. La dieta dell’immortalità A tal proposito la dottrina taoista vuole che l’uomo che aspira all’immortalità si astenga dal mangiare cereali (riso, miglio, grano e avena) di cui i “tre cadaveri” si nutrono, al fine di indebolirli e così eliminarli. La dietetica taoista prevede inoltre la rinuncia a carne, vino, vegetali e sapori forti lasciando dunque poca scelta nell’alimentazione in vista della fase successiva: la nutrizione di sola aria, ovvero assimilare l’energia vitale nella quale è immersa il mondo. La respirazione e il Qi Si sviluppa da qui l’esercizio della “respirazione embrionale”, una delle più elaborate e avanzate pratiche di purificazione finalizzata all’eliminazione definitiva degli spiriti maligni, già indeboliti dalla dieta nella fase preliminare. Prende il suo nome proprio dall’emulazione della respirazione dell’embrione nel ventre materno e consiste nell’ispirare profondamente affinché il “soffio”, ovvero il Qi, principio che regola l’intero universo attraverso un continuo riciclo e una costante interazione con i cinque elementi della natura, pervada il corpo nella sua interezza. Il Qi, infatti, non deve rimanere immobile, bensì circolare attraverso un itinerario che percorra tutti gli organi vitali in un ordine ben definito. La pratica della respirazione deve sottostare a determinate regole che includono il momento della giornata in cui esercitarsi, il luogo e non ultima la costanza. Questo è ciò che regola l’intero macrocosmo dell’universo, nonché il microcosmo del corpo umano, che ne è lo specchio. La meditazione Strettamente collegata alla pratica della respirazione c’è quella della meditazione. Meditare significa abbracciare l’unità, unirsi all’universo e a se stessi raggiungendo uno stato di illuminazione nel quale si è trasportati fuori dalla dimensione spazio-temporale. Colui che abbandona la propria individualità cosciente e si reintegra all’universo potrà quindi vivere eternamente, poiché non ci sarà più posto in lui per la morte. Per raggiungere questo stato l’uomo deve isolarsi dal mondo attraverso la meditazione e rivolgere lo sguardo all’interno del proprio corpo, abbandonare le proprie emozioni e i propri pensieri e contemplare il proprio universo interiore. L’obiettivo è quello di raggiungere, attraverso la calma, l’immobilità del pensiero e la chiusura al mondo dei sensi, che va mantenuta anche alla fine dell’esercizio meditativo quando il corpo si rimette in moto. La Ginnastica Con gli esercizi di ginnastica, invece, l’adepto deve eliminare gli ostacoli che sono naturalmente presenti nel corpo e che, ostruendo i canali, impediscono la circolazione del soffio. La ginnastica taoista ha inoltre la capacità di espellere le malattie agevolando l’eliminazione dei soffi impuri. È importante che l’adepto pratichi la ginnastica ogni giorno, possibilmente alla stessa ora, tra mezzanotte e mezzogiorno. Gli esercizi, che sono abbastanza semplici, prendono la loro denominazione dalle specie di animali poiché le posture ne ricordano le movenze e i tratti tipici. Le pratiche sessuali Tra le pratiche volte al raggiungimento dell’immortalità ci sono quelle sessuali, legate in particolare allo scambio di Yin e di Yang, permesso dal rapporto tra due individui di sesso opposto. Si ottiene così un equilibrato scambio di energie che permette al seme sessuale di unirsi alla circolazione del Qi e di formare con esso “l’embrione dell’immortalità”. Per ottenere questo risultato è necessario attuare la ritenzione del seme maschile per evitarne la dispersione e, attraverso un processo progressivo, l’eliminazione del flusso mestruale femminile. L’alchimia e le droghe dell’immortalità Tra le fasi più importanti nel processo che secondo la dottrina taoista permette l’ottenimento della vita eterna, c’è l’assunzione di “droghe dell’immortalità”. Attraverso la raffinazione di sostanze presenti in natura, si ricerca infatti di produrre una medicina con proprietà magiche in grado di allungare la vita e non semplicemente di curare la salute del corpo. Il fine ultimo è superare i limiti fisiologici della morte fisica, attraverso l’assunzione di vere e proprie droghe composte da metalli, cinabro e mercurio. Nella maggior parte dei casi, queste hanno sortito l’effetto opposto causando numerose morti per avvelenamento. Solo l’uomo virtuoso che si dedichi alla ricerca con sincera devozione e ferma volontà, dopo aver atteso giorni fausti ed essersi sottoposto a rituali propiziatori, potrà usufruire delle medicine dell’immortalità attraverso l’ausilio di talismani e illustrazioni guida. Negli anni il concetto di immortalità si è evoluto, passando dalla ricerca di una longevità fisica ad una spirituale. Il fine ultimo diventa il raggiungimento di quello che viene chiamato “corpo di luce”, uno stato di illuminazione in cui l’uomo da umano trasfigura in un essere divino: l’immortale. In questa nuova accezione l’alchimia non utilizza più concretamente le sostanze naturali, ma vi attribuisce un mero valore simbolico. La ricerca dell’immortalità del primo Imperatore La sfida più grande che Qin Shi Huangdi impone a se stesso è quella di cercare di combattere l’unico nemico che non può vincere: la morte. Sotto l’influenza di un mago, l’Imperatore intraprende strane pratiche esoteriche per la ricerca di uno stato di imperturbabilità, preludio alla vita eterna. Egli finalizza la sua intera esistenza alla ricerca di un elisir che gli assicuri l’immortalità. A questo fine Qin Shi Huangdi ordina delle vere e proprie spedizioni alla ricerca di erbe e frutti magici, a cui egli stesso prende più volte parte. Visita tre volte l’isola di Zhifu, sulla quale si diceva esistesse una montagna dell’immortalità, e invia Xu Fu, un abitante di quella terra, alla ricerca della leggendaria Isola di Penglai dove avrebbe potuto trovare l’elisir di lunga vita. Xu Fu naviga a lungo invano e, temendo l’ira dell’Imperatore, non torna mai più in Cina. Isole come quella di Penglai sono molto frequenti nella mitologia e nella geografia fantastica cinese, ma Qin Shi Huangdi tenta di introdurle anche nella geografia della navigazione e dei commerci. Deluso dal fallimento delle spedizioni, l’Imperatore si circonda a corte di alchimisti e dottori il cui compito è quello di riprodurre in qualche modo le droghe dell’immortalità. Così comincia ad assumere ogni giorno delle pillole contenenti mercurio liquido e infusi di vino, miele e cinabro. Al contrario, probabilmente le soluzioni di mercurio ne hanno causato la morte per avvelenamento. Da questa ossessione per la morte nasce una delle opere più grandiose della storia: l’Esercito di Terracotta che Qin Shi Huangdi pone a guardia del suo mausoleo affinché questo possa scortarlo nel viaggio nell’aldilà. Avrebbe continuato ad esercitare il proprio potere attraverso il suo spirito e la tomba da lui fatta costruire avrebbe rappresentato il palazzo entro cui esso avrebbe vissuto.