rifarsi la faccia ovvero la paura di invecchiare

Viso tirato, labbra carnose, carnagione aliena ai raggi del sole. C’è chi insegue da tempo l’eterna giovinezza e consegna ai social un’immagine di sé che non collima più con l’età anagrafica, 65 anni. “Non invecchiate, perché invecchiare è un peccato” diceva già nel 2016 quando a New York ritirava il premio Billboard Women in Music. Il suo caso ripropone un dilemma che tradizionalmente ha colto più le donne ma che ora investe sempre più gli uomini: invecchiare naturalmente oppure cercare di fermare il tempo che passa? E fa riflettere sul confine tra modificare il proprio aspetto fisico in modo conforme all’immagine interiore che si ha di sé e negare la trasformazione del corpo che avviene con il passare degli anni. Il rifiuto di invecchiare è altro dalla ricerca della longevità e anche dai ritocchi fatti per migliorare il proprio aspetto e sentirsi più a proprio agio. È psicologico: riguarda la paura e l’incapacità di accettare il cambiamento.(CINZIA LUCCHELLI)

rifarsi la faccia ovvero l’incapacità di invecchiare?

Cosa porta alcune persone a ritoccarsi il viso fino ad arrivare a rifarsi tutta la faccia? Non imparare ad accettare il proprio viso che inizia ad invecchiare e cambiare espressioni, le rughe, la pelle, le macchie, … che schifo! Insomma, tutto questo si ritiene inaccettabile, perché il legame con la propria immagine eternamente giovane ci rende accettabili dagli altri, ma è così precaria e debole…, tanto che potrebbe farci mettere da parte insieme alla vita che resta, ormai confusa nei ricordi di vecchie immagini scadute, troppo legate al passato e perse nel tempo. Il dolore triste e tragico, porta dritto all’abbandono del sentirsi amato, dimenticato, fa sì che si tenta in ogni modo di restar legati a quella che si sente ora una vecchia immagine ormai svanita, ma che ci ostiniamo di tenere in vita a qualunque costo. Ci sentiamo vecchi dentro ma manca, cosa non ci sostiene? Ecco i ferri del chirurgo estetico dietro l’angolo sono la scorciatoia a promettere se non eterna giovinezza prolungarne un po’ l’immagine e l’illusione. La società fa sì che giovane è bello e vecchio è brutto, sono gli schemi di un mondo superficiale e illusorio, stupido e sicuramente mancante di saggezza. Vecchio è inutile e dimenticabile, giovane è bello esteticamente come valore assoluto. Viviamo in un mondo dove la saggezza e l’esperienza di vita dei ricordi non è un valore utile per le generazioni dà trasmettere. Ma i ferri si sa non bastano, è la natura che giorno dopo giorno plasma la nostra vita e quindi anche il nostro corpo viso in primis ad avere la meglio. Il nostro corpo è in verità un libro, anzi il libro dove scriviamo con una penna invisibile, tutto quello che si vive in bene e male, in bello e brutto, un patrimonio che ci appartiene innegabile ed incancellabile, andare a cercare di ostinarsi inutilmente a cancellare il tempo trascorso è impossibile ed inutile, il tempo non si può truffare ed ingannare mai. Allora quando ci ostiniamo a non accogliere il tempo creiamo il nostro mostro interiore assemblando una faccia posticcia ed illusoria. Se l’espressione è ciò che riflette quello che abbiamo e siamo dentro queste maschere rimodellate cosa sono? Sono la conseguenza di qualcosa di irrisolto. Se bruciamo la vita senza accumulare la saggezza necessaria a sostenerci, con troppa superficialità e frivolezze, ecco l’incapacità di invecchiare. Quando l’età ci porta immagini che non vorremmo vedere, prende il sopravvento la non accettazione di noi perché quello che abbiamo vissuto non lo abbiamo vissuto del tutto ed assaporato, ma divorato con bramosia. La bellezza è un’illusione che passa veloce, ma noi l’abbiamo creduta eterna. Ecco che l’invecchiamento diventa un dramma ossessivo, una paura a cui cerchiamo di porre freno con varie maniere assai poco naturali. La nostra immagine il nostro corpo sono colpevoli della possibile paura, della mancanza di accettazione, ecco che si tenta di creare questa nuova fisionomia, una continuazione all’illusione che avevamo creato di noi, camuffando il passato che non si riconosce come un merito di vita vissuta, ma come un peso che distrugge e cancella quel tempo andato che si ostina a rendere la bellezza illusione eterna. Anche in questo caso viene in mente la solita storia della cicala e della formica. Chi troppo ha vissuto una vita di superfice senza assaporarne i vari momenti, nessuno escluso, rischia di trovarsi vecchio senza i requisiti per sostenere la vecchiaia, senza aver la capacità di invecchiare. La vita è un passaggio per acquisire consapevolezze ed esperienze, dar valore a ciò che deve averlo, ed ogni suo momento ha la bellezza che forse scopriremo, anche se le apparenze e la società delle illusioni dove siamo immersi, non è in grado di recepirne tutti gli aspetti e sicuramente non è in grado di darci gli strumenti necessari. Siamo noi che dobbiamo sempre imparare continuamente, perché le prove non finiscono mai nella vita, proporzionate alle nostre capacità momentanee. Certo che la luce ci guida nell’azione e nella non luce ci fermiamo a riposare per ripartire il giorno a venire. Il viaggio continua finché c’è vita, ha un senso di essere, ma ci sono molte insidie e seduzioni pericolose una di queste è proprio il cosiddetto successo da mantenere, laddove l’immagine richiesta è base di un qualcosa da trasformare in potere, denaro, illusione. Si può dunque divenire schiavi della propria immagine che giorno dopo giorno ci guida da qualche parte che nemmeno sappiamo perché, gli occhi sono aperti ma una parte di noi non è del tutto desta, o siamo ciechi di veder davvero dove andiamo, come e perché. Come utilizzare il nostro tempo che abbiamo da vivere è la domanda da porsi. Come alimentare il fuoco vitale che ci sostiene e ci dovrebbe sostenere? In questo gioco bellissimo e non sempre facile che è l’arte del vivere, ogni giorno è una nuova esperienza – prova che ci attende. Con gioia impariamo ad affrontarla e viverla nel vero e nell’amore, che è l’ingrediente che ci difende davvero senza doppi fondi e illusioni e ci rende belli a qualunque età da vivere. Amiamo con cuore sincero e puro e saremo veri e belli ad ogni età. Dobbiamo imparare ad amare e sostenere la purezza interiore che sa dove condurci, trasformarlo in pratica di vita.

Quando si parla di paura di invecchiare si può far riferimento a molte circostanze differenti. Nella prima ipotesi, la paura di invecchiare è del tutto fisiologica e compare tra i 30 anni e i 40 anni, alla comparsa delle prime rughe e viene percepita come il timore di un cambiamento fisico. In questo contesto, se il timore è fine a sé stesso e non preclude nulla al soggetto, si tratta di una circostanza del tutto normale: il corpo si sta trasformando e l’individuo sta iniziando ad accettare il cambiamento, facendolo con una puntina di timore. Molto diversa è la condizione patologica, dove la paura di invecchiare non conosce età. In questo caso, l’esordio può essere più che precoce, anche prima dei 20 anni. La paura di invecchiare, in psicologia, può prendere diverse connotazioni patologiche. In base ai sintomi correlati e al vissuto del soggetto, si può parlare di sindrome di Dorian Gray (riguarda principalmente i giovani), di geracoscofobia (riguarda soprattutto le persone più mature e può comparire tra i 40 e i 50 anni a seconda della percezione della propria immagine) o di un disagio legato al controllo (non conosce età) o legata alla paura di morire. Partiamo dalla paura di invecchiare legata alla perdita di controllo… ma prima sfatiamo un luogo comune: la paura dell’invecchiamento non è una peculiarità solo femminile, riguarda l’uomo quanto la donna soprattutto quando si parla di geracoscofobia. Paura di invecchiare: il corpo come strumento di controllo della sfera emotiva. Non solo in caso di perfezionismo patologico, per molte persone il corpo diventa lo strumento privilegiato per controllare le emozioni e per gestire stati d’animo negativi e disagi interiori. L’immagine del corpo è qualcosa che si costruisce nel tempo. È un percorso costante, continuo e complesso che dura tutta la vita. Creare un rapporto equilibrato e armonico tra il Sè e il Corpo non è sempre facile e scontato e la vecchiaia è l’ennesima sfida da affrontare, al pari dell’ossessione per i chili di troppo o per la perdita dei capelli! Spesso, il rapporto tra “sé e corpo” è tormentato se l’individuo non ha costruito una buona base di autostima o se non ha un Io ben strutturato. La paura di invecchiare come disagio legato al controllo – In questo caso, la paura di invecchiare è il sintomo di un quadro molto più ampio. Può comparire nel perfezionista patologico o nel soggetto ansioso che manifesta apprensione su ogni dettaglio e preoccupazione per l’eventualità di perdere il controllo. Tale timore può non essere palesato ma la persona di certo manifesta un bisogno all’organizzazione, al ricorso di schemi e tabelle di marcia da seguire così da scandire al meglio tempo, giornate, settimane e… così da organizzare la vita in modo da prevenire e scongiurare l’imprevisto. Queste persone hanno bisogno di controllare e monitorare tutti i segnali provenienti dalla mente o dal corpo così da sentirsi al sicuro; se qualcosa sfugge al controllo, queste persone iniziano a manifestare preoccupazioni e pensare al “fattore fuori controllo” in maniera morbosa. Nel presente scenario, la persona vive costantemente un elevato stato di ansia, la tensione spropositata deriva dalla necessità di controllare tutto ciò che accade dentro di sé e/o intorno a sé. Nella vita ci sono poche cose che non si possono controllare, l’invecchiamento è una di queste, così può diventare oggetto di preoccupazione anche in modo prematuro. Nella donna, un altro sintomo correlato potrebbe essere la difficoltà nel vivere il ciclo mestruale come imprevisto in caso di ciclo irregolare, oppure mestruazioni eccessivamente dolorose così come spiegato nell’articolo in cui analizzo alcuni dei risvolti psicosomatici più comuni: 7 dolori fisici direttamente connessi alla psiche. La paura di invecchiare legata alla paura della morte. Quando la mente ci manda emozioni o pensieri fissi ha sempre un motivo valido e quasi sempre riguarda qualcosa di irrisolto che fa parte del tuo passato, qualcosa che hai bisogno di risolvere per andare avanti in modo armonico con lo scandire della vita e soprattutto con il tuo benessere personale. L’invecchiamento è, per antonomasia, l’anticamera della morte. In questo caso la paura di invecchiare potrebbe celare un timore ben più grosso, quello della morte che, potrebbe celare a sua volta, una intrinseca paura dell’abbandono, anche nota come sindrome dell’abbandono.  La persona che soffre di questa sindrome ha una grande paura di “restare sola” e vive questa eventualità come una vera e propria morte… l’attenzione, per non affrontare in modo diretto tale timore (che dovrebbe portare il soggetto a elaborare eventi molto dolorosi) viene spostata sul piano fisico e si manifesta come paura dell’invecchiamento. Gerascofobia: la paura di invecchiare – La gerascofobia è definita come la paura persistente e anormale di invecchiare, capace di infelicitare la vita di chi la sperimenta. Questa fobia non si presenta in chiunque, ma solo in chi ha un particolare vissuto emotivo. In genere compare intorno ai 50 anni (non è un caso sentire parlare di crisi di mezz’età) ma l’esordio può essere precoce e arrivare intorno ai 40 anni. Anche in questo caso, la paura di invecchiare è un sintomo correlato ad altri disagi, ansie o timori come la mancata realizzazione personale oppure la difficoltà di accettare un mancato obiettivo nella vita o un fallimento di tipo sentimentale, sociale o economico. Chi sperimenta la gerascofobia, in genere, tende a dare molto valore ai beni materiali: hanno paura del futuro e temono di non riuscire a tollerare la perdita della bellezza, della giovinezza e della prestanza fisica. La paura di invecchiare non è solo estetica ma, più in generale, può riguardare un’angoscia generale legata alla perdita delle proprie capacità intellettuali e fisiche. La paura di invecchiare, in ogni sua declinazione, può essere accompagnata dalla paura di rimanere soli, senza disporre delle risorse di prendersi cura di sé, ecco perché la gerascofobia, con tutte le sue peculiarità, arriva più avanti nel tempo, quando l’individuo teme, tra le altre cose, anche di perdere un ruolo attivo nella società. Le persone che percepiscono la vecchiaia come un qualcosa di tremendo, tendono a ignorare che in questa fase ci sono aspetti positivi: l’esperienza, la possibilità di trasmettere conoscenza alle generazioni che vivono contesti differenti, la possibilità di gestire il tempo più agevolmente…. al fine di un invecchiamento emotivamente sano basta realmente mantenersi attivi intellettualmente. Rimpiangere i vecchi tempi andati non serve a vivere, bisogna guardarsi attorno a ogni età così da continuare o iniziare davvero a cogliere l’attimo, anche quando si pensa che è troppo tardi…. non lo è mai, guardati attorno: la vita è qui. La paura di invecchiare non dipende solo dalle rughe, a una “certa età” o quando si è saturi, una buona scossa è il rinnovamento, piuttosto che concedersi un intervento estetico basterebbe smettere di ripetere sempre le stesse cose, rinnovarsi nello stile di vita e nelle attività. Questo potrebbe aiutare molto. La paura di invecchiare nella Sindrome di Dorian Gray – Questa sindrome prende il nome di Dorian Gray, protagonista del celebre romanzo di Oscar Wilde. Senza entrare troppo nel dettaglio letterario, il protagonista del libro “Il ritratto di Dorian Gray” fece un patto per salvarsi dall’invecchiamento: lo specchio gli avrebbe rimandato quello che era stato (eterno giovane) mentre il suo ritratto mutava e gli mostrava quello che era realmente diventato. Insomma, il rapporto tra la persona e lo specchio era di tipo idilliaco in quanto lo specchio proiettava sempre un’immagine di estrema bellezza e candore. Ora, probabilmente tutti noi vorremmo fare un patto del genere e assicurarci l’eterna giovinezza… ma altrettanto probabilmente la gran parte di noi riesce ad accettare la vecchiaia come naturale risvolto del ciclo vitale. Quando ciò non avviene si può parlare di sindrome di Dorian Gray. Stando all’approfondimento tedesco “Das Dorian Gray Syndrom (2005)”, circa il 3% della popolazione della Germania presenta caratteristiche tipiche della sindrome di Dorian Gray e con l’ossessione tipica della Millennial Generation di ostentare la propria immagine sui social network, tale percentuale potrebbe essere in ascesa. Dorian Gray è l’esempio per eccellenza di un meccanismo di negazione: nella sua patologia nega il trascorrere del tempo e della morte in un continuo sforzo di superare ogni limite. Dorian Gray era descritto come un uomo dall’eccezionale bellezza, ma il suo eccessivo amor proprio si rivelò nefasto per la sua vita interiore e il ritratto ne era l’unica prova palese. In questa sindrome il senso del sé può essere frammentato come accade in alcuni disturbi di personalità, tuttavia non sempre è vero. Questa sindrome è caratterizzata da una triade di sintomi che si sovrappongono tra loro: dismorfofobia, tratti narcisistici, immaturità emotiva. Qualcuno azzarda, tra gli altri sintomi, anche delle difficoltà di vivere la sfera sessuale in maniera naturale o sintomi che si riscontrano nelle parafilie (Management in Psychodermatology 2008 Uwe Gieler et al.). Per preservare la giovinezza, l’uomo o la donna con questa sindrome sono disposti davvero a tutto: interventi di chirurgia estetica, l’uso di cosmetici, impegni costanti… Il problema è che spesso è la dismorfofobia ad alterare la percezione fisica del sé, così si può arrivare a iniziare una serie di trattamenti estetici-chirurgici anche in modo prematuro, senza una reale necessità. Le cause di questa sindrome possono essere molteplici, concomitanti e possono sovrapporsi ad altri disagi psicologici. L’immaturità emotiva sembra essere una costante. In questa sindrome, poi, possono subentrare complicanze come disturbi depressivi o, nei casi più estremi, crisi suicide come ultima spiaggia per cessare l’invecchiamento. In genere, queste persone possono approdare in psicoterapia per l’incapacità di far fronte a sentimenti di fallimento e per contrastare eventuali sensazioni di vuoto emotivo, apatia e perdita di stimoli. Queste persone dovrebbero ricordare che nulla è immobile in natura, niente rimane immutato ma si tratta solo di un’illusione, nel tentativo disperato di preservare la tua immagine corporea rischi di rimanere fermo a un punto del tuo sviluppo emotivo senza andare avanti. Rimanere fermo non significa non invecchiare, bensì non maturare o addirittura diventare infantili inseguendo impossibili chimere.