universi paralleli

Parlare della teoria degli universi paralleli, implica anche porsi diverse domande sul senso della vita. In questo campo sia la vita sia la morte hanno una logica completamente diversa da quella che abbiamo gestito finora.La teoria degli universi paralleli è il risultato di un’insolita combinazione tra teoria della relatività e fisica quantistica. Solleva l’idea che non vi sia un solo universo, ma più universi dall’esistenza simultanea, nello stesso spazio e tempo. Ciò porta a una serie di congetture più che interessanti.

Tre curiosità sulla teoria degli universi paralleli

1. Non abbiamo una vita, ma un numero infinito di vite

Secondo la teoria degli universi paralleli, la nostra esistenza ha infinite possibilità di sviluppo. Come una narrazione. Se il personaggio principale prende la strada sulla destra, si troverà ad affrontare determinate esperienze. Se gira a sinistra, invece, queste potranno essere molto diverse. Ogni opzione crea un nuovo universo. Si afferma, quindi, che ognuno di noi vive un numero infinito di vite contemporaneamente. Ad esempio, in una di questa siamo ricchi e potenti. nelle altre mendicanti. In una moriamo e in un’altra siamo ancora vivi. Secondo la teoria degli universi paralleli la morte non esiste. Si muore in un universo, ma si è ancora vivi in molti altri. Poiché il numero di universi è infinito, lo è anche la vita. Questa è forse la dichiarazione più inquietante dell’ipotesi degli universi paralleli.

2. Percezione nella teoria degli universi paralleli

Non siamo in grado di percepire gli universi paralleli, perché siamo limitati dai nostri sensi. Abbiamo solo cinque sensi e ce ne vorrebbero di più per poter catturare le altre realtà. I sensi umani ci permettono solo di cogliere tre dimensioni e secondo la teoria degli universi paralleli, le dimensioni sono molte di più. Tuttavia, non siamo muniti dell’equipaggiamento biologico che ci permette di catturare ciò che “va al di là”.

È stato ipotizzato anche che in altri universi possono esistere altre leggi fisiche. La gravità o l’elettromagnetismo, ad esempio, potrebbero seguire un’altra logica. La nostra percezione sarebbe dunque inutile o non avrebbe alcuna applicazione in quelle condizioni. Ecco perché è praticamente impossibile percepirle.

3. Gli universi paralleli non si incontrano mai – Sono chiamati universi paralleli proprio perché sono tutti paralleli l’uno all’altro. Questo significa che non c’è modo che si incontrino, anche se coesistono permanentemente. Allo stesso modo, si ipotizza che lo scontro tra due di questi universi provochi il cosiddetto Big Bang, un’esplosione incommensurabile che, a sua volta, genera nuovi universi. Alcuni fisici hanno formulato la Teoria M indicando che l’universo si trovi dentro una membrana tridimensionale. Per capirlo meglio, possiamo immaginare la sala di un cinema. Lo spettatore è in un mondo a tre dimensioni, ma ciò che viene proiettato viene visto come una realtà bidimensionale. Se l’osservatore potesse entrare nel film, si ritroverebbe in una realtà tridimensionale, ma gli altri spettatori continuerebbero a vederlo in due dimensioni. Secondo la Teoria M, nel cinema, che sarebbe l’universo, vi è un enorme insieme di proiezioni fluttuanti. Come se venissero proiettati diversi film nello stesso momento, pur essendo indipendenti l’uno dall’altro. Un “multiverso” o un insieme di universi paralleli. La teoria degli universi paralleli è una complessa costruzione fisica, per molti più vicina alla fantascienza che alla realtà. Eppure, importanti fisici contemporanei hanno dedicato molte ore di studio. Tra questi anche Stephen Hawking, che si dice stesse lavorando proprio su questo quando è stato sorpreso dalla morte. Almeno la morte dell’universo che ha condiviso con noi.

Spiegazione degli universi paralleli – Secoli fa si credeva alla teoria del geocentrismo, cioè che l’intero universo girasse intorno alla terra, e che gli esseri umani vivessero pacificamente, pensando che il sole girasse intorno alla terra e che la terra fosse piatta, finché non arrivarono alcuni eretici che sostenevano la teoria dell’eliocentrismo e della rotondità della terra. Allora l’uomo pensò che l’universo fosse formato da un’unica galassia, la Via Lattea, che è la nostra galassia. Oggi sappiamo già che questo non è vero e che è solo una delle oltre cento milioni di galassie esistenti. In passato si credeva che il nostro sistema solare fosse l’unico esistente, poi sono stati trovati altri pianeti in orbita attorno ad altre stelle. Da allora sono stati scoperti migliaia di sistemi solari che contengono pianeti con molte caratteristiche, da enormi pianeti formati da gas, a pianeti terrestri, con caratteristiche molto simili alle nostre. Grazie ai progressi della scienza, oggi sappiamo che esiste un universo. E che questo universo, che è il nostro, raggiungerà un punto in cui si congelerà, in una specie di morte per mancanza di calore, quando l’ultima stella cesserà dalla sua luminosità e smetterà di generare calore, sciogliendo tutto nell’oscurità assoluta. O non lo è. Potrebbe essere solo la fine di uno dei molteplici universi che esistono. Il progresso della fisica quantistica e l’esplorazione di una teoria coniugata, la teoria quantistica della gravità, insieme allo sviluppo della teoria delle stringhe, hanno stabilito la convinzione scientifica, almeno in teoria, che è possibile che ci siano più universi paralleli che fanno parte di un multiverso. Secondo la matematica applicata, esiste la possibilità che ci siano. Universi paralleli, universi bolla, universi in cui tutto accade contrariamente a quanto accade nel nostro universo, universi per tutti i gusti. Quindi la matematica indica che esistono ma che non abbiamo la capacità di vederli.

Albert Einstein è stato il primo – Qui alla storia della fisica, erano le equazioni ideate da Einstein che potrebbero spiegare l’esistenza di altri universi diversi dal nostro, concludendo che se possono essere spiegati è perché esistono. È il caso delle equazioni della relatività generale, per mezzo delle quali si può esporre il modo in cui funziona il nostro universo. Ma indicano anche che ci sono altre possibili soluzioni, ed è qui che sorge l’ipotesi tra gli scienziati di universi paralleli. Concludono scientificamente che, se esistessero altri universi, altre soluzioni sarebbero valide con le leggi della natura che conosciamo. Anche se non è possibile vederli, ma può darsi che esistano. Quindi, se esistono, i fisici dicono che potrebbero lasciare prove osservabili. Per questo, indicano, la teoria non è una fantasia o una fiaba, perché a un certo punto la nostra scienza avrà avanzato quanto necessario per poter ottenere la prova empirica dell’esistenza di quegli altri universi. Una delle idee scientifiche più interessanti che utilizza la nozione di fisica quantistica di universi paralleli è l’interpretazione degli universi multipli o l’interpretazione dei mondi paralleli, esposto da Hugh Everett. Questa teoria nasce all’interno della meccanica quantistica come una probabile risposta al problema della misurazione in meccanica quantistica. Everett ha affermato che la sua interpretazione potrebbe essere considerata più una metateoria. Da una prospettiva logica, la costruzione di Everett evita molteplici domande legate ad altre interpretazioni più convenzionali della meccanica quantistica. Tuttavia, recentemente è stata proposta l’idea che gli universi adiacenti al nostro sarebbero in grado di lasciare una traccia che può essere osservata nella radiazione di fondo a microonde, il che apre anche l’opportunità di testare sperimentalmente questa teoria…

Il Big Bang come inizio – Ma come si sono formati quegli altri universi? Tra le teorie che spiegano il Origine dell’universoI fisici teorici affermano che circa 13.800 miliardi di anni fa, l’universo era più piccolo di una particella, ma era il luogo in cui si concentrava tutta la materia esistente, tutta l’energia, lo spazio e il tempo. Ma quel punto infinitesimale crollò e si verificò una grande esplosione, generando intense ondate di calore che si raffreddarono man mano che la materia si espandeva. Non è possibile affermare cosa esistesse prima del Big Bang perché non c’è un prima, poiché il tempo non esisteva, né si può dire che c’era fuori, poiché lo spazio non esisteva, si può solo dire che era il nulla. Ma con l’esplosione, l’universo ha cominciato ad espandersi lungo una linea spazio-temporale. Vale a dire, da quel momento in poi c’è stato il tempo e c’è stato lo spazio. Da quel piccolo punto infinitesimo, tutta la materia veniva espulsa affinché l’universo potesse costruirsi, spinto dall’espansione, simile alle onde nell’acqua. E quell’espulsione di materiali ha seguito una direzione nel tempo e nello spazio, che è la nostra. Se è successo in questo modo, allora perché si dovrebbe pensare che un singolo universo sia sorto da quell’esplosione? Perché un punto infinitesimo situato nella vastità del nulla produrrebbe un unico scoppio lineare? Perché non potrebbe essere più di uno o più esplosioni? Dobbiamo anche chiederci, e se ci fosse un’esplosione e poi un’altra, e poi un’altra? Ciò avrebbe dato origine a molti universi, a una specie di bolle universali distanti tra loro per mezzo di vuoti ghiacciati. E noi, umani, ci troviamo immersi in uno di essi, senza poter realizzare gli altri. Quindi gli scienziati che li stanno cercando potrebbero un giorno essere in grado di entrare in possesso di una particella che proviene da una bolla adiacente, o da un universo che inizia all’altra estremità dell’ingresso di un buco nero. Le forme degli universi paralleli – Certamente tra i fisici teorici non c’è unanimità in materia e sono state esposte diverse ipotesi su quelli che dovrebbero essere considerati universi paralleli. Tra i più popolari ci sono i seguenti: L’universo che inizia dove la nostra vista non può arrivare – È noto che qualsiasi linea tra due punti può viaggiare solo alla velocità della luce. Ciò significa che c’è una relazione distanza/tempo nell’universo che non saremo mai in grado di osservare. È un confine in cui dal nostro punto di vista non c’è nulla. Se pensiamo a un presunto osservatore che si trovava vicino a quel bordo dell’orizzonte a cui non possiamo accedere, potrebbe osservare l’altro universo e inviarci segnali per sapere come con le peculiarità dell’altro lato, allora è possibile che ci sia quell’altro universo e la risposta alla nostra domanda sarebbe sì. Ma non possiamo osservarlo da soli o conoscerlo. Un universo diverso dal nostro che si estendesse oltre confine sarebbe solo il primo.

La porta aperta ad altre dimensioni – Una grande scoperta teorica degli ultimi decenni è che è stato dimostrato che per poter spiegare l’esistenza dell’Universo, riferendosi solo al nostro, è necessario qualcosa di più della teoria della relatività generale e delle interazioni tra particelle. Alla fine del secolo scorso nacque un’ipotesi molto bella, che fu chiamata teoria delle stringhe. Questa teoria spiega che ciò che pensiamo come punti, riferendosi a particelle subatomiche che hanno un elettrone, in realtà non sono punti, ma stringhe. Questo dà l’occasione di pensare all’opzione che ci siano altre dimensioni, con universi che si sviluppano in luoghi diversi da quelli che conosciamo. Questa idea è completata dall’affermazione che queste corde vibrano in uno spazio-tempo che ha più di quattro dimensioni; In realtà, lo sviluppo teorico di questa ipotesi è possibile solo se l’universo ha undici dimensioni ea seconda del modo in cui ogni dimensione vibra, potremo osservarla o meno, oppure la vedremo in modi diversi. Possono assumere la forma di un quark, un fotone o un elettrone, o qualunque cosa si mostri mentre guardiamo. Ma queste stesse particelle sono esibite in dimensioni che non vediamo e tutte insieme, ma in un’altra dimensione, formando universi completi. Questa è una delle idee più fantastiche che sono state formulate dalla matematica e dalla fisica. Possiede l’idea che gli universi possano essere contenuti l’uno nell’altro.

l’altro lato della palla – Secondo queste idee, siamo da un lato della palla, che è quello che possiamo vedere, mentre altri universi sono dal lato della palla che non possiamo vedere, perché viviamo solo nella nostra metà ed è quello che sappiamo. . Quell’altra metà è quella che ci volta le spalle e che ha saputo crescere in modo opposto al nostro universo. Per questo motivo, tutto ciò che in quell’universo non vediamo sarebbe letteralmente il contrario del nostro, espandendosi nella direzione opposta. Se si presume che la natura sia fondamentalmente simmetrica, anche se non possiamo vederla, possiamo intuirne le implicazioni che contiene, perché è la parte che ci completa. Infatti, ad un certo punto è circolata la notizia che era stato scoperto un universo parallelo, ma non era una notizia del tutto vera, la verità di quella notizia è che il radiotelescopio ANITA è stato in grado di rilevare due eventi anomali.

osservatorio nell’Antartide – Il radiotelescopio ANITA, Antarctic Impulsive Transient Antenna, è riuscito a registrare un segnale radio di due raggi cosmici atipici, la cui origine non è stata al momento spiegata, dal punto di vista della fisica nota. L’altro fatto curioso è che quei segnali radio catturati da ANITA, invece di provenire dai cieli, provenivano dallo stesso ghiaccio antartico, da dove si originavano quelle particelle cariche con una quantità insolita di energia. Secondo gli scienziati, una particella con queste peculiarità non sarebbe in grado di attraversare la Terra, pertanto, ad oggi, non è stata trovata alcuna spiegazione per l’uscita dall’interno della terra di queste due particelle cariche di tanta energia. Ciò, in teoria, non può accadere. Non essendo stata fornita alcuna spiegazione plausibile, si è ipotizzato che provenissero dalla disintegrazione della materia oscura, arrivando ad attribuire a quella presunta materia oscura le proprietà richieste per collegarle a particelle che provenivano dall’altro lato della palla, cioè, da quell’ipotetico universo parallelo che si espande contrariamente al nostro. Ma queste affermazioni sono state un grave errore, perché ANITA non ha mai dichiarato che queste strane particelle fossero apparse sulla terra da un universo diverso dal nostro. Ciò che è stato effettivamente catturato erano segnali radio emessi da due particelle molto energetiche, che potrebbero essere dovute a neutrini, derivati ​​da neutrini massicci con cui è composta la materia oscura; quindi, sostenere l’idea che provenissero da un altro universo sembra una sciocchezza. Ma l’origine di quelle particelle può essere affascinante come una volta si pensava. Quando si tratta di neutrini di Forza nucleare debole che provengono da massicci neutrini che formano la materia oscura, è stato aperto un enigma sperimentale, perché ANITA ha trovato anomalie la cui natura è sconosciuta.

Perché erano legati all’esistenza di un universo parallelo? – Per cominciare, dobbiamo spiegare che tre fisici stanno attualmente lavorando su un’ipotesi quantistica in spazi curvi e attraverso i loro studi sono riusciti a partire da un’idea logica che è la simmetria CPT (Carica, Parità e Inversione del Tempo). Presumono che il loro tutto in natura sia simmetrico, quindi anche l’universo deve esserlo. D’altra parte, hanno ipotizzato che ciascuno dei tre neutrini luminosi conosciuti che siamo stati in grado di rilevare per anni con apparecchiature diverse dovesse essere la sua stessa nemesi, e quindi devono avere una parità molto più massiccia ed energetica, un massiccio equivalente. Nel nostro universo, non sarebbe possibile osservare direttamente un equivalente così massiccio. Ma l’idea è che, se provenisse da un universo parallelo al nostro, quello che sarebbe nella sezione della palla che non possiamo vedere e si espande nella direzione opposta, avrebbero delle particolarità che lo renderebbero qui osservabile. Affermare che equivalente avrebbe una massa X, molto alta, e sarebbe molto energico. Ora, ottenere quei neutrini riferiti, con quelle peculiarità, è molto difficile, se non impossibile. Ciò che è rilevante è che il radiorilevatore ANITA viaggiatore in mongolfiera è riuscito a rilevare qualcosa che è molto simile ad esso. Ha trovato due strani eventi che corrispondono a particelle molto massicce ed energeticamente cariche allo stesso livello di quelle descritte dai tre fisici.

Allora cosa possono essere? – Potrebbero essere davvero molte cose. In effetti, potrebbero essere segni dell’esistenza di un universo parallelo, ma una particella di queste caratteristiche potrebbe essere un segno che all’interno della Terra è contenuta della materia oscura. In effetti, si sostiene che con il Big Bang siano nati anche neutrini massicci ed energetici. Nel corso dei secoli, sono stati uniti dalla forza di gravità ed è probabile che una parte di essa sia rimasta all’interno della terra, intrappolata durante la formazione del pianeta. Alla fine, possono disintegrarsi e produrre un neutrino leggero ma molto energico, che ha poca massa ed è in grado di scappare dal centro della Terra. Quando si verificano quelle perdite, viene generato un segnale radio mentre attraversano il ghiaccio artico e sono state rilevate da ANITA. Pertanto, questa teoria supporta l’esistenza di segnali provenienti dalla materia oscura che è intrappolata all’interno della Terra. Certamente, questi due fenomeni rilevati sono eventi compatibili con la teoria sopra descritta, ma non è ancora possibile garantire che sia così. L’unica cosa che ANITA può dire è che non sa cosa è stato rilevato. Al momento, ciò che si deve fare è determinare che sono stati segnali reali e che corrispondono a particelle che non conosciamo ancora, ma la cosa più fattibile è che la spiegazione di queste singolarità si trova nel nostro stesso universo. Quanto all’esistenza di Universi paralleli Gli scienziati sperano di scoprire attraverso esperimenti di laboratorio quali sono le proprietà della materia oscura, al fine di rispondere a domande come perché non c’è antimateria nel nostro universo. È possibile che le risposte a domande del genere possano portarci a rivelare che esiste un altro universo diverso da quello in cui ci troviamo. Naturalmente, le probabilità matematiche sono a favore della sua esistenza, ma non abbiamo ancora prove empiriche che possano dimostrare che sia così. Quello che è certo è che Stephen Hawking nelle settimane prima di morire stava studiando l’esistenza di altri universi oltre al nostro, dunque la teoria del multiverso, ed aveva reso pubblico uno studio (ancora in pre-print) su questo tema insieme a Thomas Hertog, un fisico della Catholic University Leuven in Belgio. In questo paper, gli autori hanno indicato che si intravvede una prova, almeno a livello teorico, della presenza di universi paralleli, misurabili attraverso complesse formule matematiche. Ma oggi arriva un parziale contrordine: altri fisici, non coinvolti nello studio ma che si occupano dell’argomento, indicano che questa ipotesi non sembra consistente, dato che il paper non dà prove complete dell’esistenza dei multiversi. Ecco le varie posizioni sull’esistenza o la non esistenza.

Per il sì. La presenza di universi paralleli potrebbe essere spiegata con le infinite esplosioni avvenute subito dopo il Big Bang, che avrebbero dato vita a questi altri mondi. All’interno di questa cornice, gli universi potrebbero essere misurabili con complesse formule matematiche a partire dalla radiazione cosmica di fondo, una sorta di impronta dell’universo appena nato che terrebbe traccia di questi universi. E questo darebbe prova dell’esistenza del multiverso. Anche la teoria dell’inflazione (espansione) eterna dell’universo, prevista dal modello standard della cosmologia, darebbe conto della presenza di numerosi universi a bolle, che si strutturano all’infinito come i frattali – in matematica un frattale è un oggetto geometrico che per la sua struttura si ripete infinitamente nella stessa forma, anche se su scale dimensionali diverse: un esempio classico, in natura, è il broccolo romanesco.

Per il no. Tuttavia, alcuni fisici sono scettici e sottolineano che lo studio non dimostra in alcun modo l’esistenza. Secondo Katie Mack, cosmologa al North Carolina State University lo studio non fornisce un nuovo segno distintivo della presenza di un multiverso, che sia diverso da altri modelli di inflazione, come ha spiegato a Live Science, ed inoltre i due autori utilizzano una struttura matematica per arrivare alla loro conclusione, un approccio che, secondo Mack, si basa su una serie di congetture non dimostrate e non è completo. Intanto, va fatta una precisazione: i due autori del paper, Hawking ed Hertog, scrivono che*“l’esito di questa inflazione eterna non produce un multiverso infinito con struttura simile a quella dei frattali, ma finito e anche piuttosto levigato”.* Dunque in primo luogo, bisogna specificare che Hawking ed Hertog suggeriscono la presenza di un numero limitato di possibili universi, che non sono infiniti e non sono strutturati come i frattali del modello standard della cosmologia. Si tratta ancora di una congettura, che si basa su modelli puramente teorici. Ma perché il multiverso è limitato? Gli autori si sono trovati nella necessità di dover restringere il numero di mondi, dato che, se fossero stati infiniti non sarebbe stato possibile fare previsioni sul singolo universo. Per farlo, Hawking e Hertog hanno dovuto fare ricorso ad un complesso metodo teorico basato sull’olografia. Insomma, si tratta di una questione che deve essere ancora approfondita, prima di poter parlare di universi paralleli (seppur finiti) e che comunque, come avviene spesso negli studi di fisica sull’universo, la prova dell’eventuale esistenza si basa su prove teoriche e basate su modelli matematici.

La teoria del Multiverso – Il termine “Multiverso” – coniato nel 1895 dallo scrittore e psicologo americano William James – indica in fisica teorica l’ipotesi postulante l’esistenza di universi coesistenti fuori dal nostro spazio-tempo, denominati anche dimensioni parallele. Nel mondo della meccanica quantistica esiste un universo in cui questo articolo viene steso, pubblicato e letto e contemporaneamente un altro universo in cui l’articolista in questione non è impegnata in tale attività. In base alla teoria del multiverso esisterebbe una pluralità di universi paralleli, tanto che ogni decisione presa nel presente mondo ne creerebbe di nuove, aprendo nuovi universi. Il tutto potrebbe apparire come fantascientifico, ma da decenni ormai ci sono fisici impegnati a calcolare ed analizzare le ipotesi atte ad avallare tale straordinaria tesi.

La teoria degli universi paralleli. Hugh Everett III e l’interpretazione a molti mondi – Il concetto di multiverso fu proposto per la prima volta in modo rigoroso dal fisico statunitense Hugh Everett III nel 1957 tramite l’“interpretazione a molti mondi” della meccanica quantistica, nella sua tesi di dottorato The Many-Worlds Interpretation of Quantum Mechanics, abbreviata in “MWI”. Secondo Everett, ogni misura quantistica porta alla divisione di un universo in tanti universi paralleli quanti sono i possibili risultati dell’operazione di misura. Dalle sue formulazioni emerge la concezione secondo cui gli universi all’interno del multiverso sono strutturalmente identici, possedendo le medesime leggi fisiche pur potendo esistere in stati diversi, differenziandosi per ciò che succede al loro interno: ad esempio, una persona potrebbe subire un incidente e morire in questo universo, ma non in un altro. Gli universi paralleli sarebbero inoltre non comunicanti, anche se potenzialmente potrebbero esercitare un’azione reciproca. Quando Everett introdusse la teoria dei molti mondi venne inizialmente derisa, riuscendo a pubblicarla a fatica. Negli anni però le sue spiegazioni di alcuni strani fenomeni del mondo subatomico, come la capacità delle particelle di coesistere in luoghi diversi, hanno sempre più incuriosito e affascinato i fisici. Partendo dalle sue intuizioni, il fisico quantistico teorico Howard Wiseman dimostra che proprio dall’interazione tra mondi, in particolare repulsiva, nascerebbero i fenomeni quantistici. Il fisico britannico David Deutsch aggiunge inoltre che nel multiverso ogni volta che si opera una scelta si realizzano anche le altre, in quanto i nostri doppi negli universi paralleli le effettuano tutte. Anche il cosmologo svedese Max Tegmark avalla la teoria di Everett: «Le dimensioni del Multiverso sono così smisurate che hanno come conseguenza che da qualche parte esistono altri esseri uguali a noi, ma non rischiamo di incontrarli. La distanza che dovremmo percorrere è così grande che il numero di chilometri ha più cifre di quante sono le particelle dell’Universo conosciuto».

La teoria degli universi paralleli. Teoria delle bolle e Teoria delle stringhe – Altre teorie, simili ma non del tutto a quella proposta da Everett, avallano la concezione di multiverso. Tra queste, la “Teoria delle bolle” è forse quella più accreditata, in quanto più aderente ai dati raccolti e alle misurazioni. Il concetto dell’universo a bolle – proposto dal fisico russo Andrej Linde – implica la creazione di altri universi derivanti dalla “schiuma quantistica” di un universo base: la schiuma ribolle a causa di fluttuazioni di energia, e queste creerebbero piccole bolle o wormhole (cunicoli spazio-temporali). Se la fluttuazione di energia non è molto grande, un piccolo universo a bolla può formarsi e subito contrarsi. Se la fluttuazione energetica è maggiore, il piccolo universo a bolla che si forma si espande a lungo termine, consentendo la formazione di materia e di strutture galattiche, dunque di altri universi. La “Teoria delle stringhe” presuppone invece che alla base del multiverso sussistano delle membrane, in cui ognuna di essa è un universo distinto. Secondo tale teoria, il costituente primo della materia sono minuscole corde vibranti in uno spazio di 11 dimensioni (più la dimensione temporale), dunque 7 in più dello spazio 3D (+1) a noi noto. Tali corde sono stringhe di energia, che vibrano appunto a una determinata frequenza o lunghezza d’onda. Gli infiniti universi potrebbero coesistere nello stesso continuum di dimensioni, vibrando a frequenze differenti. Coesistendo nelle stesse nostre 4 dimensioni, tali universi sarebbero soggetti a leggi fisiche medesime a quelle del nostro universo. Ciò che differenzia tale teoria dalle precedenti è il fatto che gli infiniti universi non sussistono in dimensioni parallele.

La teoria degli universi paralleli. Lisa Randall e Stephen Hawking . Anche secondo la fisica statunitense Lisa Randall gli altri universi sarebbero immersi in uno spazio a più dimensioni, come un arcipelago di isole nell’oceano. Ma su una di queste si concentrerebbero le particelle che trasportano la forza di gravità, come fanno i fotoni con la luce, dette gravitoni. Questi sarebbero gli unici in grado di saltare da un universo all’altro, ma solo alcuni riuscirebbero a giungere nel nostro. Ciò spiegherebbe anche perché, in realtà, la forza di gravità ci appare abbastanza debole, in quanto diluita su più universi: basti pensare al fatto che un magnete può attirare una graffetta, nonostante la Terra eserciti interamente su di essa la propria attrazione gravitazionale! La sperimentazione a tali teorie può giungere con l’utilizzo dell’LHC” (Large Hadron Collider), l’acceleratore di particelle capace di sondare la struttura più intima della materia, in grado dunque di intercettare i gravitoni, mai osservati direttamente. Si potrebbero rinvenire particelle non più esistenti dai tempi del Big Bang e tra queste potrebbero essercene alcune che vivono solo su altre dimensioni o universi. In questo modo si potrebbe provare l’esistenza di altri mondi. Anche il cosmologo, fisico e matematico Stephen Hawking si dedicò prima di morire allo studio e all’elaborazione di teorie che spiegassero l’esistenza di altri universi oltre al nostro. Tale teoria potrebbe essere spiegata con le infinite esplosioni avvenute subito dopo il Big Bang, che avrebbero generato altri mondi. Nel multiverso, gli universi creati potrebbero essere misurabili con complesse formule matematiche, a partire dalla radiazione cosmica di fondo, un’impronta dell’universo appena nato che terrebbe traccia di questi universi. Ciò dimostrerebbe l’esistenza del multiverso. Tuttavia, va precisato che Hawking non parla di multiverso infinito, bensì finito e levigato, postulando l’esistenza di un numero limitato di possibili universi. Anche in questo caso però, la questione richiede ulteriori approfondimenti e inoltre il tutto si fonda sempre e ancora su prove teoriche, basate su modelli matematici.

La teoria degli universi paralleli. Viaggi temporali e Déjà vu – Postulando l’esistenza di universi paralleli, alcuni fisici come Jacob Hauser e Barak Shoshany ritengono possibile viaggiare dalla linea temporale di un universo a quella di un altro attraverso il già citato wormhole. Partendo poi dal presupposto secondo cui esistono molti universi paralleli all’interno dei quali gli avvenimenti possono essere simili anche se ciascun universo viaggia su una linea spazio-temporale separata, tali linee possono essere percorse anche per viaggiare indietro nel tempo. Tale viaggio temporale potrebbe avvenire senza causare paradossi, che porterebbero altrimenti a conseguenze inspiegabili, proprio in virtù della separazione della linea spazio-temporale tra universi. Più semplicemente, i due fisici prevedono che qualsiasi cambiamento venisse apportato al passato, tale sarebbe indipendente dal percorso storico della linea temporale da cui l’ipotetico viaggiatore proverrebbe. Ma di conseguenza, come ritengono altri ricercatori, non si tratterebbe di un vero viaggio nel tempo, dal momento che non avrebbe senso apportare modifiche al passato se gli effetti non fossero più riscontrabili nell’universo da cui si proviene. La teoria del multiverso, oltre a postulare possibili viaggi temporali, potrebbe spiegare l’esperienza strana e diffusa dei déjà vu. Le spiegazioni a riguardo si sono focalizzate quasi esclusivamente sulla considerazione del déjà vu quale fenomeno psichico, dovuto a disturbi e al manifestarsi dei ricordi in modo confuso, sollecitati da tratti dell’ambiente circostante che somigliano a qualcosa di già vissuto, sovrapponendosi all’esperienza che si sta vivendo. Ma secondo il fisico americano Michio Kaku la spiegazione ai déjà vu potrebbe provenire proprio dall’esistenza di infiniti universi contemporanei e paralleli. Se ci sono moltissimi universi, allora ci saranno moltissime versioni di ciascun individuo e non reputa impossibile che qualche anomalia di sistema possa provocare distorsioni, i déjà vu appunto. Immaginiamo di avere una radio in una stanza sintonizzata su una data frequenza. Nella stanza ci saranno inevitabilmente anche frequenze di altre radio, anche di altri Paesi. La radio è sintonizzata sulla stazione selezionata, e ciò vale anche per i nostri cervelli: siamo sintonizzati su un universo, il nostro, ma altri universi paralleli sono nella stanza. Può capitare che tra i vari segnali radio ci siano interferenze e così un déjà vu potrebbe consistere in un tipo particolare di interferenza, dove il nostro doppio presente in un’altra dimensione si sovrappone per qualche istante al noi di questo universo.

La teoria degli universi paralleli. Curiosità e rappresentazioni cinematografiche .- Postulando l’esistenza di universi paralleli, si considera la nostra esistenza volta a infinite possibilità di sviluppo, vivendo un numero infinito di vite contemporaneamente: in questo universo riusciamo a realizzare magari degli obiettivi che non trovano affermazione in un altro universo e così via. Di conseguenza, la stessa morte potrebbe in teoria essere vinta, avendo la possibilità di sopravvivere in un universo parallelo. Certo, una tale considerazione risulta alquanto destabilizzante, ma allo stesso tempo rassicurante: sapere di avere possibilità di sopravvivenza altrove rincuora gli animi e spinge a rischiare un po’ in più, sapendo che da qualche parte saremo ancora vivi, avremo realizzato un sogno tanto agognato, trovato il lavoro tanto sperato. Ma probabilmente gli universi paralleli non sono destinati a incontrarsi, pur coesistendo, né siamo in grado di percepirli, in quanto limitati ai soli nostri cinque sensi. Ma nonostante tutto, la teoria del multiverso desta fascino e speranza. Attorno a tale ipotesi, del resto, sono state create ambientazioni letterarie e trame cinematografiche, così come per serie TV. Tra le più accattivanti c’è Fringe, la serie televisiva che ha tenuto gli spettatori col fiato sospeso per ben cinque stagioni, grazie ai casi risolti dalla Divisione Fringe con l’aiuto dello scienziato Walter Bishop, di suo figlio Peter e della bellissima ed empatica agente dell’FBI Olivia Dunham, impegnati a salvare l’umanità da un’invasione futura di “Osservatori”. Le vicende raccontate hanno come sfondo il passaggio dal presente universo a quello parallelo, simile ma non uguale per via di anomalie create proprio per il trapasso effettuato, ma che troveranno soluzione grazie anche all’alleanza tra i protagonisti di entrambi gli universi. In conclusione, la teoria degli universi paralleli è intrisa di straordinarietà, ma anche oggetto di critiche da parte di fisici scettici, che non la ritengono attendibile e dimostrabile empiricamente. Simili prospettive, pertanto, si fondano su ipotesi scientifiche ancora incerte e controverse, dunque considerate più filosofiche che scientifiche, più vicine alla metafisica che alla fisica. C’è invece chi lo scetticismo lo mette da parte, come l’astrofisico e ricercatore statunitense Sean Carroll, il quale è convinto che presto si avranno finalmente gli strumenti per esplorare adeguatamente gli infiniti universi del regno quantico. Il suo ottimismo si fonda sulla constatazione che minuscole particelle, come elettroni e fotoni, non abbiano un posto fisso nell’universo, provando dunque l’esistenza di molti universi paralleli. Carroll è anche convinto che l’universo non sia iniziato da una grande esplosione, ma sia un’entità infinitamente vecchia, che si espande costantemente e in cui il tempo possa scorrere avanti e indietro. Non sappiamo se avremo la concreta possibilità di raggiungere, osservare ed esplorare universi invisibili e paralleli, ma ciò che non si conosce deve fungere da stimolo per nuovi interrogativi e desiderio di risolverli. È questo che rende la scienza accattivante e l’immaginazione un porto che può divenire realtà.