La leggenda buddista sui gatti

Il tempo passato con un gatto non è mai tempo perso.” (Sigmund Freud) Per il buddismo, i gatti rappresentano la spiritualità. Sono esseri illuminati che trasmettono calma ed armonia; per questo, si è soliti dire che chi non entra correttamente in connessione con il suo Io interiore non potrà mai intendersi completamente con un gatto, tanto meno scoprirne i misteri. In realtà è difficile rimanere sorpresi dal fatto che la figura del gatto sia relazionata al buddismo. In Thailandia esiste una leggenda meravigliosa che è stata tramandata nel tempo, fino a rendere i gatti portatori di pace ed unione intima in molti templi dei paesi asiatici. Per questo motivo, nelle immagini del Buddha che adornano giardini e santuari, è piuttosto comune scorgere un gatto accovacciato o addormentato ai piedi dello stesso. I gatti vedono oltre i nostri sensi, tra le ore di sonno e gli istanti di gioco ed esplorazione, scavando nella nostra anima con il loro fine olfatto. Alleviano la tristezza e ci ricoprono dei loro nobili e lucenti sguardi. Spesso si dice che chi ha un cane gode del compagno più fedele che si possa avere. È vero. Ciò nonostante, chi conosce il carattere dei gatti avverte con gli stessi una connessione intima e profonda e, per questo, molti monaci buddisti, come il maestro Hsing Yun, parlano del potere curativo di questi animali. Scopritene di più continuando a leggere. Una leggenda buddista sui gatti che ha origine in Thailandia – Per prima cosa è importante sapere che il buddismo non è organizzato attraverso una gerarchia verticale, ma, come forse saprete già, l’autorità religiosa riposa sui testi sacri e, a sua volta, esiste una grande flessibilità nei suoi approcci. La leggenda che vi narreremo di seguito fonda le sue radici in una scuola in concreto: il buddismo theravada. Fu in Thailandia e in questo contesto che venne scritto “Il libro delle poesie dei gatti” o Tamra Maew, attualmente conservato nella biblioteca nazionale di Bangkok come un autentico tesoro da preservare. Negli antichi papiri che componevano questo libro poteva leggersi una meravigliosa storia che raccontava che, quando una persona raggiungeva i massimi livelli di spiritualità e poi moriva, la sua anima si univa placidamente al corpo di un gatto. La vita poteva essere molto breve, corrispondente alla longevità felina, ma quando giungeva al termine, l’anima ascendeva ad una dimensione illuminata. A sua volta, il popolo thailandese dell’epoca, conoscendo questa credenza, adottava una curiosa pratica… Quando una famiglia moriva, veniva sotterrata in una cripta insieme ad un gatto vivo. La cripta possedeva una piccola fessura dalla quale l’animale poteva uscire e, quando lo faceva, si era sicuri che l’anima dei propri cari si fosse reincarnata nel corpo del gatto. In questo modo, raggiungevano la libertà e il sentiero di calma e spiritualità capace di preparare l’anima al cammino posteriore verso l’ascensione. I gatti e la spiritualità – Dicono che i gatti siano piccoli monaci meditativi, capaci di portare l’armonia in casa. Secondo l’ordine buddista del Fo Guang Shan, ad esempio, sono come persone che hanno già raggiunto l’illuminazione. I gatti sono esseri liberi che bevono quando hanno sete, che mangiano quando hanno fame, che dormono quando hanno sonno e che fanno ciò che devono in ogni istante, senza sentire la necessità di compiacere nessuno. Non si lasciano trasportare dall’ego e un particolare curioso di questi animali, secondo il buddismo, è che hanno imparato a comprendere gli uomini da tempi ormai remoti, al contrario, le persone ancora non imparano a comprendere i gatti. Son leali, fedeli ed affettuosi, le loro dimostrazioni d’affetto sono intime e indirette ma, nonostante ciò, tremendamente profonde. Solo coloro in grado di scavare nel proprio Io interiore, con rispetto e dedizione, godranno del loro amore ineguagliabile; ma le persone instabili o che alzano spesso la voce non saranno mai gradite ai gatti. Per concludere, sappiamo che non è necessario ricorrere ai testi buddisti per capire che i gatti sono speciali, che i loro sguardi ci trasportano ad un universo introspettivo, che con le loro strane posizioni ci invitano a praticare lo yoga, che sono un esempio di eleganza ed equilibrio… Li amiamo, li veneriamo e, anche se essi stessi sono convinti di essere autentiche divinità, forse in ricordo dell’Antico Egitto, glielo permettiamo con orgoglio. Ognuno di noi ha una storia legata a questi animali, momenti indimenticabili che ci hanno permesso di godere di piccoli istanti carichi di magia e di autenticità. Il gatto, una figura divina dall’antico Egitto – La sua reputazione da sempre lo precede, e nei secoli lo ha reso una vera e propria figura divina tanto che gli Egizi lo veneravano Un essere soprannaturale capace di influenzare la credenza popolare, nel Medio Evo ad esempio era considerato come una sorta di anima demoniaca. In realtà la sua fama è vasta e conosciuta in tutto il mondo grazie alle sue predisposizioni personali: una vista perfetta che funziona anche al buio, un udito elevatissimo e un olfatto in grado di ricondurlo a casa anche da distanze considerevoli. La sua magia è da collegarsi proprio a queste che sono caratteristiche quasi uniche, non così sviluppate nel suo cugino a quattro zampe cioè il cane. Ma entrambi ad esempio possiedono la peculiarità di anticipare eventi e catastrofi, come ad esempio il terremoto. La capacità dei gatti di anticipare i terremoti – Entrambi avvertono i cambi di energia che caratterizzano la terra, in particolare quelli legati ad eventi straordinari e unici. Se il cane può percepire il temporale, in alcuni casi esternando ansia e angoscia a causa del sopraggiungere dei fulmini che avverte al pari di scariche elettriche a basso voltaggio, il gatto riesce a fare di più. Infatti la sua estrema attenzione e sensibilità lo rendono simile ad un sensitivo, in grado di comprendere cambiamenti anche minimi e anticipare addirittura i terremoti. Molti proprietari di gatti hanno confermato un rituale simile in tutti i felini poche ore prima dell’arrivo di una catastrofe ambientale: ansia, angoscia, un atteggiamento nervoso in modo innaturale, voglia di scappare e uscire dalle abitazioni alla ricerca di una via di fuga. E principalmente, in presenza di cuccioli, la necessità primordiale di metterli in salvo. Questo tipo di reazione alla liberazione di particelle energetiche, in concomitanza dei terremoti, ha reso il gatto l’animale più attendibile e da monitorare in caso di catastrofi. Il caso del terremoto di Hai Cheng – Non a caso alcuni studi condotti nel 1975 in Cina permisero l’evacuazione preventiva della cittadina di Hai Cheng, poche ore prima dell’arrivo di una grande scossa sismica, la quale rase al suolo tutte le abitazioni. L’osservazione dei gatti ad opera dei sismologi permise la salvezza della cittadinanza, che abbandonò le case poco prima dell’arrivo del terremoto. Molti studiosi esprimono ancora scetticismo in merito, ma gli antichi hanno sempre osservato il comportamento del mondo animale prima di agire e in particolare quello del gatto. Loro ci forniscono dati e risposte che l’uomo solitamente tende ad ignorare, oppure a sottovalutare, ma che dovrebbe monitorare per prevenire eventi e condizioni di disagio.