Buddha felice

Nella cultura occidentale a differenza di quella orientale in riferimento a varie nazioni ed etnie, si parla rispetto a disciplina ed auto controllo all’interno della società, in modo diverso. Certo ci sono delle eccezioni e non è tutto generalizzabile, molte sfaccettature anche nello stesso cosiddetto variegato occidente.. La cultura della disciplina come forma di determinazione di linee da seguire stabili per un raggiungimento di obbiettivi, come forme di auto disciplina sono nella società occidentale, in Europa sempre più lasciate a se stesse e carenti nell’educazione e nel rigore. Tutto questo perché non c’è la cultura della vita sana e del rigore salutista e non è un caso. La società occidentale per dare proventi e reddito alla sua industria della cura, vuole soprattutto costruire malati da seguire in vita e da sottomettere a farmaci e chirurgia, quindi la cultura ufficiale impone medici terrorizzanti pazienti ignoranti e poca cura del corpo. Troppo spesso la disciplina viene relegata ad ambiti ristretti quindi ha una accezione pressoché negativa da evitare. Nella mia esperienza didattica di molti anni, oltre quaranta per l’esattezza e vedendo passare nelle scuole e nei corsi centinaia di studenti ed allievi anche provenienti da nazioni extra europee, sono arrivato a dare la definizione di talento è la disciplina. Disciplina e talento sono cosa unica. Voglio dire che il talento non è tanto dote karmico – naturale, predisposizione attitudine fisica ad una determinata funzione sia Raja yoga arte marziale cinese o giapponese od altro, quanto la capacità di portare avanti con continuità e perseveranza la disciplina nel tempo. Questa continuità porta innegabilmente a cambiamenti che potremmo trasformare come premi per il lavoro fatto. I cambiamenti hanno bisogno di tempo per essere assimilati, introdotti sotto forma di nuovi ordini , equilibrio e flussi energetici. Un lavoro che tende e si finalizza ad un riequilibrio globale e riassetto delle energie psico – fisiche generali che con continuità vanno armonizzate nel tempo. Oggi a 60 anni vedo i risultati, posso sostenere sicuramente di avere una postura migliore di quella che avevo a 20 anni! Il lavoro fatto nel tempo con le giuste pratiche hanno portato risultati che oggi sono tangibili nel benessere quotidiano, nell’umore, nell’insieme della persona nei sui vari livelli vitali. Quindi la disciplina che può sembrare uno sforzo anche inutile con un valore addirittura negativo e da evitare, è invece in realtà l’opposto. La disciplina fa parte dell’uso costante delle pratiche quotidiane da mantenere, da portare avanti fino a farle divenire una cosa stabile una parte inscindibile di noi, non dimenticatelo! Capisco che quando pensiamo al condizionamento scolastico subito come forme di punizione, che abbiamo avuto con forti traumi subiti che ci hanno accompagnato per tutta la vita, dovremmo allontanaci dalla disciplina e scappare lontano, ma non bisogna cadere mai in questa tentazione sarebbe un grosso errore. Non racconto i traumi subiti che sembrerebbero impensabili, inverosimili, a cura di insegnanti pazzi malati, sadici aguzzini. Se penso ai miei ricordi scolastici cosiddetti negativi ai traumi degli insegnanti che porto soprattutto a livello psichico oltre che fisico, dovrei avere una totale negazione per la disciplina. Ma è stato proprio questo che con sforzo ho sempre cercato e ricercato. Fino ad arrivare nel confronto come allievo e poi insegnante e maestro, vivendo in questi due livelli di chi insegna e di chi impara come un unicum inscindibile e trovandoci dentro un tesoro nascosto incredibile inesauribile. È questo saper interagire tra opposti apparenti mondi oltre l’ego, che senza darsi limiti sperimentiamo sempre, nel flusso della vita, nel suo corso, nelle sue forme. Ecco che la disciplina è proprio questo: l’uso che facciamo di assimilare le pratiche tecniche con fantasia, con apertura, con amore, con passione farle nostre, con voglia di sperimentare, di giocare sempre con tutto ciò che incontriamo che ci arriva sotto forma di un regalo funzionale. È proprio questa ricerca della centratura che passa anche dal respiro, da tutto l’essere umano nella sua bellezza nelle sue parti vitali, dove tutto si può assaporare. La completezza porta a raccogliere le energie nel centro fisico, nel pozzo sapiente del distillato. Tutto va li, nel centro di noi come un grande fuoco che brucia, divampa e si auto alimenta. Il grande fuoco ha bisogno della legna per tenere viva la fiamma che si nutre di continuità, cura, perseveranza. Ascolta quella voce che dice: non mollare mai qualunque cosa ti succede, qualunque cosa la vita ti propone sorridi, accogli, gioisci, tu sei: Buddha felice.