Bandiere di Preghiera e thangka 4°parte

L’uso delle bandiere di preghiera deve essere considerato molto più di un semplice elemento decorativo di una cultura esotica. E’ infatti oltre che un elemento estetico/artistico in modo particolare una profonda e spirituale espressione del desiderio che è in noi per una Pace, un’Armonia ed un Benessere in tutto il nostro pianeta. La dimensione spirituale di questa usanza tibetana, nata nell’ XI secolo, non ha niente a che fare con credenze di una cultura straniera ma è una importante componente di uno sviluppo che il Dalai Lama chiama “Conoscenza dello Spirito”. Una conoscenza sviluppata da una profonda ed attenta osservazione della natura dello Spirito e della connessione tra tutti i fenomeni. Non meraviglia che sia la medicina sia la scienza moderne confermino la coerenza di questi pensieri. Nessuna delle azioni del nostro corpo, della nostra parola e del nostro spirito restano sterili; ognuna porta ad un risultato. Questo risultato è strettamente collegato ai motivi che le hanno generate. Così anche l’uso grazioso e semplice di appendere le bandiere di preghiera diffonde buoni auspici a tutti gli esseri viventi. Il vento, facendo sventolare le bandiere, porta in tutto il mondo i buoni pensieri e le preghiere che vi sono state impresse. La loro presenza ci ricorda la forza delle nostre aspirazioni e desidera aiutarci nella vita quotidiana. Le bandiere sono impresse sui cinque differenti colori che sono collegati ai cinque elementi. Blu: Aria/Cielo, Bianco: Spazio, Rosso: Fuoco, Verde: Acqua: Giallo: Terra.

Il cavallo del vento, rappresentato al centro, simboleggia la direzione e la velocità con la quale i desideri vengono trasmessi. Al centro delle bandiere (dzog.chen) il cavallo del vento (lung-tha) descrive le trasformazioni dello Spirito che riesce persino a tramutare gli ostacoli in situazioni favorevoli. Nella parte superiore sono stampati antichi Mantra tradotti in tibetano dal sanscrito che dirigono la forza spirituale emessa da noi stessi e dall’ambiente circostante. La parte inferiore recita il seguente Mantra: * Ognuno/a nato/a sotto i dodici segni delle stelle del cielo ed ognuno/a che si trova in rapporto con loro, con loro affine od unito/a, possa avere una lunga vita. * Possa ognuno avere una salutare evoluzione sia nello sviluppo spirituale come pure nella vita materiale. * Possano tutti avere un’esistenza dignitosa, trascorsa tra felici circostanze e vivere una vita in armonia nella quale i desideri si avverino. Il periodo più propizio per appendere le bandiere di preghiera al vento è al Losar, il capodanno tibetano che coincide con la luna nuova di febbraio, oppure in un giorno di luna piena od in un giorno della prima quindicina di ogni mese del calendario lunare. L’ora migliore è al mattino presto con chiari e forti propositi altruistici ed un desiderio personale. Possano tutti gli esseri senzienti vivere in serenità e mai essere separati dalla felicità. (tad.Sherpa Daju)
Thangka – Un thangka, anche noto come tangka, è uno stendardo buddista dipinto o ricamato, appeso in un monastero o su un altare di famiglia e portato in processione da Lama o da fedeli. In lingua tibetana la parola “than” significa “piano” e il suffisso “ka” sta per dipinto. Quindi il Thangka è un tipo di dipinto realizzato su una superficie piana, ma che può essere arrotolato quando non ne è richiesta l’esposizione; a volte è detto “dipinto su rotolo”. Il formato più comune del Thangka è il rettangolo verticale. Mentre alcuni li considerano semplicemente oggetti a vivaci colori da appendere al muro, per i buddisti questi dipinti religiosi tibetani presentano una bellezza ritenuta una manifestazione del divino, e sono di conseguenza visivamente stimolanti.
Tipi di thangka
I thangka possono essere raggruppati per tipo in base alla tecnica e al materiale con cui sono realizzati. In genere si dividono in due ampie categorie: quelli dipinti (tibetano: bris-tan) e quelli su seta, per appliqué (tibetano: go-tang) o per ricamo (tibetano: tshim-tang). Essi si dividono inoltre nelle seguenti categorie più specifiche:

* Fondo nero: una linea d’oro su fondo nero (tibetano: na-tang)
* Fondo oro: un trattamento augurale, usato con giudizio per deità pacifiche, dalla lunga vita, e per buddha pienamente illuminati.
* Fondo rosso: linea d’oro su fondo vermiglio (tibetano ser-tig)
* Xilografia: profili grafici su carta o tessuto stampati con blocchi di legno
* Dipinto a colori: (tibetan Il procedimento
I thangka vengono dipinti su tela di cotone con pigmenti solubili in acqua, sia minerali sia organici, temperati con una soluzione di erba e colla. Il procedimento nel suo complesso richiede grande padronanza del disegno e una comprensione perfetta dei principi dell’iconometria. La realizzazione materiale di un thangka, come del resto avviene per la maggior parte dell’arte buddista, è di natura altamente geometrica. Braccia, gambe, occhi, narici, orecchi e vari utensili rituali vengono tutti sistemati su una griglia sistematica di angoli e linee intersecantisi. Un bravo maestro di thangka sceglie in genere tra una varietà di forme predisegnate quelle da inserire nella composizione, su una gamma che va dalle tazze per le elemosine, agli animali, alla forma, dimensione e angolazione di occhi, naso e labbra di una figura. Il procedimento appare molto scientifico, ma spesso richiede una conoscenza molto profonda del simbolismo della scena che si sta dipingendo, onde coglierne l’essenza o lo spirito. Per garantire che l’immagine non sbiadisca, oltre all’uso di pigmenti organici e minerali, il dipinto è incorniciato (e protetto) da broccati di seta dai colori vivaci. o: tson-tang)