Yogaperto Festival un sogno, una visione, una realtà

Om Namaha Shivaia. Yogaperto è nato, è un festival,  una festa, una realtà. Era un sogno che ho cercato di condividere, una visione che abbiamo cercato di portare a più persone possibili nell’ambito dello yoga, quello che conoscevo al momento con disponibilità e senza alcun pregiudizio. L’esperienza limitante creata sul covid ci ha stimolato e dato impulsi positivi e reso creativi.  Sono un visionario a volte un ingenuo, cerco di cogliere i limiti e di crescere nel confronto e nello specchio degli altri che mi riflettono.  Alcuni sono stati entusiasti di collaborare da subito in maniera aperta e disponibile mettendo il cuore creando amicizie vere e potenti. Abbiamo cercato di usare tutte le energie che arrivavano e le loro forme. Sono sempre stato aperto e disponibile a far nascere nuove opportunità in nome e per conto dello yoga a qualunque livello e in qualunque contesto e questo mi ha portato avanti sempre con energia fattiva e gioiosa e l’ho dimostrato in molti ambiti. Le esperienze di conoscenza fatte non le ho mai usate per mettermi su nessun piedistallo per guardare dall’alto in basso nessuno e questo a volte viene frainteso. Non ho mai cercato di arricchirmi ne di pompare l’ego sapendo che tutto questo non è sadhana e va a pesare sul karma. Ho sbagliato e continuerò a sbagliare perché compiendo azioni, creo amici e nemici, non indifferenti. Siamo umani si fanno atti giusti e sbagliati, non siamo perfetti ma protendiamo a migliorarci verso l’alto e non verso il basso, a veder la luce nel prossimo che poi siamo noi riflessi e non i lati oscuri, la critica negativa. Ma i livelli di consapevolezza variano direttamente proporzionali al lavoro che facciamo su noi stessi.  La cosa giusta nel caso dello yoga festival lo hanno dimostrato realtà precise e concrete: il cuore pieno di gioia, la commozione che usciva, il sorriso autentico non formale, il sentirsi liberi di esistere e manifestarsi in uno spazio in mezzo agli alberi anche se recintato in città. Le parole delle persone che si avvicinavano e si abbracciavano magari ritrovandosi dopo quindici anni proprio li non è un caso, questo per me era già un premio. Quegli incontri.., quegli abbracci alcuni fissati nelle foto,  erano per me già una ricompensa che mi riempivano il cuore, mi regalavano nuova energia vitale. A volte non credevo ai miei occhi. C’era chi cercava quadrifogli e poi li donava.. incredibile, cosa mai vista. Ecco uno spazio di libertà mi sono detto, uno spazio rituale, un tempio dove potersi confrontare, crescere, rigenerare, sentirsi a casa accolti e protetti. La vita può essere un paradiso o un inferno dipende da te, solo e sempre da te.  I parchi nelle città sono luoghi circoscritti dove la natura viene recintata e limitata dall’uomo, ma dove possiamo ritrovarci incontrarci, in una parola ritrovare quello che ci manca e la società in tutti i suoi meccanismi tenta di soffocare e negare.  È importante creare all’interno delle città questi spazi perché è li che c’è maggior bisogno. Ho visto persone felici di gioire alimentandosi e curandosi in quelle energie. Ho ascoltato con piacere l’umiltà nelle parole di Swami Suryananda Saraswati (Amadio Bianchi) che da messaggero dello yoga nel mondo, ci ha dato un respiro internazionale, come i partecipanti di varie città italiane, culture e parti del mondo presenti. Ecco che l’energia che si crea in un festival quando è davvero autentico, è proprio questa: una ricchezza personale che nasce dallo scambio di vitalità con il prossimo uguale a noi. Quel cosiddetto apparentemente diverso che incontriamo è esattamente la persona giusta al momento giusto. Noi e il prossimo siamo la stessa cosa ma si capisce non subito, noi e il prossimo riflettiamo e possiamo crescere insieme se lo vorremo, perché la strada è comune e possiamo farla congiuntamente. Non nascondo che al momento finale dei saluti ero emozionato. Fare rete con lo yoga è costruire davvero un nuovo mondo, fatto di buoni e sacri propositi. Portare lo yoga e diffonderlo però deve venire dal cuore e non dalla mente e la differenza si sente e si vede concreta nei risultati. Abbiamo fatto degli errori, abbiamo fatto cose giuste, cercheremo di migliorarci e di crescerci dentro, renderci migliori ed evolvere, credendoci davvero, siamo qui per questo. Alcuni insegnanti che non hanno partecipato già ci chiedevano di partecipare il prossimo anno, questo è un risultato. Qualcuno ha detto che non aveva mai partecipato ad un bagno di suono armonico detto di gong, di queste dimensioni, un Puja gong dedicato, con una energia così potente ed elevata, questo è un risultato. Ciò che le persone dicono e come lo dicono è un mondo di ascolto da cui partire e che fa da riferimento. Bisogna avere mille orecchi e non finire mai di ascoltare, osservare, imparare con umiltà e senso di accoglienza, comprensione, compassione, con passione. Si impara sempre da ogni momento della vita se siamo umili cioè pronti ad accogliere il nuovo, se non siamo chiusi ed ostinati a rifiutare ciò che pensiamo che intacchi il nostro piccolo mondo di manovre mentali. Dovremmo tutti insieme lavorare per lo yoga, non per separare, ma per unire.  Vi voglio bene a tutti davvero. Ringrazio tutti coloro che hanno dato le loro offerte (in particolare il gruppo di yoga a Prato), i partecipanti, insegnanti ed operatori, i collaboratori e collaboratrici che hanno offerto la loro disponibilità, affinché il festival riuscisse. Yogaperto era un sogno … che continuerà! Shanti Shanti Om.

Una risposta a “Yogaperto Festival un sogno, una visione, una realtà”

  1. Grazie Lam ,sono Vale ,mi hai dato spunto per questa riflessione con le tue parole .
    Ingenuità quella bella .
    Gli occhi dei bambini ,l’autenticità e ne ho vista al festival in questi giorni , è stato essere a casa , quella casa che vorrei .
    Viviamo in un mondo che ci fa credere che alcuni degli atteggiamenti più Naturali che abbiamo sono da considerarsi negativi .
    Tratteniamo così molte delle nostre emozioni ,pensieri e addirittura sorrisi nati dalla gioia perché in quel contesto non possiamo esporli ,abbiamo paura che possano essere usati contro di noi .
    La nostra ingenuità mostra il negativo . Essere autentici è essere un pochino ingenui, forti ,aperti al nuovo ,allo stupore alla ricerca .
    Significa non essere vittima di condizionamenti, vedere il bello ,chi si apre agli altri senza riserva non ha aspettativa ,piuttosto che rattristarsi perché abbiamo detto troppo a qualcuno dovremmo pensare che abbiamo messo in luce quel qualcuno o quella situazione per quello che era .
    Del resto la bellezza di stare tra amici che si rispettano non ha prezzo perché si può essere autentici ,forse dovremmo lottare per questo un pochetto di più .
    Certo non possiamo essere ingenui quando si va alla guerra ma perché dobbiamo ‘guerreggiare’? Viviamo in una società che ci spinge gli uni contro gli altri ,ecco perché … Dovremo forse non ascoltare questo richiamo e tornare a una autenticità che ci fa riconoscere il pericolo quello serio e vedere oltre quel velo di manipolazione e negazione che esiste . Vedere dove sta l’approfittamento ,la manipolazione della fragilità e vedremo il male
    Lo yoga ci insegna a non prendere di più ,a non approfittarci a essere consapevoli che le nostre azioni e scelte avranno ripercussioni sugli altri e quindi su di noi e questo va di pari passo con la semplicità ,l autenticità e l ‘essere liberi .
    Altra cosa che ho visto in questi giorni al festival e ringrazio tutti senza fare nomi perché ho imparato qualcosina da ognuno di voi belli e brutti 🙏😃
    Valentina

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