risurrezione reincarnazione

La risurrezione della carne è una dottrina escatologica affermata dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da altre confessioni cristiane, che sostiene che alla fine dei tempi, dopo il Giudizio universale, tutti i corpi dei defunti risusciteranno e si ricongiungeranno alle rispettive anime. La fede nella risurrezione alla fine dei tempi era diffusa già nell’ebraismo almeno dal II secolo a.C. (vedi ad esempio 2 Maccabei 7), ma non faceva parte della dottrina “ufficiale”, anche perché i libri dei Maccabei sono deuterocanonici, e non era accettata da tutti: i Vangeli riportano a questo proposito una disputa tra Gesù e alcuni Sadducei, i quali la negavano (Matteo 22,23-33; Marco 12,18-27; Luca 20,27-40). Gesù riaffermò la risurrezione e aggiunse che essa non sarebbe stata una replica di questa vita, ma una condizione sostanzialmente diversa… (Wikipedia)

La reincarnazione faceva parte della fede dei primissimi cristiani e è stata però soppressa già agli albori della storia della chiesa. La dottrina della Reincarnazione dice che la vita umana è sottoposta ad un alternarsi di nascita e morte simile al ritmo del giorno e della notte, ai ritmi dell’estate e dell’inverno. Il corpo umano deperisce e decede con la morte, l’anima però è immortale, esisteva già prima della nascita:- dottrina della preesistenza- e si è incarnata ripetutamente in un corpo fisico; alla morte di quest’ultimo probabilmente rinascerà e cosi prosegue la ruota della rinascita; il fine ultimo dell’esistenza terrena è lo sciogliersi da questa ruota, di questo ciclo, con il raggiungimento di una coscienza superiore dell’anima; la fine del ciclo della Reincarnazione consiste nella resurrezione, nella rinascita spirituale dell’anima, nel suo riscatto dalla materia e ciò comporta il suo passaggio alla vera ed eterna vita immortale. Alla domanda sulla provenienza dell’anima, la dottrina della R. risponde rifacendosi all’evento della caduta degli esseri spirituali. Alle origini l’anima era un puro essere spirituale ed apparteneva al Regno Divino, perseguendo il proprio volere non si attenne all’ordine di questo Regno: alle leggi dell’Amore ed è caduta nell’amor proprio: nell’egoismo, ossia si è allontanata da Dio. Questo processo si ritrova frammentariamente nella bibbia vedi Ezechiele 28/11/19, Luca10/18, seconda lettera di Pietro 2-4, Giuda 6, Apocalisse12/7/9. Il promotore della caduta fu l’angelo ribelle chiamato Satana o Lucifero che si staccò dall’unità e dall’amore Divino aspirando al suo regno, riuscì a convincere una parte degli esseri spirituali a condividere il suo piano ed agire avversamente. La caduta era stata prevista ed ammessa da Dio poiché Egli non intacca il libero arbitrio dei propri figli ed avvenne secondo le perfette leggi divine. Gli esseri spirituali persero la loro forma pura ed assunsero l’aspetto dell’anima che è gravata di colpa ed ha perso una parte delle sue facoltà. Attraverso l’incarnazione in un corpo fisico e la vita nella dimensione di tempo e spazio, le viene consentito di riconoscere il proprio errore e di ritornare nuovamente nel Regno Divino lungo la via della perfezione. Il ricordo di vite precedenti viene velato in modo che possa vivere ‘coscientemente’ il presente. Nel periodo che intercorre da una incarnazione all’altra si sofferma in un regno spirituale intermedio, in cui è pure possibile l’evoluzione, questa risulta però più laboriosa. Il senso originario della parola: Religione dal latino- religio- ossia legame, unione di ritorno, sta a significare la ripresa del collegamento con Dio ed il ritorno a Lui. Il ritorno a Dio comincia con l’autoconoscenza e la conversione, poi attraverso la purificazione dell’anima, al rientro alla Casa del Padre. Gesù con le sue parabole si rivolgeva sia al dotto che all’uomo semplice ed in particolare la parabola del Figliol Prodigo descrive la potenza dell’Amore del Padre e tocca i cuori di innumerevoli uomini, questa parabola rappresenta un dramma che non conosce tempo e che supera le dimensioni umane. Molti esseri puri spirituali abbandonarono la Casa del Padre recandosi in una lunga migrazione attraverso paesi stranieri: LA VITA TERRENA, fino a che dopo aver attraversato innumerevoli pene ed umiliazioni: LEGGE DEL KARMA, debbono riconoscere che una vita trascorsa lontano dalla Casa del Padre arreca solo sventura. L’aspirazione alla felicità della vera Patria, li induce a sopportare rinunce e dolori per ritrovare la via del ritorno, maturati dalle dolorose esperienze vissute in terra straniera, privi di pretese superano paure, ansie e timori e sono disposti ad accettare i lavori più umili pur di poter tornare alla Casa del Padre. Questa parabola descrive succintamente tutti gli stadi di sviluppo dell’anima. La nascita dell’anima nel regno spirituale, per cui è stata creata quindi LA PREISISTENZA DELL’ANIMA, l’abbandono della Casa del Padre: LA CADUTA, il peregrinare di paese in paese in terra straniera: LA REINCARNAZIONE, umiliazioni sempre più gravi, pentimento e purificazione: LA VIA DELL’AUTO RICONOSCIMENTO – LA VIA INTERIORE, il rientro definitivo nella Casa del Padre: APOCATASTATI grazie all’Amore Paterno. Nel primissimo cristianesimo in cui ancora non esisteva una dottrina della chiesa, vi furono numerose testimonianze e dichiarazioni fatte dai padri della chiesa, che convalidavano la reincarnazione quale ovvia parte integrante della loro fede. Qui di seguito ne vogliamo citare alcune: Giustino- il martire- nato intorno all’anno 100 e morto verso il 165 nel suo dialogo con l’ebreo Trifone al capitolo 7 dice: Gesù ha comandato di amare anche i nemici e così ha anche predicato di Isaia in vari punti e da ciò dipende anche il segreto della rinascita nostra e di tutti. Clemente Alessandrino vissuto nel 150-215 nel suo libro Stromati 4-160 scrive: ” e così una vita segue l’altra per condurci in un progresso graduale fino all’immortalità”, Gregorio di Messa nato verso il 331-394 nel suo grande discorso catechistico cap.10-9 “poiché l’anima deve essere purificata attraverso un determinato trattamento anche dalle macchie causate dal peccato nella vita attuale verrà applicato il mezzo della virtù per guarire queste ferite se nella vita attuale non saranno guarite, sarà ripetuto il trattamento in un’altra vita”. Agostino nato il 354 e morto nel 430 scrive nelle sue confessioni al primo capitolo: “dimmi Signore a me che ti supplico dimmi se la mia infanzia successe ad altre mie età, morta prima di essa, forse era quella l’età che io trascorsi nel grembo di mia madre e prima ancora di quella vita, o Dio mia gioia fui io forse in qualche luogo o in qualche corpo?” Anche i padri della chiesa parlano della caduta degli esseri spirituali ed il loro ritorno a Dio, in nessun punto si parla dell’eternità dell’inferno, cito alcune delle numerose testimonianze; Taziano nato il secondo secolo nel suo discorso ammonitore ai greci “le ali dell’anima sono lo Spirito perfetto, allorché questo spirito allontanò da sé l’anima caduta dal peccato, questa svolazzo come un uccellino verso la terra, usci dall’unità del Cielo e cerco la comunità delle cose infime”. Gregorio di Messa nei suoi scritti sulle 8 beatitudini a p. 159 dice:” poiché attraverso il medesimo peccato che fece precipitare il nostro avversario sulla terra egli trascinò con sé nella caduta comune l’infelice genere umano” e nei suoi colloqui con la beata Maclina dice pure ” se però quel dolore insopportabile dovesse durare tutta un’eternità come potrebbe consolarsi costui con la speranza nel futuro se è stato condannato per tutta l’eternità?”. S. Girolamo nato verso il 347-419 nella sua dodicesima epistola dice ” perfino i demoni e le guide delle tenebre, se avranno la volontà di migliorare, diverranno uomini in qualche mondo o in altri mondi e ritorneranno così al punto di partenza e cioè in tal modo che passando attraversi castighi e tormenti che avranno subito per luoghi o brevi tempi in corpi umani e ritorneranno di volta in volta, riascenderanno fino alla vetta degli angeli”. Il più eminente rappresentante di questa dottrina della Reincarnazione fu Origène, nato il 185 e morto verso il 254, egli fu, e questo è incontestato anche da parte della chiesa, il massimo esperto della bibbia di quei tempi, disponeva di tutti i manoscritti originali biblici in lingua greca e latina che erano allora noti e della scuola di Catechetica di Alessandria, la seconda, dopo Roma, e compilò vari scritti che ci sono stati trasmessi solo in parte in copia trascritti dal suo allievo Ruffino. Le sue opere sono caratterizzate da uno straordinario acume spirituale e chiarezza di pensiero, in seguito venne definita dalla chiesa come eretico; tuttavia, i suoi commenti della bibbia e le sue prediche furono sempre apprezzate e a questi ricorrevano gli esperti e i religiosi di allora. Non dimentichiamo che proprio ad Alessandria esisteva la massima biblioteca dei primi secoli cristiani, essa conservava anche i manoscritti dell’antichità greca ed orientale andati poi persi da un incendio provocato da un fanatico religioso nel 642 dopo Cristo. Per farsi un’idea della dottrina di Origène; “la parola della bibbia non va intesa alla lettera ma a senso, analogamente il nuovo testamento non è il fine ultimo della rivelazione divina, ma il passaggio all’eterno evangelo, inoltre la conoscenza di Dio deve essere al di sopra della fede, il senso del castigo si trova nell’educazione e gli errori dell’insegnamento sono peggiori di un comportamento non irreprensibile”. Origene era contrario ad una rigida dogmatica ed insegnò anche la preghiera interiore senza parole, egli era anche sempre aperto alle critiche e agli interrogativi spirituali, dai suoi scritti citiamo:- estratti dai 4 libri sui principi:” se vogliamo sapere perché l’anima umana obbedisca una volta al bene e una volta al male, dobbiamo cercare la causa ad una vita che ha preceduto quella attuale, ognuno di noi procede verso la purificazione attraverso una serie di vite terrene, noi siamo vincolati a condurre nuove vite sempre migliori sia sulla terra , sia in altri mondi, la nostra dedizione a Dio che ci purifica da ogni male significa la fine della Reincarnazione”. Sempre nel de principis: “l’anima non ha ne principio e né fine, ogni anima entra in questo mondo fortificata dalle vittorie o indebolita dai difetti delle sue vite precedenti, il suo posto in questo mondo, quasi dimora destinata all’onore o al disonore, è determinata dai suoi precedenti meriti o demeriti; il suo operato in questo mondo determina il posto che essa avrà nel mondo successivo”. La storia della dottrina della Reincarnazione nel cristianesimo primitivo resta strettamente collegata al suo nome, già in vita godeva fama di forma leggendaria e, in caso di divergenza di opinioni sia i difensori che i nemici della sua dottrina, facevano riferimento a lui. Sembra che la disputa che si accese attorno alla sua dottrina divenisse sempre più accanita nei secoli successivi simile al conflitto tra Ario e Attanasio e culminò con un decreto definitivo, l’avvenimento decisivo che diede l’avvio alla condanna della Reincarnazione dalla chiesa, fu il sinodo della chiesa di oriente avvenuto a Costantinopoli nel 543 dopo Cristo. Per ordine dell’imperatore Giustiniano primo, che si riteneva capo supremo della chiesa d’oriente, venne condannata la dottrina di Origène con nove anatemi del patriarca Menas. Citiamo il primo e il nono di questi anatemi: – contro chiunque dichiari o pensi che l’anima umana preesistesse ossia che sia stata spirito o sacra podestà, ma che sazia della visione di Dio, si sia volta al male e che in questo modo il Divino amore si sia raffreddato in lei ed abbia assunto il nome di anima, precipitando per castigo nel corpo, anatema sia. E anatema n. 9: – Contro chiunque affermi o pensi che il castigo dei demoni e degli uomini empi è solo temporaneo – e un giorno avrà fine e vi sarà un riscatto per i demoni e gli uomini empi, anatema sia. Le sanzioni prese in tale concilio avevano prevalentemente uno sfondo politico, si sa infatti – sui libri di storia- che l’imperatore Giutiniano 1, nato nel 527 e morto nel 565, aspirava a ristabilire sia l’unità politica che religiosa del regno romano d’oriente che minacciava di disgregarsi. A difesa del mondo mediterraneo minacciato dall’invasione barbarica egli condusse a volte contemporaneamente guerre lunghissime, in Africa, in Italia, sul Danubio e nell’Asia Minore. Scoppiarono delle controversie nei conventi Laura della Palestina tra i sostenitori che gli oppositori della dottrina di Origène, assunsero la forma di una vera e propria guerra civile, l’imperatore intervenne senza indugio cercando di ristabilire l’unità del regno in campo religioso convocando il già menzionato Concilio e cercando con questi anatemi di abolire le controversie. Sappiamo da documenti storici che in questo concilio parteciparono quasi esclusivamente dei vescovi d’oriente che obbedivano agli ordini dell’imperatore. Papa Virgilio pose la sua firma solo 10 anni dopo, nel 553, al canone il deliberato dal quinto concilio di Costantinopoli, convalidando così la condanna di Origène e dei suoi scritti. In merito a questo papa si può leggere che non ricoprì con onore questa carica e che fu il primo papa che dopo Pietro non fu santificato, fornendo nel ventesimo secolo una delle più valide obiezioni al dogma dell’infallibilità. La sua firma, tuttavia, ha ancora oggi validità per la chiesa. Per colmare il vacuo religioso derivato dalla condanna della Reincarnazione furono creati nuovi dogmi ed ampliati quelli esistenti basandosi sulla dottrina della unicità dell’anima, in particolare si trattava del: peccato originale, della creazione dell’anima al momento del concepimento, del peccato mortale, del Giudizio universale, del purgatorio e della dannazione eterna. La teoria della reincarnazione è compatibile con la fede cristiana? Vorrei sapere se, dopo il Concilio indetto da Giustiniano nel 553 che condannò la dottrina della reincarnazione (Concilio al quale papa Vigilio, pur essendo a Costantinopoli, non partecipò), la Chiesa ha preso posizioni diverse oppure ha avallato l’operato di tale Concilio e se quella decisione è da ritenersi valida o è da considerare solo una scelta dell’epoca. Come si pone la Chiesa di fronte ai Padri (Origine, Clemente Alessandrino, S. Agostino, S. Girolamo e altri) che sostengono tale dottrina? Carmine Caiazzo don Carlo Nardi, docente di Patristica: Mi pare davvero difficile trovare nei primi scrittori cristiani, appartenenti alla grande Chiesa, la «cattolica» diffusa o atta a diffondersi in tutta la terra, una qualche simpatia per credenze simili a quella che oggi chiamiamo reincarnazione. Allora la si chiamava «trasmigrazione delle anime», la metempsicòsi dei greci, si direbbe «trans-animazione» dei corpi, e talora metensomatòsi ossia «trans-incorporazione». Come mai? Erano in genere fedeli alla concretezza biblica e ad una visione unitaria dell’essere umano, che verrebbe voglia di chiamare un «corpanima». Anzi, nella tradizione cristiana dell’Asia Minore e poi dell’Africa romana (Ireneo, Tertulliano) la creatura umana è a immagine di Dio nel suo corpo, plasmato fin da principio (Gen 2,7) sul modello del corpo di Cristo che è Dio. Evitavano anche di chiamare l’anima «immortale»: non volevano con ciò attribuirle una natura divina, come un tempo Platone che ammetteva la preesistenza delle anime ai corpi e le successive loro trasmigrazioni in … Si comprende che ai teologi cristiani della «salvezza della carne» (Ireneo, Tertulliano) la metempsicosi non sia affatto piaciuta. Ireneo attribuisce quella credenza a esponenti dello gnosticismo (Contro le eresie I,24,4), vasto movimento che in genere condivide l’idea di uno spirito presente nell’uomo come scintilla o seme divino, destinato eventualmente a passare attraverso numerose vite materiali per poi riunirsi e identificarsi con la divinità di cui è parte: gli gnostici rifiutano la materia, originata da uno sconvolgimento avvenuto addirittura … nella divinità. Ai tempi di s. Agostino però si diffondeva già l’idea cosiddetta «creazionista»: per il «creazionismo» delle anime ogni anima umana è creata dal nulla direttamente da Dio, spirituale e immortale, ancora con discrete oscillazioni nell’intendere queste caratteristiche, desunte dal pensiero platonico. Il creazionismo è condiviso nelle sue grandi linee dai Padri del quarto e quinto secolo in oriente (Atanasio, Basilio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo), come in occidente (Ambrogio, Agostino pur con qualche apertura al traducianismo spirituale, Girolamo, Leone e Gregorio). Diventerà sempre più la dottrina della Chiesa, con oscillazioni sul momento dell’infusione dell’anima. I cristiani platonizzanti di Alessandria avevano aperto la via al creazionismo. Per loro l’essere umano è «secondo l’immagine di Dio» (Gen 1,26) nella sua «anima razionale, logica», «immagine» del Verbo Dio, il Logos, a sua volta «immagine» di Dio Padre. Per Origene (+ 253) Dio avrebbe creato una innumerevole schiera di intelletti di eguale natura: alcuni rimasero nell’amore gli Dio, gli angeli; altri l’avrebbero rifiutato, gli angeli ribelli o demoni; altri ancora, noi umani, ci saremmo annoiati di vedere Dio (!) e ciascuno per quel «raffreddamento» (psychos) sarebbe diventato una psiche, un’anima, immessa in un corpo per farle far penitenza con una lotta con i suoi pizzicori e, soprattutto ad una certa età, con la sopportazione dei suoi dolori. Era il cosiddetto preesistenzialismo delle anime, dalle origini platoniche: per Origene, evidentemente non contento delle parole di Gesù a proposito del cieco nato (Gv 4), l’ipotesi doveva spiegare le disparate ’opportunità’ tra gli umani con la diversa gravità dei ’raffeddori’ presi lassù. Era solo un’ipotesi, ma fondamentale nel suo sistema. Era allora di libera discussione? Sì, però … Perché era già stata rifiutata proprio in casa alessandrina da Clemente. Subito suscitò opposizioni. Verso il 400 per la questione si guastò perfino l’amicizia tra Rufino pro-Origene e san Girolamo, un tempo origeniano sfegatato, ora contro Origene. Si avvistano le premesse e le conseguenze, in verità poco entusiasmanti, del secondo Concilio ecumenico di Costantinopoli (553), promosso da Giustiniano.  E la metempsicosi non potrebbe essere una conseguenza della preesistenza delle anime? Direi di sì: parrebbe muoversi in quello stesso ordine di idee, come in Platone. Giustiniano accusò Origene di averla sostenuta e preparò la condanna, nel concilio da lui voluto, della preesistenza delle anime condanna che fa parte della fede della Chiesa cattolica che ha riconosciuto il concilio come ecumenico, a prescindere dall’interpretazione giusta o sbagliata del pensiero di Origene. Nel concreto della questione, però, Origene stesso nelle opere superstiti polemizza con la metempsicosi, e non solo nelle versioni latine a cura degli origeniani di occidente, dove si potrebbe immaginare qualche ritocco normalizzatore. Il rifiuto è anche nel testo greco dell’opera apologetica. Contro il pagano Celso (IV,17; V,29), ovviamente sempre funzionale all’affermazione della fede. Insomma, se tra gli antichi scrittori cristiani simpatie per la metempsicosi non ci sono neppure in Origene dove si possono trovare le premesse; se negli atti preparatori del Secondo concilio di Costantinopoli, Giustiniano attribuisce la credenza a Origene per accusarlo di eresia; se in questo concilio, infelicemente gestito, comunque riconosciuto dalla Sede romana, si condanna la premessa della trasmigrazione delle anime, ossia la loro preesistenza; se tutte le voci antiche nell’ambito della grande Chiesa sono ad essa contrarie, compresa quella di Origene, è segno che quella dottrina non solo era loro estranea, ma, secondo quelle voci, incompatibile con la fede cristiana. (M. Maritano, Metempsicosi, in Nuovo dizionario patristico e di antichità cristiane)

La maggioranza delle religioni cristiane nega la reincarnazione sostenendo che una sola vita terrena basti a raggiungere la perfezione che Dio richiede. Questo potrebbe al limite sostenersi nel caso di una vita lunga e colma di evoluzione spirituale come ad es. quella dei Santi, ma che dire di un bimbo che viva solo pochi mesi di vita? Oppure di un malato di mente che non capisce quello che fa? E come spiegare l’ingiustizia di chi vive poverissimo, in un paese in guerra rispetto a chi nasce ricco e senza problemi? E chi nasce in una tribù primitiva che non sa nulla del Cristianesimo? Per non parlare degli uomini delle caverne, cannibali e senza battesimo… chissà che brutta fine fanno secondo le varie Chiese cristiane! Come si può sostenere che un uomo delle caverne può arrivare allo stesso livello evolutivo dell’uomo moderno con una singola esistenza terrena? Chiunque capirebbe che questo è letteralmente impossibile. È inoltre impossibile conciliare la giustizia perfetta e infinita di Dio con una singola vita, una singola possibilità che per logica pura e semplice dovrebbe essere identica per tutti. Che direste voi di un padre che dà a un figlio tutti i vantaggi possibili e a un altro niente? Direste sicuramente che è un cattivo padre, che è ingiusto. Come si può quindi pensare questo di Dio che è onnipotente ed essendo infinitamente buono e giusto ama tutti i suoi figli allo stesso modo? E che colpa ne avrebbe il cannibale di essere nato così? Finirebbe costui in un Limbo come ci dice la Chiesa cattolica? E hanno pure il coraggio di dire che questa sarebbe una giustizia perfetta. La singola esistenza è la negazione della misericordia divina. La logica elementare ci dice che tutto questo è impossibile. Le varie religioni cristiane rispondono che le varie vite (il ricco, il povero, il cannibale, il malato di mente, ecc.) capitano “per puro caso”, perché la natura è così e nessuno può farci nulla! Ma il caso cos’è? Le leggi della natura chi le ha fatte? Se Dio è onnipotente, significa che può fare qualunque cosa, perché mai dovrebbe sottostare al caso? Osservando le cose con razionalità appare evidente che il concetto di una sola vita è semplicemente inconciliabile con la giustizia divina. Il concetto della pluralità delle esistenze, la reincarnazione, invece è perfettamente coerente, è la logica conseguenza della giustizia divina, dando a tutti le stesse identiche possibilità per evolversi. Gli uomini moderni ed evoluti non sono nati già evoluti, il loro sviluppo è frutto di diverse esistenze passate. Esattamente come a scuola lo studente impara in anni diversi cose diverse, il bambino alle elementari, l’universitario all’università. E se in una vita si è fallito, ci si reincarna in condizioni simili, proprio come a scuola i bocciati ripetono l’anno scolastico. Non c’è cosa più naturale di questa.

La Reincarnazione nel Vangelo. Nei vangeli ci sono diversi riferimenti alla reincarnazione. Nel vangelo di Giovanni (III, 3), Gesù dice a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico che se uno non nascerà di nuovo non può vedere il regno di Dio”. Nicodemo gli chiese: “Come può un uomo rinascere quand’è già vecchio? Può forse rientrare nel grembo della madre per essere rigenerato?” Innanzitutto, occorre fare alcune precisazioni. Gesù e Nicodemo parlavano la stessa lingua, l’aramaico. Nicodemo non era un pastore ignorante e analfabeta, ma uno dei più colti maestri religiosi. Gesù e Nicodemo parlarono tutta la notte di questo argomento, anche se l’apostolo Giovanni ci riporta solo i passaggi più significativi. La conseguenza logica è che non potevano non capirsi, come se uno fosse cinese e l’altro tedesco! Le Chiese cristiane interpretano questo “nascere di nuovo” come una rinascita meramente simbolica, e non fisica. Nicodemo, che parlava la stessa lingua, interpreta invece correttamente in senso materiale, di dover nascere di nuovo, dopo essere stati vecchi, dal grembo di una nuova madre. Gesù allora gli risponde: “Bisogna che voi siate generati di nuovo” Il senso è chiarissimo. Il verbo “generare” si riferisce al nascere in senso fisico, carnale, dal grembo materno, non al cambiamento morale. Non c’è nessuna possibilità di equivoco. E aggiunge che questo “nascere di nuovo”, “essere generati di nuovo” è necessario. Gesù continua spiegando a Nicodemo che lo spirito non nasce insieme alla carne, cioè nella nascita carnale, (come invece sostengono le Chiese cristiane), ma ne è indipendente, preesiste alla nascita terrena e le sopravvive. Le parole di Gesù sono anche qui chiarissime e inequivocabili: “Ciò che è generato dalla carne è carne; e quel che nasce dallo spirito è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: bisogna che voi siate generati di nuovo.” (Giovanni III,6) Anche qui le parole si riferiscono in modo evidente a una nascita carnale, generare in senso carnale, come Nicodemo aveva perfettamente capito, non si parla di un cambiamento morale, né di battesimo, come sostengono le varie religioni cristiane. Non ha senso stravolgere il significato delle parole di Gesù per forzarle a quello che si vuole. Se si è in buona fede, il buon senso e la logica, anche per i ragionamenti di cui sopra, ci dice che il senso è proprio quello della reincarnazione, che i primi cristiani conoscevano benissimo. In particolare, non può trattarsi di battesimo, in quanto nella Bibbia, Giobbe usa le stesse parole di Gesù, parlando di “essere generati di nuovo dalla carne”, di “nascere di nuovo”, “carne e spirito”, “corpo e spirito”, “ventre materno”. Ma Giobbe non poteva conoscere il battesimo perché ai suoi tempi neppure esisteva! Il riferimento alla reincarnazione è di un’evidenza solare. In un altro passaggio del Vangelo c’è un’altra inequivocabile prova che gli apostoli di Gesù conoscevano la reincarnazione: Passando vide un uomo, che era cieco fin dalla nascita. I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia cieco dalla nascita?» (Giovanni, IX, 1-2) Se per i discepoli il concetto di reincarnazione non fosse stato ben chiaro non avrebbero neppure posto questa domanda e invece si interrogano sul perché quell’uomo sia cieco dalla nascita: chi ha peccato? Lui o i suoi genitori? E come poteva peccare lui per essere poi punito ad essere cieco dalla nascita? I teologi cattolici, pur di non ammettere la logica conclusione della reincarnazione, sono arrivati a dire che quell’uomo aveva peccato nel grembo materno! Secondo loro aveva commesso un peccato così grave nel ventre materno da essere stato punito con una malattia terribile! Se quindi vedete un malato di mente, un cieco dalla nascita, un bimbo che è nato con gravi malattie dovete pensare che, secondo i teologi cattolici, è stato punito per aver peccato nel ventre materno! Un altro riferimento l’abbiamo in Matteo XVII, 12-13 dove Gesù parla del profeta Elìa, che secondo le profezie sarebbe dovuto resuscitare per preparare il terreno al Messìa. “Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto. Allora i discepoli capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni Battista.” (Matteo, XVII, 12-13)”Egli (Giovanni Battista) è l’Elia che doveva venire. Chi ha orecchie per udire oda.” (Matteo XI, 14) Le parole anche qui sono chiarissime. Elìa venne proprio prima di Gesù per preparargli il terreno, ma non capirono che era lui e lo uccisero. I discepoli invece, che conoscevano la reincarnazione, capirono perfettamente che Elìa e Giovanni Battista erano in realtà la stessa persona, il Vangelo ce lo spiega nel modo più chiaro possibile. Anche qui chi ha orecchie per intendere intenda significa che non a tutti è dato capirlo. Anche S. Paolo nella Lettera ai Romani, cap. IX, parla di Esaù e Giacobbe come già esistenti, prima che fossero nati! Nel Vangelo di Tommaso portato alla luce nel 1945, quindi esente da rimaneggiamenti e censure, è scritto: Un giorno chiedemmo a Gesù: “Quale sarà la nostra fine?” Ed Egli ci rispose: “Se scoprite il principio non dovrete preoccuparvi della fine, perché dove è la fine, là è il principio. E chi conosce il principio, conosce la fine e si libera dalle morti”. Disse proprio così, “dalle morti” e poi aggiunse: “Volete sapere in che modo un uomo si libera dalle morti? Divenendo consapevole di essere già esistito prima di ogni nascita.” Qui Gesù spiega che l’uomo è ingabbiato nel ciclo delle reincarnazioni, quindi delle rinascite e delle morti, fino a che non avrà raggiunto un certo livello di consapevolezza, dopo di che la sua evoluzione continuerà nel mondo dello spirito, senza più necessità di reincarnarsi. Ed ancora, rivolgendosi all’apostolo Tommaso: Gesù disse: “Tommaso, ora tu sei qui con me a passeggiare su questo monte. Quando sarai dall’altra parte, se vorrai, con un sol balzo potrai tornare quaggiù a riprendere la tua passeggiata nel mondo”. – Lo farò, Maestro mio, sono innamorato di questo pianeta! Dopo morto tornerò giù. Ed ancora: Gesù disse: “Consideratevi di passaggio.” (V. Tommaso, 42) Ed ancora, spiegando che la resurrezione della carne è in realtà la reincarnazione: Passavamo in mezzo ad un antico cimitero ed uno dei discepoli chiese a Gesù: “Cosa resta di questi poveri morti, oltre alle loro ossa che vanno in polvere e in quale giorno, coloro che sono morti si risveglieranno dal loro riposo e in quale giorno ricomincerà per loro la vita e il mondo nuovo? “Gesù allora rispose: “Vi siete lasciati troppo distrarre da quelle tombe e da quelle ossa. Ciò che voi attendete è già avvenuto. Ma voi non ve ne accorgete e seguitate a dire: i morti riposino in pace!” (V. Tommaso, 51). Ed ancora, spiegando che il karma è il programma di prove da affrontare che ciascuno si prepara prima della propria nascita: Gesù disse: “Tommaso, non ti lamentare, se tutto ti va di traverso. In fondo, queste prove che tu devi superare, le inventasti tu stesso. Quanti dal cielo, si affacciano per vedere se cadi nelle trappole che tu stesso ti sei preparato! Felice l’uomo che supera queste prove perché, al di là, egli trova la Vita”. E anche nel Vangelo di Maria Maddalena, Gesù dice: È così, è necessario morire di molte morti per conoscere la luce della nascita. (Vangelo di Maria Maddalena, v.235-236).

La Reincarnazione secondo i Padri della Chiesa dei primi secoli I Padri della Chiesa Cristiana dei primi secoli, come anche gli gnostici, i greci, gli egizi, gli orientali, avevano ben chiaro il concetto di reincarnazione, infatti Origene, ancora nel 250 d.C., uno dei più importanti Padri della Chiesa, nell’opera Sui Principi spiega che le anime vengono assegnate al loro “luogo o regione o condizione” in base alle loro azioni “prima della vita presente”. “Dio ha organizzato l’universo sul principio di una retribuzione assolutamente imparziale”, scrive Origene. Dio non creò “secondo alcun favoritismo” ma “diede alle anime un corpo secondo i peccati di ognuno”. Un riferimento inequivocabile al Karma di ognuno e al fatto ovvio che la Giustizia Divina dà a ciascuno quello che merita, senza affidarsi al caso o ad assurdi favoritismi. “Se l’anima non ha avuto una pre-esistenza”, domanda Origene, “perché alcuni sono ciechi dalla nascita, non avendo peccato, mentre altri nascono senza alcun difetto?”. Egli risponde alla sua stessa domanda: “È chiaro che alcuni peccati esistevano (cioè erano stati commessi) prima che l’anima entrasse in un corpo e, come risultato di tali peccati, ogni anima riceve una ricompensa in proporzione a ciò che merita”. Le parole di Origene sono di una chiarezza solare sia alla luce di quello che dicevano gli apostoli nel Vangelo, sia della logica più basilare. Origene scrive anche: – “Ogni anima…viene in questo mondo rafforzata dalle vittore o indebolita dalle sconfitte della sua vita passata.” Il riferimento alla reincarnazione è più che evidente ed innegabile per chiunque sia in buona fede e valuti con un minimo di elementare buon senso. I primi cristiani, gli apostoli, i Padri della Chiesa, credevano fermamente nella reincarnazione, coerentemente agli insegnamenti di Gesù. S. Agostino nelle Confessioni, nel 400, scriveva: “Prima di quella vita, o Dio della mia gioia, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo” Diversi Padri della Chiesa cristiana sostenevano fortemente la reincarnazione, come S. Paolo, S. Giustino, S. Agostino, Erma, S. Ireneo, Teofilo d’Antiochia, Sinesio, Minucio Felice, S. Ippolito, Clemente Alessandrino, Minucio Felice, Tertulliano, e Origene il più importante. La reincarnazione nel mondo antico era rifiutata solo dai pagani e dai romani. Purtroppo, l’assorbimento della Chiesa cristiana all’autorità dell’Impero Romano nel 325 d.C., con Costantino che per motivi politici la fece diventare la religione ufficiale dell’Impero, ne decretò lo stravolgimento dalle sue basi originarie in alcuni punti, modificando alcune convinzioni secondo la mentalità romana (introducendo ad es. la Trinità, completamente estranea agli insegnamenti del Vangelo). Nel 553 d.C. l’imperatore bizantino Giustinaniano condannò le tesi sulla reincarnazione, tre secoli dopo la morte di Origene, proclamandole eretiche, facendone bruciare i libri che la insegnavano e perseguitando i sostenitori, ma fino a quel momento il mondo Cristiano era diviso tra chi aveva compreso il vero messaggio di Gesù sulla realtà della reincarnazione e chi la negava. A partire dal Concilio di Costantinopoli del 553 d.C. il concetto di reincarnazione fu bandito ufficialmente dalla Chiesa Cristiana e sostituito con quello di Resurrezione della carne morta nel corpo fisico originario nel giorno del Giudizio Universale. Secondo questo dogma della Resurrezione della carne, alla “fine dei tempi”, dopo un giudizio universale, le anime dei buoni e quelle dei cattivi si riuniranno ai corpi dei defunti e vivranno in eterno con quelli! Addirittura, in passato la Chiesa cattolica vietava la cremazione dei defunti perché altrimenti l’anima non avrebbe più avuto un corpo a cui potersi riunire! In seguito, ci si rese conto che, cremati o non cremati, i resti dei defunti in ogni caso con il passare dei secoli finiscono per dissolversi nel nulla; quindi, adesso sostengono che i corpi di carne e ossa verranno ricreati da zero, dopo il Giudizio Universale, ma saranno “carne” e “ossa” incorruttibili, destinati a durare per l’eternità. Questa favola della resurrezione soffre ancora di un’ottica prettamente materialistica in cui si vede tutto in funzione della materia, molto simile al concetto puerile di un Dio fatto a immagine e somiglianza dell’uomo, con barba e baffoni bianchi o a quello, altrettanto ridicolo, di un Inferno dantesco, con demoni muniti di forconi dediti a infilzare e torturare i dannati per l’eternità, sotto l’occhio inesorabile di Dio! Il concetto di reincarnazione nella Chiesa cattolica è rifiutato per ovvi motivi. Se si accettasse l’idea che un’anima necessita di più vite terrene per la sua evoluzione spirituale, molti dogmi, come quello sulla dannazione eterna, sulle assoluzioni fatte dai preti sui peccati, sarebbero destinati a cadere. Ecco perché all’inizio del Medioevo, proprio nel momento in cui la Chiesa cattolica iniziava ad acquisire potere e controllo sulle masse ignoranti, aveva bisogno di un cambiamento di rotta finalizzato ad escludere questo concetto pericoloso dai suoi dogmi, sostituendolo con favole adeguate, che purtroppo sono sopravvissute, attraversando tutte le epoche di estrema corruzione medievale della Chiesa, fino ad oggi. Oggi la reincarnazione è dimostrata scientificamente da numerosi ricercatori, tra cui Brian Weiss o Jim Tucker, con prove oggettive mediante ipnosi regressiva. Migliaia di persone ricordano le vite precedenti con meticolosità di dettagli sui luoghi e sulle famiglie in cui sono vissuti decenni o anche secoli prima, fornendo particolari altrimenti inspiegabili. Vi sono numerosissimi casi accertati di bambini che, senza neppure bisogno dell’ipnosi, ricordano la vita appena precedente fino ai 6-7 anni di età. Ovviamente la reincarnazione è negata con forza, nonostante le evidenze, dalla maggioranza degli scettici e dai religiosi del mondo cattolico.

Perché non si ricordano le vite precedenti? Allan Kardec risponde a chi gli chiede che senso abbia la reincarnazione se non si ricordano le vite precedenti e si debba ritornare tali e quali ogni volta, al contrario ricordando ogni cosa questo sarebbe una spinta per migliorare. Se ad ogni esistenza un velo è gettato sopra il passato, lo Spirito non perde nulla di ciò che ha anteriormente acquistato; egli non dimentica che il modo con cui lo ha acquistato. Per servirmi della comparazione dello scolaro, dirò che: poco importa a lui di sapere dove, come e sotto qual professore egli ha fatto la sua quarta, se arrivando in quinta, egli sa ciò che s’insegna nella classe precedente. Che gl’importa di sapere se egli è stato castigato per la sua pigrizia e per la sua insubordinazione, se queste punizioni lo resero attivo e docile? Egli è in tal modo che l’uomo reincarnandosi porta per intuizione e come idee innate ciò che egli ha acquistalo in scienza ed in moralità. lo dico in moralità, perché se durante un’esistenza egli si è migliorato, se egli ha saputo trarre profitto delle lezioni dell’esperienza, quando egli ritornerà sarà istintivamente migliore; il suo Spirito, maturato alla scuola della sofferenza e del lavoro, avrà più solidità; e lungi dal dover ricominciare, egli possederà un fondo sempre più ricco, sul quale potrà appoggiarsi per acquistare sempre di più. La seconda parte della vostra obbiezione, riflettente l’annientamento del pensiero, non è meglio fondata, poiché questo oblio non ha luogo che durante la vita corporea; lasciandola, lo Spirito recupera il ricordo del suo passato; egli può allora giudicare del cammino che ha fatto, e vedere quanto gliene resti da fare; di modo che, nella vita spirituale, che è la vita normale dello Spirito, non vi è soluzione di continuità. L’ oblio temporaneo è un beneficio della Provvidenza; l’esperienza spesso si acquista con rudi prove e con terribili espiazioni, il cui ricordo sarebbe penosissimo e verrebbe ad aumentare le angosce e le tribolazioni della vita presente. Se le sofferenze della vita sembrano lunghe, che ne sarebbe se la loro durata si aumentasse del ricordo delle sofferenze passate? Voi, per esempio, signore, siete oggidì un uomo onesto, ma ciò dovete forse ai rigorosi castighi che avete subito per certi misfatti che ora ripugnerebbero alla vostra coscienza; vi gradirebbe il ricordarvi essere stato giustiziato per quelli? La vergogna non vi perseguiterebbe essa, pensando che il mondo conosce il male che avete fatto? Che v’importa di ciò che avete potuto fare, di ciò che avete potuto soffrire per espiarlo, se ora siete un uomo stimabile! Agli occhi del mondo, voi siete un uomo nuovo, ed agli occhi di Dio uno Spirito riabilitato. Liberato dal ricordo d’un passato triste, voi agite con maggior libertà; è per voi un nuovo punto di partenza; i vostri debiti anteriori sono stati pagati, dipende ora da voi il non contrarne dei nuovi. Quanti uomini vorrebbero potere in tal modo, durante la vita, gettare un velo sui loro primi anni! Quanti mai hanno detto, sul finire della loro carriera: “Se dovessi ricominciare, non farei ciò che ho fatto!”. Ebbene! ciò che essi non possono rifare in questa vita, lo rifaranno in un’altra; in una nuova esistenza il loro Spirito porterà con sé, allo stato d’intuizione, le buone risoluzioni che essi avranno preso. È in questo modo che il progresso dell’umanità si compie gradatamente. Supponiamo ancora, ciò che, è un caso ordinarissimo, che, nelle vostre relazioni, nella vostra famiglia stessa, si trovi un essere di cui voi abbiate avuto da rammaricarvi, che forse vi ha rovinato o disonorato in un’altra esistenza, e che, Spirito pentito, venga ad incarnarsi in mezzo a voi, ad unirsi a voi coi legami della famiglia, per riparare i suoi torti colla sua devozione, col suo affetto non sareste voi reciprocamente, in una falsa posizione, se ambedue vi rammentaste delle vostre inimicizie? Invece di placarsi, gli odi diverrebbero eterni. Concludete da questo che il ricordo del passato porterebbe la perturbazione nei rapporti sociali, e sarebbe un ostacolo al progresso. Ne volete voi una prova attuale? Che un uomo condannato alla galera faccia risoluzione di diventare onesto; che avverrà alla sua uscita? egli è respinto dalla società, e questa repulsione lo ripiomba quasi sempre nel vizio. Supponiamo, al contrario, che tutti ignorino i suoi precedenti, egli sarà ben accolto; se egli stesso li potesse obliare, egli non sarebbe meno onesto e potrebbe camminare a fronte alta, invece di abbassarla sotto l’onta dei ricordi. Questo concorda perfettamente colla dottrina degli Spiriti sopra i mondi superiori al nostro. In quei mondi ove non regna che il bene, il ricordo del passato non è per nulla penoso: ecco perché là si conserva il ricordo della propria esistenza precedente, come noi ci ricordiamo di ciò che abbiamo fatto alla vigilia. Quanto al soggiorno che si fece nei mondi inferiori, questo non è più che un brutto sogno.