L’inquinamento elettromagnetico è pericoloso cosa fare

694022 : (Luigi Coli / EIDON), 2012-03-15 Roma – La protesta dei cittadini di Cinecitta’ est contro le antenne per la telefonia mobile – lo striscione dei cittadini di Cinecitta’ est contro l’elettrosmog – Roma 15 Mar 2012 lo striscione dei cittadini di Cinecittà est contro l’elettrosmog La protesta dei cittadini di Cinecittà est contro le antenne per la telefonia mobile (EIDON) – fotografo: Luigi Coli / EIDON
L‘inquinamento elettromagnetico è un fenomeno figlio del progresso tecnologico e causato dalle onde radio emesse dai campi elettromagnetici: approfondiamo questa tipologia di inquinamento e vediamo come difenderci. 1 Inquinamento elettromagnetico: perché è pericoloso? Ovunque si trasformi, trasporti e utilizzi l’elettricità, si generano infatti dei campi elettrici e magnetici a bassa o ad alta frequenza. Ad esempio, le stazioni di telefonia mobile, i trasmettitori radiofonici e le altre applicazioni radio emettono radiazioni nello spettro delle alte frequenze. Questo tipo di inquinamento è stato, spesso oggetto di discussione e tutt’ora sono in corso studi scientifici sugli effetti provocati dall’eccessiva esposizione alle radiazioni elettromagnetiche sull’uomo, sugli animali e sulle piante. Ecco alcune delle evidenze sinora accertate sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico: L’impatto delle radiazioni non ionizzanti sull’uomo dipende dall’intensità e dalla frequenza delle radiazioni stesse. Le radiazioni molto intense di bassa frequenza possono provocare impulsi nervosi e contrazioni muscolari involontarie. Le radiazioni intense ad alta frequenza possono provocare un surriscaldamento dei tessuti. Diversi studi forniscono tuttavia indicazioni sul fatto che anche in caso di una debole esposizione alle radiazioni ci siano degli effetti biologici. Alcuni esperimenti condotti con radiazioni deboli di bassa frequenza hanno, ad esempio, riscontrato un impatto sul comportamento, sulle facoltà di apprendimento e sul sistema ormonale degli animali e sulla crescita delle piante. Alcune anomalie sono state riscontrate analizzando le aree verdi della Lombardia, esposte ad un continuo bombardamento, aree ad altra concentrazione di antenne di ricezione base della telefonia mobile. In particolare si è notato un rallentamento della crescita dell’erba e dei cespugli di alloro e di lauro. Per quanto riguarda il regno animale, invece, si è notato che alcuni molluschi, per esempio, assorbono con i loro indicatori di direzione le onde prodotte dai campi magnetici. Inoltre, i piccioni possono perdere la loro abilità di navigare se vengono esposti a forti campi elettromagnetici prima di essere liberati per il volo e sembra inoltre che gli uccelli vengano confusi da campi esterni durante il volo in stormi. Un gruppo di ricercatori americani ha trovato che il campo di 60 Hz disturba il ritmo normale della ghiandola pineale nei ratti, misurato con il rilascio della melatonina ed anche un calo della fertilità sulla prole di ratti femmina, esposte ai campi prima della gravidanza. Altri esperimenti effettuati sui piccoli nati da maiali, esposti a dei campi di 60 Hz prima del parto, hanno rilevato un’ incidenza di malformazioni maggiore del normale. Va detto e ribadito comunque che i valori limite internazionali imposti dagli standard normativi proteggono comunque dalle radiazioni che possono provocare tali effetti. Valori limiti e organi preposti al controllo – Per capire in Italia quali sono i valori limite e gli Organi preposti alla sorveglianza è utile una breve panoramica. Nel nostro Paese, innanzitutto, il limite di esposizione previsto dal DPCM 199/2003 per i campi ad alta frequenza è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza stessa. Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece di soli 6 V/m, valori molto più bassi di quelli previsti in altre nazioni. Nel caso specifico delle onde elettromagnetiche non ionizzanti, emesse ad esempio da antenne radio-televisive o da antenne di stazioni radio base di operatori telefonici, il valore di attenzione, pari a 6 V/m, è notevolmente più basso rispetto ad altri paesi europei. Ad ulteriore garanzia dei cittadini, l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA) coordina campagne di misura dell’inquinamento elettromagnetico a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. L’ARPA è anche responsabile della autorizzazione riguardo l‘installazione e la modifica degli impianti Radio-TV-Cellulari in coerenza con gli attuali standard di campo elettromagnetico previsto. Un ulteriore stimolo alla ricerca ed al controllo dell’elettrosmog è costituito dalla Fondazione Ugo Bordoni che promuove da diversi anni delle misure di fondo elettromagnetico presso impianti televisivi e di operatori mobili in tutto il territorio italiano, pubblicando in chiaro i risultati sulle misure rilevate in un database pubblico. Inquinamento elettromagnetico: alcuni esperimenti sulla sua pericolosità – Nel 2013 fece scalpore un esperimento svolto da 5 studentesse liceali in Danimarca, volto appunto a studiare le conseguenze del cosiddetto “elettrosmog”, ossia quella forma di inquinamento elettromagnetico prodotto dalle radiazioni non ionizzate. L’idea di intraprendere questo tipo di studio era nato dal fatto che le studentesse avevano riscontrato un vero e proprio calo del livello di attenzione a scuola, se la sera prima avevano dormito in prossimità del loro cellulare. Non disponendo delle attrezzature necessarie a svolgere esperimenti sull’uomo, le ragazze hanno deciso di analizzare gli effetti delle radiazioni sulle piante, con la speranza di capire se i tessuti biologici in generale, subivano delle conseguenze. Le ragazze avevano collocato sei vasi di lepidium sativum, un tipo di pianta spesso usata per studi di laboratorio, in una stanza priva di onde elettromagnetiche ed altri sei vasi in una stanza esposta alle radiazioni di due router. Per giorni avevano analizzato, misurato, pesato e fotografato le piante, giungendo a dei risultati che sbalordirebbero anche i più scettici, ossia tutti coloro che da sempre sottovalutano la questione dell’elettrosmog, definendola solo il frutto di un allarmismo ingiustificato. Le piante poste in prossimità del router non erano cresciute e, in alcuni casi, erano addirittura morte! Per questo esperimento le ragazze hanno ricevuto il massimo dei voti in un concorso scientifico regionale ma, soprattutto, hanno canalizzato l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo sull’elettrosmog, un problema fin troppo sottovalutato. Successivamente, date le controversie sorte nella comunità scientifica, questo esperimento è stato replicato con successo nonostante lo scetticismo che lo circondava: forse dovremmo fare più attenzione all’inquinamento elettromagnetico nella nostra vita di tutti i giorni. Anche se abbiamo difficoltà ad accettarlo visto che ormai sono per noi delle vere e proprie appendici, è ufficiale che i telefoni cellulari possono comportare dei rischi per la nostra salute come scrivevamo in questo articolo Cellulari e cancro?: il World Health Organization lo ammette. 5 consigli per limitare gli effetti nocivi dei telefoni cellulari. L’esposizione alle onde elettromagnetiche emesse dei nostri telefonini sembra essere quindi un pericolo da non sottovalutare. Piuttosto che rinunciare in modo assoluto e radicale a questi apparecchi portatili che sono diventati pressoché indispensabili per la nostra esistenza, è possibile cercare di limitare i danni attraverso qualche semplice indicazione. Un primo consiglio utile se non si deve utilizzare il proprio cellulare per un certo periodo di tempo può essere quello di spegnerlo o di impostarlo sulla modalità di utilizzo in aereo che in pochi sanno di possedere; in tal modo si interrompono le trasmissioni di tipo wireless, escludendo anche l’esposizione a radiazioni. Anche l’uso dell’auricolare è una buona abitudine da consolidare nell’utilizzo degli apparecchi telefonici, perché consente di limitare gli effetti dell’esposizione diretta della testa alle onde elettromagnetiche provenienti dal telefono. Per gli individui di sesso maschile si consiglia di non tenere il cellulare nella tasca dei pantaloni poiché sembra che le radiazioni possano avere effetti negativi anche sulla loro fertilità: quindi meglio tenere questi apparecchi telefonici a distanza dai “gioielli di famiglia”. Un’altra utile indicazione potrebbe essere quella di evitare l’esposizione dei bambini fin da subito a questi strumenti tecnologici; è opportuno quindi tenere gli individui in età evolutiva per quanto possibile lontani dagli apparecchi telefonici. Infine, gli “inseparabili” dal telefonino, che non lo abbandonano neppure durante le ore del riposo notturno, farebbero bene a distaccarsene al momento di andare a letto: questo sia per conciliare maggiormente il sonno sia per evitare i rischi dovuti all’esposizione di radiazioni durante la notte. L’esposizione alle radiazioni dei “ripetitori” (più correttamente Stazione radio base) può essere responsabile di oltre 7.000 decessi a causa di tumori? Secondo una ricerca che arriva dal Brasile, i fatti parlano da soli. Lo studio ha dimostrato l’esistenza di un collegamento diretto tra i decessi per cancro e le reti mobili cellulari nella zona di Belo Horizonte, la terza città del Brasile. Da cosa deriva questo collegamento diretto? Oltre l’80% di coloro che sono deceduti a causa di determinati tipi di tumori risiedevano a circa 500 metri da uno delle centinaia di ripetitori di telefonia cellulare che popolano la città. I tumori oggetto della ricerca (prostata, seno, polmoni, reni, fegato) sono quelli associati all’esposizione ai campi elettromagnetici. Si tratta di una questione molto scottante, e riguarda in primis gli utilizzatori di cellulari, e persino chi non li usa. Coloro che evitano la tecnologia mobile, o che si premurano di indossare gli auricolari per proteggersi dalle radiazioni dannose, sono comunque soggetti alle radiazioni delle Stazioni radio base. Lo studio Brasiliano è uno studio isolato? Studi relativi ai ripetitori per reti mobili che hanno esaminato la relazione tra l’esposizione alle radiazioni e i tumori sono state condotti anche nella città di San Francisco, oltre ad Austria, Germania e Israele. Tutti gli studi sono giunti alla medesima conclusione: vivere a una certa prossimità da un ripetitore aumenta il rischio di cancro da 2 a 121 volte, a seconda del tipo di cancro rilevato. Adilza Condessa Dode, uno degli ingegneri ricercatori e coordinatrice dello studio brasiliano, si rivolge a coloro che sono turbati dalle radiazioni dei ripetitori e spiega che il Brasile non è di certo il solo in questa situazione, “i livelli di radiazione, sono alti e pericolosi per la salute umana. Più vicini si vive a un’antenna, maggiore sarà l’esposizione al campo elettromagnetico.” Lo studio si è concentrato solo su una città del Brasile. Ma ciò vale universalmente: l’Italia stessa ha visto negli anni recenti un proliferare di ripetitori a causa del numero in continua crescita di cellulari e della necessità di maggiore copertura di rete. La prova schiacciante – ripetitore-300x206Un numero sempre maggiore di organizzazioni e molti altri studi, non fanno altro che avvalorare i risultati dello studio brasiliano. Persino l’Organizzazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Association for Research on Cancer, IARC), dopo avere esaminato le varie ricerche ha concluso e sottolineato che le onde elettromagnetiche, incluse le radiazioni emesse dalle Stazioni radio base, sono un possibile cancerogeno. Perché i ripetitori delle reti mobili sono così pericolosi? Il pericolo deriva dalla costante attività delle Stazioni: emettono radiazioni da radiofrequenza pulsata. E’ stato provato da migliaia di studi che questa radiazione causa un danno biologico al corpo, che precede la malattia. Possono infatti, essere annoverate altre conseguenze all’esposizione, oltre al cancro: mutazioni genetiche; disturbi della memoria; ostacoli all’apprendimento; insonnia; sindrome da deficit di attenzione; sbalzi ormonali; disturbi cerebrali; sterilità; demenza; complicazioni cardiache. (F. Fotia)