La via del Tantra


Il Tantrismo comprende molte tradizioni esoteriche proprie dell’induismo e della filosofia buddista e viene considerato come una sorta di scorciatoia verso la piena realizzazione della Coscienza, l’illuminazione, attraverso il vissuto della sessualità. Nella tradizione induista, mentre la parola Yoga significa unione con la propria anima, con il cosmo, con Dio e include diverse tecniche di tipo fisico, mentale e spirituale per la realizzazione della conoscenza, la meditazione, la devozione, l’azione consapevole, la verità. Tantra significa telaio, o anche filo, continuità, comunione. Il Tantrismo comprende molte tradizioni esoteriche proprie dell’induismo e della filosofia buddista e viene considerato come una sorta di scorciatoia verso la piena realizzazione della Coscienza, l’illuminazione. Nel Tantra si distinguono due percorsi principali: il dakshinachara (o samayachara), il Sentiero della Mano Destra, e il vamachara (o vamamarg), o Sentiero della Mano Sinistra. Questi termini sono stati adottati ed abbondantemente utilizzati dagli occultisti occidentali, non di rado a sproposito, oppure deformati dal retroterra del moralismo cattolico. Nelle sue diverse possibili espressioni il Tantra non è da ricondursi alla tradizione Vedica. I rituali della Via Tantrica della Mano Sinistra, in particolare, vengono spesso rigettati o considerati estremamente pericolosi dall’induismo ortodosso. Tuttavia nel buddismo tibetano il tantrismo gioca una ruolo centrale e del tutto armonizzato con lo Yoga, anche grazie al codice buddista, la cui etica sicuramente mitiga gli aspetti ritenuti più pericolosi della pratica tantrica. Alcuni praticanti ricercano l’unione dei principi maschile e femminile dentro di sé, attraverso percorsi di sublimazione e di unione con forze spirituali. In altri casi l’unione, o meglio il proprio completamento, avviene attraverso pratiche sessuali vere e proprie, durante le quali si celebra la divina unione tra Shiva e Shakti. Nella pratica tantrica si utilizzano anche Mantra, Yantra e Mandala. La pratica sessuale, svolta in forma rituale, non è che un aspetto dell’alchimia tantrica, ma sicuramente è centrale negli ordini vama-marg. La gestione consapevole dell’energia sessuale è l’elemento fondamentale di questa pratica che, a questo proposito, è stata distinta in opera al bianco ed opera al nero.

Opera al bianco e opera al nero
Nell’opera al bianco l’energia, per essere indirizzare al risveglio della coscienza superiore, non può essere scaricata con l’eiaculazione mentre, con l’opera al nero, avviene proprio con il completamento dell’atto sessuale. Nel primo caso abbiamo una forma di distacco dal desiderio, nel secondo caso una esaltazione dello stesso. In ogni caso il fine sacro resta il medesimo, così come entrambe le vie non sono esenti da devianze di ogni tipo quando non supportate dalla necessaria conoscenza e maturità spirituale. Le Scuole tantriche più importanti sono i Circoli Kaula e Vamachara. In Occidente il Tantra è stato per lo più assimilato all’uso della sessualità nel contesto dell’esperienza magica (o mistica) e si è comunque distinto in molte differenti formule teoretiche e operative. Per esempio, quello che possiamo imparare sul Tantra da Crowley, da Grant, da Reich o da Osho può apparire molto diverso, eppure i vari approcci possono e dovrebbero essere conciliati, dato che sono del tutto complementari in base al tipo di via considerata. Il Sentiero della Mano Destra e il Sentiero della Mano Sinistra sono due diversi approcci per ottenere il medesimo risultato. Genericamente, il Sentiero della Mano Destra si concentra sull’osservanza di precisi codici etici e morali e sulla devozione verso una o più divinità, mentre il Sentiero della Mano Sinistra persegue l’esplorazione e l’evoluzione del Sé al di sopra di ogni altro obiettivo. Il Sentiero della Mano Sinistra viene considerato come il più diretto e rapido percorso verso l’Illuminazione, ma anche il più pericoloso, dato il repentino potenziale espresso dalle energie coinvolte e risvegliate. Oggi viene spesso ricondotto al percorso draconiano, ovvero qliphotico e tenebroso dell’Albero Cabalistico, sebbene, anche in questo caso, vi siano molte diverse scuole di pensiero e metodo.

Un processo magico-mistico
La via yogica tradizionale, o monastico-cavalleresca, sembra imporre una disciplina virtuosa, fatta di regole e castità per orientare al meglio le proprie energie psico-fisiche e spirituali. Tuttavia oggi si parla molto di Via della mano sinistra e il tantrismo esercita un grande fascino, sebbene molte scuole lo ritengano un’aberrazione, causa solo di dispersione e smarrimento. Le due vie, quella dell’astensione (cioè della castità, intesa però come controllo e non come negazione dogmatica) e quella dell’attraversamento, prima di tutto non sono alternative, anzi si conciliano in una pratica completa e articolata da un consapevole lavoro su di sé e il proprio corpo, inoltre intendono condurre al medesimo risultato finale: la ricomposizione ri-evolutiva della Coscienza. La prima via vede questa esperienza umana come una degenerazione dalla quale prendere le distanze il più presto possibile, l’altra come un’occasione per esplorare le manifestazioni del sé, o delle sue illusioni, in quanto fenomeno evolutivo, vivendo e attraversando il quale (perché non è necessariamente morte, sofferenza o qualcosa di degenerato, bensì vita e gioia) lo si può trascendere. La prima strada può risultare ipocrita quando non si è davvero raggiunto un livello spirituale autentico e si è ancora in preda di istinti camuffati e repressi, la seconda strada può portare, è vero, alla completa dispersione.

Due strade complementari
Eppure, nessuna vera scuola esoterica, in Oriente come in Occidente, ha mai parlato di queste due strade come alternative e antagoniste. Infatti il percorso indicato, o adombrato, è sempre yogico-tantrico-yogico: da una prima presa di coscienza (yogica), si passa all’attraversamento (tantrico) dei sensi e delle emozioni fino al naturale (e sottolineo naturale, quindi non per disciplina imposta, ma perché il corpo e la mente per via naturale si orientano in un certo modo) esaurimento dell’esperienza stessa, vissuta nel profondo e totalmente, così completamente che se ne avverte il senso del ridicolo e non può accadere altro che il desiderio di andare oltre, questa volta veramente, senza nulla da reprimere. Di per sé il sesso non ha nulla di sacro: fa parte della natura. Vivendolo pienamente, attraversandolo in tutti i suoi possibili aspetti, con grande libertà, lo si può davvero trascendere: con un percorso tipo yoga-tantra-yoga, ovvero si comprende la possibilità e la necessità del trascendimento, tuttavia, senza ipocrisie, si esplorano le vie della vita che siamo comunque chiamati a vivere e quindi si va oltre. A quel punto il nostro corpo chiederà altro. Quindi i flussi sessuali, oltre che la nostra mente, si orienteranno finalmente in modo diverso. Prefigurando i tratti di una rivoluzione di specie proprio in senso biologico, il corpo è, in tutta la sua (ancora non pienamente decifrata) complessità psico-fisica, veicolo e manifestazione di vita e di coscienza, ovvero il terreno, la base, il laboratorio della realizzazione mistica. Nei suoi fluidi risiedono i misteri della vita e dello spirito. E questo gli antichi lo sapevano bene e ne adombravano le dinamiche nei loro testi sacri, in Oriente come in Occidente.

L’uomo vive questa scelta tra la gestione consapevole delle proprie energie sessuali e la dispersione, o la dipendenza morbosa, in modo diretto, mentre la donna ha un altro ruolo. Lei è già “oltre”, non deve orientare alcunché. Se mai è legata da un certo istinto procreativo, materno, più che libidinoso. Ma, nel momento in cui intuisce un altro livello di generazione, allora permette a se stessa e soprattutto all’uomo (più legato di lei dai meccanismi del piacere carnale), quindi all’umanità tutta, l’ascesi, ovvero l’ascensione in quanto trascendimento e rigenerazione sul piano divino, reale. Da quel livello in poi, che potremmo definire sacerdotale (o, meglio, ierofantico), è possibile trasmettere le proprietà rigenerative verso più nobili e meno coinvolti simulacri (il pane e il vino), in quanto veicoli della vita superiore, rispetto agli umori sessuali, altrimenti usati in tradizioni pre-cristiane (o cristiane deviate): dinamiche certamente potenti ma che pur si collocano su livelli ben inferiori, talvolta comunque per certi versi, su di un certo piano, valide in quanto percorso, tal altra vani scimmiottamenti privi di qualsiasi valore spirituale. È un terreno delicatissimo. La donna è assolutamente attiva su tutti i piani della realizzazione (anche della sua stessa auto-realizzazione): il suo ruolo mistico è cruciale e quello magico non è certo “accessorio” all’uomo. Sul piano ontologico riveste un ruolo fondamentale: essa è l’innesco dell’energia (potremmo dire l’iniziatrice), senza il quale l’uomo non avrebbe nulla da orientare. La donna come femminile è la biforcazione: un ruolo davvero “santo” e “diabolico”, nella pura accezione del termine. L’impulso ci deve essere! Da lì in poi si vedrà come potrà/dovrà essere orientato: se verso la natura umana-animale (istinti, procreazione, dispersione ecc… secondo la natura delle cose create) o e se verso la natura umana-divina di cui siamo veicolo e manifestazione. Il sesso diventa sentimento, o meglio ancora l’energia che risveglia le facoltà superiori, che ci rende la vista. È un processo naturale che può essere autentico solo grazie ad una sincera presa di coscienza dell’esperienza vissuta, risolta e dunque sublimata, elevata. Ed è la donna che permette questo. Risvegliare kundalini significa trasformare la sessualità in energia creatrice e dare un orientamento diverso al proprio spirito: orientare gli impulsi tipici dei chakra bassi (territorio, sesso, cibo) verso una direzione superiore. È smettere di essere solo animali intellettuali in preda a impulsi nevrotici, per capire e risvegliare ciò che veramente siamo. Tutto il resto è un alimentare il dialogo interiore che produce emozioni, le quali muovono il corpo verso la continua e compulsiva alimentazione della parte animale ed egoica.