Il “sistema” nyingma e lo Dzogchen


Il sistema d’insegnamenti noto come Dzogchen caratterizza uno dei “sistemi” del buddhismo tibetano, il “sistema” nyingma, che trae parzialmente le sue origini in una religione pre-buddhista del Tibet, la religione bon. In questa sezione presentiamo sia lo Yungdrung Bon Italia, che si ricollega direttamente alla tradizione bon, sia gruppi del “sistema” nyingma che originano da diversi lignaggi e insegnanti. Tutti hanno in comune l’insegnamento e la pratica dello Dzogchen.
Lo Yungdrung Bon Italia – Le origini della religione bon – una parola tagika che significa “religione” – si situano in un’epoca molto antica, difficile da precisare ma certamente precedente, se non al Buddha, almeno alla diffusione del buddhismo in Tibet. Il suo fondatore, Tönpa Shenrabo gShen-rab mi-bo, di cui non si sa quasi nulla di certo, sarebbe vissuto fra il Tibet Occidentale, l’Uzbekistan e il Tagikistan. La religione sarebbe passata da una prima fase animista a una seconda – detta fase Yungdrung –, cronologicamente situata in corrispondenza del Medioevo europeo, in cui si formalizza tramite testi sacri, solo ora raccolti e studiati da esperti accademici, quindi alla terza fase, moderna, che inizia con la fondazione nel 1405 da parte di Nyammey Sherab-gyeltsen (1356-1416) del Monastero di Menri, in Tibet, distrutto durante la Rivoluzione Culturale ma ora in corso di lenta ricostruzione. In questa fase inizia un rapporto complesso con il buddhismo, che attraversa fasi di conflitto e altre di collaborazione. La definizione del bon, nella sua terza fase di sviluppo, come un “sistema” buddhista tibetano con pari dignità rispetto agli altri – che dal 1977 è la posizione ufficiale del Dalai Lama –, o invece come religione distinta dal buddhismo, percorre tutta l’autocomprensione sia dei buddhisti tibetani sia dei bonpo – così sono chiamati i seguaci del bon –, implica sottili questioni teologiche e ha subito indubbiamente nella storia anche condizionamenti di carattere storico-politico. Dal punto di vista dottrinale, l’attuale bon assomiglia molto al “sistema” nyingma, anche se alcune pratiche rituali – il percorso intorno ai luoghi sacri in senso anti-orario anziché orario – e simboli – la svastica, per esempio, assume per i bonpo il ruolo di simbolo principale – sono diversi, così come un suo carattere distintivo ha mantenuto la musica bonpo. Lo Yungdrung Bon Italia diffonde gli insegnamenti di Tenzin Wangyal, un maestro bon che risiede attualmente a Charlottesville, in Virginia (Stati Uniti) ed è fondatore e direttore del Ligmincha Institute, un’organizzazione dedicata allo studio e alla pratica degli insegnamenti della tradizione bon. Nato ad Amristar, in India, essendo i suoi genitori fuggiti dal Tibet in seguito all’invasione cinese, ha studiato sotto la guida d’insegnanti buddhisti e bon, raggiungendo il titolo di geshe, massimo grado accademico della cultura tradizionale tibetana. Risiede negli Stati Uniti dal 1991 e ha insegnato in Europa e negli Stati Uniti. I suoi testi sono tradotti in diverse lingue occidentali, e organizza seminari sulle tecniche Dzogchen, proponendo peraltro anche testi di Chögyal Namkhai Norbu della tradizione nyingma.

Di Tenzin Wangyal è stato tradotto in italiano I miracoli della mente naturale. L’essenza dello dzogchen nella tradizione bon del Tibet, 1997 e Lo yoga Tibetano del Sogno e del Sonno, 1999, editi da Ubaldini, Roma.
La Comunità Dzogchen Merigar – Chögyal Namkhai Norbu – nasce nel 1938 a Geug, nel Derghe (Tibet Orientale) ed è riconosciuto come reincarnazione del grande maestro dello Dzogchen, Adzam Drukpa (1842-1934), a sua volta reincarnazione del maestro della stessa scuola Padma Karpo (1572-1592). Forte di questi riconoscimenti, riceve un’educazione monastica completa in tutte le scuole tibetane, finalmente prediligendo lo Dzogchen. Nel 1960 il tibetologo Giuseppe Tucci lo invita in Italia, e da allora vive in Occidente. Dal 1964 al 1992 è docente di Lingua e letteratura tibetana e mongola presso l’Istituto Orientale di Napoli. Nel 1976 inizia, in Italia, a impartire insegnamenti di Dzogchen a occidentali, estendendo poi la sua attività agli Stati Uniti, l’Argentina, l’Australia e la Russia. Nello stesso anno fonda la Comunità Dzogchen, un’associazione di persone che pure continuando a vivere nel mondo praticano lo Dzogchen facendo riferimento a un centro (gar). Il gar non è un monastero, e vi risiede solo il custode (gecköd), che peraltro esercita questa funzione per non più di due anni. Ogni gar è gestito da un organo di rappresentanza (gakyil o ganci), composto da tre a nove persone che rimangono in carica per un massimo di tre anni e si dividono in tre sezioni identificate – secondo la tripartizione fra corpo, voce e mente – dai colori giallo per le attività economiche e amministrative, rosso per le attività lavorative e blu per l’insegnamento. Un Gakyil Internazionale presiede alla collaborazione tra i gar. La sede principale della Comunità è stabilita dal 1981 a Merigar, presso Arcidosso, nella zona fra il Monte Amiata e il Monte Labbro già teatro nel secolo XIX dell’epopea di David Lazzaretti, noto come “il profeta dell’Amiata”. Una serie di costruzioni fanno di Merigar un vero e proprio angolo di Tibet in Toscana. A Merigar hanno sede le Shang Shung Edizioni – nate nel 1983 –, l’Istituto Internazionale di Studi Tibetani Shang Shung – fondato nel 1989 e inaugurato alla presenza del Dalai Lama nel 1990 –, la Cooperativa Agricola Biologica Toscana, costituita nel 1991 e che si occupa di organizzare sia l’agricoltura sia gli insediamenti abitativi della comunità; mentre è collegata alla Comunità – pur avendo sede a Roma – l’Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia (A.S.I.A., creata nel 1988). La Comunità Dzogchen fa parte dell’Unione Buddista Italiana (U.B.I.) e dell’Unione Buddhista Europea (U.B.E.). Lo Dzogchen è inquadrabile all’interno del “sistema” nyingma, il quale insegna nove “veicoli”, il più elevato e complesso dei quali è – appunto – il Dzogchen o Dzog-Chen (“Grande Perfezione”), uno stato libero dal dualismo di soggetto e oggetto che appartiene alla mente in modo originario. Da questo punto di vista, è importante segnalare che la Comunità insiste sul fatto che lo Dzogchen non è legato solo al “sistema” nyingma, posto che si trova anche nel “sistema” o religione bon; che – al di là di questo dato storico – lo Dzogchen, “yoga primordiale”, è presentato non come scuola o tradizione religiosa ma come conoscenza dello stato primordiale della persona, che come tale non dipende da una tradizione culturale e può essere praticato in qualunque contesto; che a Merigar sono insegnate anche pratiche segrete di tipo tantrico, sulle quali Norbu si è peraltro sempre mostrato molto riservato. Anche per ragioni legate alla salute, negli ultimi anni Namkhai Norbu trascorre insieme alla moglie – l’italiana Rosa Tolli – la maggior parte del tempo sull’Isola Margarita, in Venezuela. Conseguentemente, tutte le attività dell’Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia e dell’Istituto Internazionale di Studi Tibetani Shang Shung a Merigar, sono coordinate rispettivamente dalle famiglie del figlio di Namkhai Norbu – Yeshi Silvano Rinpoche, nato nel 1971 – con la moglie Egle, e da Yuchen Namkhai, nata nel 1971 e sposa di Luigi Ottaviani.
Namkhai Norbu ha pubblicato in italiano numerosi titoli, sia presso altri editori – fra questi cfr. Il libro tibetano dei morti, Newton Compton, Roma 1983; e Dzogchen. Lo stato di auto perfezione, Ubaldini, Roma 1986 – sia presso le Shang Shung Edizioni, Arcidosso (Grosseto), di cui in particolare Il ciclo del giorno e della notte. La via quotidiana dell’Atiyoga (1984), Il piccolo canto del fai come ti pare (1986), Lo specchio. Un consiglio sulla presenza della consapevolezza (2005), e Corpo di Luce. La vita e la realizzazione di Togden Ugyen Tendzin (2011).

L’Associazione Dzogchen Nyingthig – Adzom Gyalse Pema Wangyal Rinpoche, nato nel 1971 a Chamdo, nel Tibet Orientale, dove risiede tuttora, e allievo di Druktrül Rinpoche (1926-2002), è erede della tradizione Nyingthig, una delle più note all’interno del “sistema” Nyingma, che si è formata nel secolo XVIII. Nel 1998 si è recato per la prima volta in Occidente, negli Stati Uniti, e ha insegnato per due anni nel centro Tara Mandala di Tsultrim Allione – una delle prime occidentali a essere iniziata come monaca buddhista tibetana – in Colorado, dove ha avuto fra i suoi allievi l’italiano Italo Choni Dorje, nato nel 1962, che ha invitato Adzom Rinpoche in Italia nel 2004 per un seminario a Pesaro – preludio a successive visite regolari nel nostro Paese –, ed è quindi stato autorizzato dal maestro a trasmetterne gli insegnamenti, fondando poi l’attuale associazione. Il programma di studio dell’Associazione Dzogchen Nyingthig parte dai rudimenti del buddhismo per arrivare gradualmente agli insegnamenti Dzogchen e tantrici della tradizione Nyingthig. L’Associazione si occupa anche di altre iniziative di solidarietà rivolte verso il Tibet.
Un’opera di Tsultrim Allione, scritta però prima che diventasse discepola di Azdom Rinpoche, è stata tradotta in italiano: Donne di saggezza. Una via femminile all’illuminazione, Astrolabio Ubaldini, Roma 1985.
Rigpa Italia – è la branca italiana di Rigpa International, un’organizzazione nata per diffondere gli insegnamenti di Sogyal Rinpoche, un maestro Dzogchen tibetano – riconosciuto da bambino quale incarnazione di Tertön Sogyal Lerab Lingpa (1856-1926), maestro famoso per le sue visioni – che ha studiato religioni comparate all’Università di Cambridge, nel Regno Unito, e nel 1992 ha pubblicato Il libro tibetano del vivere e del morire, tradotto in ventinove lingue, e che ha ispirato gruppi in una dozzina di Paesi occidentali. Sogyal Rimpoche offre un corso avanzato di Dzogchen – Rigpa indica nell’accezione della scuola “la natura più intima della mente” – attraverso un ritiro di tre anni, tre mesi e tre giorni che può essere compiuto sia presso il tempio di Lerab Ling, nel Sud della Francia, sia nella propria casa seguendo le istruzioni del maestro riversate in dvd e mantenendosi in contatto con lui tramite Internet. Questa seconda possibilità è offerta per la prima volta nella tradizione Dzogchen: se solleva le obiezioni di qualche purista, tiene conto della situazione comune in Occidente, dov’è difficile potersi allontanare dalla propria vita quotidiana per oltre tre anni. In Italia gruppi di Rigpa sono presenti a Bologna, Modena, Bolzano, Firenze, Roma, Torino e sull’Isola d’Elba. Nell’intento di Sogyal Rinpoche, Rigpa “cerca di esplorare in quali modi la saggezza e la compassione degli insegnamenti del Buddha possano essere applicati in molti e diversi ambiti della vita moderna”; d’altra parte, “l’intero insegnamento del Buddha è volto alla realizzazione di questa nostra natura assoluta, lo stato di onniscienza o di Illuminazione, una verità così universale e così primordiale che trascende ogni limite, compresa la stessa religione”.