la mistica dell’anima

“…Questa trasformazione a cui miravano gli iniziati di diverse confraternite è analoga alla trasformazione del piombo che muta in oro dell’Opus Alchimicum, la grande opera iniziatica che, passando dal Nigredo, il momento oscuro (teschio/corvo nero-morte), avanza all’Albedo (colomba bianca-trasformazione), per arrivare infine a raggiungere l’ultimo stadio chiamato Rubedo (fenice rossa-completamento), la fase finale, quando l’officiante ha creato l’oro ed ha immortalato il suo corpo, rivestendolo di materia incorruttibile rossa, il Vajra (diamante/fulmine/folgore) della tradizione tantrica, il Corpo di Luce. Questo fuoco, proveniente dal corpo stesso dell’iniziato, è analogo a quello di Enoch che trasformò la sua carne in “torcia ardente” per “salire ai cieli” e “vedere Dio”. (..) Questa via o pratica spirituale, è sempre bene ricordarlo, oltre che nell’alchimia, è alla base dello Yoga tantrico e tali insegnamenti sono tutt’oggi inaccessibili ai profani. In questa tradizione è Rudra o Shiva ad essere indicato come “Signore della Folgore”, la personificazione stessa della divinità distruttiva o “dio della morte”, colui che uccide il corpo vecchio dell’iniziato per trasformarlo in un corpo nuovo. Questa divinità è presso lo Shivaismo l’Essere Supremo ed assume i tratti sia del creatore, sia del distruttore. Nell’Induismo Shiva è il distruttore dei mondi, soprattutto grazie alla sua ormai famosa “danza distruttrice”, Nataraja. Nelle assunzioni tantriche è, quando unito ad una delle sue consorti, il veicolo primario per la trascendenza. Secondo varie tradizioni religiose Shiva e sua moglie Pārvatī risiederebbero sul monte Kailash (Kailāśā Parvata) situato nel Tibet, considerata la montagna sacra per eccellenza, e trono degli dei dall’Induismo, al Gainismo, dalla religione Bön, al Buddismo tibetano. E’ in questa montagna che tra i vari fiumi nasce anche il Gange, il sacro fiume dell’India. Tra le varie correnti dello Shivaismo spicca lo Shivaismo Kashmiro, un sistema filosofico monista sviluppatosi nell’ambito delle più antiche tradizioni tantriche, maturato tra il VIII e il IX secolo D.C. nella zona del Kashmir nel nord dell’India. Questa via esoterica è considerata una delle più elevate vie di yoga mai esistite, un sentiero spirituale supremo che ha come fine ultimo l’identificazione totale con la Coscienza Universale stessa incarnata dal dio Shiva. La caratteristica principale del pensiero shivaita risiede nel concetto di “monismo” che si contrappone per sua natura al “dualismo” Vedantico. Presso la tradizione Indù Shiva rappresenta l’archetipo del dio che si manifesta quale Grande Iniziatore degli esseri limitati ed ignoranti e, proprio per questo motivo, il Tantrismo avrebbe la pretesa di essere la sola dottrina adeguata ai giorni nostri, gli ultimi tempi, il Kali-yuga o era della dissoluzione. Shiva è il Signore di tutti gli yogin, ed è l’archetipo dell’asceta perfetto, simbolo di colui che domina i sensi e la mente, perennemente immerso nella beatitudine, ānanda, e nel samādhi. Il Tantra è la pratica di uno speciale e particolare tipo di Yoga; tale dottrina è l’insieme di tecniche e vie tenute in precedenza segrete a causa della loro pericolosità. Il Tantrismo affiora nell’area dove si era sviluppata la grande civiltà indo-aria nei primi secoli dell’era cristiana nonostante si dica che la sua origine fosse ancora più antica e si diffuse in maniera poderosa come nuova corrente religiosa e spirituale. Esso penetrò sin da subito in tutto l’Induismo influenzando non di poco le varie scuole dello Yoga, soprattutto lo Hatha-Yoga, inteso come “Yoga del potere del Serpente”, e il Kundalinī-Yoga, lo yoga basato sul risveglio della Potenza latente nell’uomo, Shakti, per ottenere la “liberazione” o Mukti. A subire maggiori influssi del Tantrismo furono i culti di Vishnu e Shiva. Anche il Buddismo venne influenzato dal sacro Tantra, da questo, infatti, fiorì in Tibet la corrente del cosiddetto Vajrayāna , la “via del Diamante” o “della Folgore”. Questa dottrina esoterica, strettamente iniziatica, si sposò immediatamente anche ai vari culti e alle differenti pratiche magiche-sciamaniche presenti nel territorio. Al Tantrismo, in quanto estensione stessa della tradizione indù e degli insegnamenti tradizionali dei Veda, gli si attribuisce addirittura il titolo di “quinto Veda”. Gli insegnamenti del Tantrismo sono gli unici adatti alla nostra era attuale, il Kali Yuga, poiché, mentre altre vie sarebbero oggi giorno impotenti nell’atto pratico, solo le tecniche yogiche-tantriche basate sulla potenza divina di Shakti sarebbero adatte e funzionali all’uomo nell’era oscura. Anche se il Tantrismo non rigetta l’antica sapienza, specialmente in quello denominato “via della mano destra”, i suoi insegnamenti innovativi e temibili, che in precedenza furono tenuti segreti, possono essere rivelati purché si metta in guardia il praticante dal pericolo che potrebbero soprattutto riscontrare i non iniziati. A differenza dell’Induismo, nel Tantrismo il mondo non è Māya (“ciò che non è”), un’energia illusoria creata da Īśhvara, il Signore supremo, ma “Potenza”. Questa “Potenza” è Shakti, che diventa attiva nell’impassibilità di Shiva portando frutto. Questo ci indica un ulteriore elemento fondamentale del Tantrismo: lo Shaktismo, dove si esalta sotto questo aspetto tutte le varie forme delle Devi, madri divine o divinità femminili: Shakti, Kālī, Durgā, Pārvatī, accompagnate dai loro rispettivi consorti (divinità maschili). Nei Tantra rientra inoltre la cosiddetta “Via della Mano Sinistra”: l’uso del sesso a fini mistici, la materia che muta lo spirito. L’essenza del Tantra, il suo sistema, la sua dottrina, e le sue tecniche, non hanno una univoca classificazione: sono un insieme di insegnamenti spirituali ed esoterici di origine indù, buddiste, giainiste e derivanti dell’antica religione tibetana pre-buddista Bönpo. Questi insegnamenti hanno diramazioni diffuse in Tibet, Cina, Giappone, Indonesia, Corea e molte altre zone dell’Estremo Oriente. La via chiamata della Mano Destra, in sanscrito Dakṣiṇācāra, si incentra nella creazione e protezione del Logos (nome e forma) che corrisponde al culto rituale, alla realizzazione delle leggi divine, al mantenimento della dottrina, essa è attribuita a Brahma (creazione) e Vishnhu (mantenimento). Qui viene praticato lo Yoga tantrico puramente simbolico, che esclude il possesso fisico e reale del sesso opposto. L’unione che otteniamo percorrendo questa via sarebbe totalmente mentale ed è questo, sembrerebbe, lo Yoga tantrico utilizzato dai Catari, i Trovatori, e dai Fedeli d’Amore. La via della Mano Sinistra, in sanscrito Vāmācāra, invece, mira alla distruzione del nome e della forma ed è sotto la guida di Shiva (distruzione). In questa “via umida”, a differenza dell’altra, la “via secca” (utilizzata dalla via della mano destra), si pratica il contatto fisico reale, l’atto sessuale, dove tuttavia non è permessa alcuna eiaculazione. Entrambe le vie seguono la direzione shivaistica, la via dei Siddha, che mira all’immortalità attraverso l’edificazione del “Corpo di Diamante” ottenuta grazie alla condizione androgina spirituale che favorirebbe il totale dominio delle energie emotive e psichiche. Qui, in termini simbolici, l’uomo impregnerebbe se stesso e partorirebbe la sua “parte divina”: il Corpo di Luce. Tutto ciò, in sostanza, si otterrebbe dominando totalmente la mente ed il proprio ego, destando in questo modo Kundalinī. E’ attraverso la mente, infatti, veicolando questa potente energia, che possiamo catapultare l’Ego (in realtà il Sé) nel “mondo delle idee”, la dimensione spirituale, e da questo luogo archetipico attingere alle verità più elevate per poi riporle nella memoria, dimora della dea Mnemosine, attraverso la mente, barlume dell’uomo. Entrambe le vie, essendo speculari, portano all’Uno. Queste vie sono salvifiche e trascendentali per mezzo della “mente” (intesa come concetto di Intelligenza superiore o buddhi), il solo strumento che permetterebbe realmente all’uomo di “illuminarsi” portando in questo mondo il frutto delle sue “idee”. Del resto, secondo il medesimo ragionamento, non ci sarebbe stata scienza senza la protoscienza; niente in questo mondo sarebbe stato realizzato se prima non fosse stato pensato “dal mondo delle idee al mondo fisico”: l’Esoterismo che “imbocca” in tal modo l’Essoterismo. Tutte le costruzioni derivanti dall’architettura, le opere d’arte, la musica, la letteratura, la poesia, .. sono tutte creazioni elaborate da uomini che hanno in qualche modo attinto al “mondo delle idee”…. ….Tornando al Tantrismo, il Tantra intende collocarsi al di là del dualismo Samkhya indù; superando la dualità esso si incentra ad ottenere lo stato androgino dell’essere perfetto, o eroe tantrico, attraverso l’unione di Shiva e Shakti. Riscontriamo ancora una volta la via dello “sposalizio” tra il maschile e il femminile (tipico dei Rosa+Croce) all’interno dell’iniziato, simbolo della dualità che, se unita a “nozze”, sfocia nell’unità psichica dell’androginia spirituale dove la coscienza raggiungerebbe la dimensione archetipica-spirituale dell’Uno o Monade, l’Iperuranio platonico, il Regno dell’Eterno. Questi due aspetti erano esaltati dagli iniziati dell’Antico Egitto attraverso le rispettive divinità: Nun (aspetto maschile), l’Oceano primordiale, e Nunet (aspetto femminile), le Acque primieve. L’eroe tantrico (Vīrya ) sarebbe in pratica un retto iniziato alla perenne ricerca della perfezione; esso incarna, similmente agli eroi dei miti greci che si rapportano con gli dei, il mistico percorso gnostico dell’uomo Pneumatico, colui che, distaccatosi dal mondo (concetti, leggi, dottrine, etc.) supera gli arconti (qualsiasi forma di ostacolo che blocca l’evoluzione dell’essere) e si mette alla ricerca del Dio occulto (la vera Tradizione, la via nascosta/interiore) per ottenere una liberazione totale attraverso una pratica meditativa solitaria che lo condurrebbe ad ottenere la realizzazione spirituale. Nel corso della sua esistenza il Tantrismo fu, soprattutto in Occidente, dapprima poco conosciuto e, successivamente, poco ben visto dalle varie istituzioni religiose, soprattutto dalla Chiesa Cattolica che lo ha sempre indicato come un sistema religioso deviato e deviante proprio perché in esso si erano esaltati gli eccessi “dionisiaci” tra cui le assunzioni di bevande sacre e le pratiche orgiastiche, presenti all’interno di alcune sue tradizioni (ci riferiamo soprattutto a quelle legate alla “via della mano sinistra” dove è presente il “rituale segreto” o Pancatattva riservato ai Vîra, il virile/iniziato tantrico), che per forza di cose entravano in contrasto con la mentalità puritana perbenista del sistema religioso. Ancora oggi c’è questo pregiudizio accompagnato da molta ignoranza intorno al Tantrismo. Lo Yoga tantrico dei Siddha, e con esso la cosiddetta “via della mano sinistra”, sono essenziali per intraprendere il percorso spirituale che comporta alla comprensione della realtà dualistica e ad ottenere l’armonia degli opposti nel nostro inconscio più profondo attraverso la loro unione. Nella Bibbia la “via della mano sinistra”, oltre ad essere indicata come malvagia, viene rappresentata esotericamente dal simbolismo di Caino, il famigerato fratello omicida di Abele; da Caino discenderà Enoch, uomo di Dio che “ascese ai cieli” attraverso la Merkavah (secondo l’apocrifo Libro di Enoch) e che entrò nel “Regno”. Da tutto ciò si eccepisce che la stirpe di Caino, non solo non viene condannata da il Signore Dio (YWHW) come ci dice peraltro la Scrittura, ma addirittura dal suo seme discende un uomo eletto: Enoch. Motivo, questo, che ci conferma come il Signore vigili anche sulla “via della mano sinistra”. Tutte le strade conducono a Lui. …Questi concetti esoterici ci confermano che l’essere umano, o meglio l’anima condizionata, sarebbe a tutti gli effetti un’entità spirituale intrappolata nel corpo grossolano che deve riuscire a superare i tre stadi di trasformazione alchemica per riconquistare la sua “purezza” mediante una perfetta realizzazione spirituale, liberandosi così dalla materia stessa, il suo sepolcro. Solo cosi l’anima, la divina goccia di Luce, si svincola dal ciclo infinito delle nascite e morti, il Samsāra, e può far ritorno nel regno di Dio, l’infinito oceano di Luce o Brahman, il Suo aspetto impersonale. L’uomo deve riuscire sostanzialmente ad evadere da questo ergastolo rappresentato come un carcere fisico per l’anima spirituale dal mondo materiale liberando così la sua vera essenza. Questo è sostanzialmente il simbolismo del “volo del Pellicano” o del “Cigno” (Haṃsa), ovvero dell’anima individuale che ritorna alla fonte da cui tutto proviene. La vita materiale e sostanzialmente una trappola mortale per l’essere vivente, ecco perché lo spiritualista deve mirare ad ottenere la realizzazione spirituale per poter così liberarsi da ogni vincolo fisico che tende a spingere l’anima verso i mondi inferiori”… «“…Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?”». (Marco 8:36) (selezione da: “Il Corpo di Luce” nelle tradizione esoteriche e nel Tantrismo” La Bibbia Rivelata Vol.2 – Il Corpo di Luce e il Segreto del Fiore della Vita di M. Perrotta – Ediz. Xpublishing).