la favola dell’ultima guerra

Iniziava più o meno così: era l’alba dell’ultimo giorno un alba che non avrebbe voluto albeggiare. Oppure anche così: venne l’alba dell’ultimo giorno in cui si stava per combattere la battaglia che avrebbe deciso le sorti della guerra tra umanità e natura.  I due grandissimi eserciti erano schierati in un immenso campo di battaglia di cui gli occhi non riuscivano a vederne la fine. I biglietti erano tutti esauriti da anni.  L’umanità dopo essersi combattuta tra di se per millenni aveva deciso di sfidare e combattere la natura stessa. L’umanità aveva così segnato il suo ultimo atto quello più estremo: l’auto-sterminio di se stessa la propria autodistruzione globale. Da un lato l’esercito umano vedeva schierati in testa generali delle forze paranazionali.  Spiccava fra tutti il generalissimo degli stati paraplegico-atlantici Mongomery Plexigas Arrogançy Smit Cesson dentro il suo carro armato nucleo parabolico tir dimensionale a 11 G e nella sua armatura mimetico atomica a propulsione trabecolare di ultima generazione, accanto a lui il sergente portabandiera Back Jack con la bandiera a vento autoalimentante a pannello solare dell’unione transoceanica e il carro museo di medaglie da quattro tonnellate al suo seguito il tenente Scribugi Joan Compiutery XFile che ne descriveva le gesta momento per momento ai posteri (quali?!). Altri generalissimi delle alleanze del resto del mondo e delle tribù unite tutte con tamburi e trombe ed ogni tipologia di arma inventata. Tutti i generali imperatori re e comandanti della storia umana sono presenti da Giulio Cesare a Annibale, da Alessandro Magno al Gen. Custer da Napoleone a Hitler. Si potevano vedere ogni sorta di arma antica e moderna concepita dall’umanità: spade scimitarre sciabole lance alabarde pugnali cerbottane fionde cannoni scudi boomerang missili bombe atomiche nucleari a lunga e corta gittata clave e machete robot addestrati di ultima penultima e terzultima generazione carri armati lancia siluri armi nucleari aerei a propulsione e astronavi. Non si era mai visto un esercito umano così mastodontico di milioni di soldati di varie epoche erano stati risuscitati e riportati in vita dal Dio degli abissi stesso che si era schierato e combatteva a fianco degli uomini e che dominava il campo di battaglia da un alta torre intento a guardare e scrutare con l’occhio nel cannocchiale a raggi ulta violetti x y z alfa omega che gli permetteva di avere una vista stroboscopico quadrimensionale ascensionale che vedeva anche sotto terra per chilometri di profondità la più microscopica invisibile creatura. Ma si potrebbe continuare a lungo per parlare degli innumerevoli partecipanti a quel conflitti dove tutti gli umani volevano che si dicesse alle generazioni a venire  che si scrivesse la storia per dire il tanto egoico tronfiante: io c’ero. Non sapendo che non era che l’ultima grande illusione poiché non ci sarebbe stato un altro giorno per dire io c’ero e pe pubblicarne le gesta su face book. Dall’altro fronte ogni sorta di animale esistito conosciuto ed estinto tornato in vita dalle arti magiche di qualche spirito della natura. Si vedevano tra le moltitudini schierate. Il re di tutti gli elefanti dalle zanne dorate, il boa dagli otto anelli che poteva ingoiare una città intera con tutte le sue torri grattacieli e ponti. Le divinità del vento della pioggia del ghiaccio, dei sette mari, del fuoco dei fiumi e di ogni altro evento naturale erano presenti, il signore di tutti gli uccelli era un’aquila fenice gigante con le piume di tutti i colori possibili e dall’apertura alare di otto metri. Una balena di cinquemila tonnellate era ancorata al porto pronta per ingoiare gran parte delle flotte umane. Anche qui si potrebbe continuare citando ogni sorta di essere vivente che partecipava compreso l’imperatore degli alberi l’essere forse più vecchio di secoli cioè da quando esiste il mondo. Vari maghi e spiriti avevano preso posizioni nei contrapposti schieramenti portando ogni sortilegio possibile ed impossibile. Dio stesso in persona e le divinità tutte ed ogni sorta di angelo arcangelo ed essere invisibile era a guardare sospeso nelle nuvole o a mezz’aria. Dio stesso troneggiava anche se già conosceva le sorti della battaglia e quale sarebbe stato il destino delle sue creature. Sapeva che sarebbe arrivato il giorno della fine di tutte le fini con il giudizio finale e non se lo voleva perdere. Qualcuno dall’alto fece un cenno con una bandierina a scacchi nera e bianca. La battaglia cominciò come tutte le battaglie di ogni tempo nei fragori e nelle polveri densa di ogni sorta di strategia possibile ed impossibile. La battaglia divampò al suono di ogni tromba, fanfara e banda tamburo disponibile durò per alcuni giorni ore e dopo un’aspra lotta l’umanità fu annientata risucchiata e quella che fu fatta prigioniera incatenata fu resa schiava. Venti tempeste piogge maremoti incendi divamparono, la natura trionfò. Poi per lungo tempo il quei luoghi regno solo il silenzio. Questa favola raccontavano in un tempo perso di cui non ci perviene datazione in qualche zona del mondo le madri ai loro cuccioli nelle grotte dove vivevano alla luce fioca del fuoco al calduccio dentro le pelli di caribù mentre fuori animali dai lunghi denti svolazzavano e correvano fiutando qualche altro animale da azzannare e sbranare e i viventi cercavo cibo per le loro progenie. Era  forse un’altra alba un’altra epoca  di un nuovo inizio? Intanto tutte le mamme all’unisono rimboccando le pelli dei loro cuccioli. Quelle mamme dicevano concludendo sempre così: ora dormi caruccio della mamma e non aver paura è solo una favola inventata che si racconta, soltanto una novella persa nel tempo. Sogni felici. Dando un bacio sulla fronte della loro scimmietta.