la bellezza esiste e salverà il mondo

“abbiamo fatto i conti con le nostre solitudini e abbiamo imparato la lezione. Quanto sia importante e necessario stare uno accanto a l’altro, parlare per ritrovarsi (..)ci è venuto naturale farlo perché abbiamo visto i nostri amici diventare i nuovi poveri e il cibo necessità. Anche noi siamo cambiati perché abbiamo capito che le persone non sono numeri. I numeri servono ma non raccontano chi siamo. La salute della nostra famiglia, l’educazione dei nostri figli, lo svago, la poesia, la bellezza, il valore della comunità, dopo i mesi e gli anni che abbiamo passato. In sostanza i numeri non calcolano quello che rende la vita degna di essere vissuta”. Questa poesia viene dall’ultimo concerto di Gianmaria Testa, a fine luglio del 2015, nel cortile della Scuola Holden di Torino: Nel becco giallo-arancio di un merlo/in un fiore qualunque/nell’orizzonte perduto e lontano del mare/la Bellezza esiste/è un mistero svelato/un segreto evidente/la vita/la Bellezza esiste/e non ha paura di niente/neanche di noi/la gente. Questa poesia viene (dall’ultimo concerto di Gianmaria Testa, a fine luglio del 2015, nel cortile della Scuola Holden di Torino).  Gianmaria Testa era innanzitutto un poeta, spesso le poesie gli apparivano in testa direttamente con le note e gli accordi giusti come succede ai veri artisti. Altre poesie non avevano musica, restavano parola, poesia pura nella sua essenza. Nel libro postumo “Da questa parte del mare”, pubblicato da Einaudi nel 2016 con prefazione di Erri De Luca, oltre a pubblicare i testi del suo cd con lo stesso titolo, ha scelto nove poesie. La bellezza esiste è la seconda di questa piccola serie. La prima è una sorta di avvertenza poetica, di un poeta per se stesso, per gli altri poeti (perché è davvero universale) e per i lettori tutti, su come nascono le poesie e le parole di una canzone. Una vera perla da artista: Senza titolo:” Levigare le parole/fino alla trasparenza/fino al limite sottile/di fragilità e di rischio/per sentirle finalmente suonare/al tocco delle dita/o tagliarvisi le labbra/o raccoglierne i cocci muti/e riprovare”.(a.c. di Lam)                                                                             «La Bellezza salverà il mondo». Mai come attualmente, la frase del celebre scrittore russo Dostoevskij si fregia di tutta la sua potenza significativa, rivelandosi foriera di speranza. In una realtà in cui domina la disarmonia e la volontà di abbrutire qualsiasi cosa, persino la vita stessa, l’idea che il Bello, per chi lo sa cercare e vedere, possa essere un’ancora di salvezza per l’uomo contemporaneo è non solo un conforto, ma anche una viva certezza, ché, se vuole, l’uomo, può vivere nella Bellezza, ricostituendo il paradiso perduto e vincendo ogni sorta di nichilismo, per riappropriarsi di un’esistenza che ha già di per sé, intrinseca, l’idea di bellezza, quale seme che deve poter germogliare in ciascun essere umano. Detto ciò, la Bellezza esiste, si tratta solo di capire dov’è e dove abita, appunto. Fatta la debita premessa che il Bello, nel senso classico del termine, è qualunque cosa capace di suscitare armonia, contemplazione, stupore e talvolta estasi, ritengo che sia Bello tutto ciò che non solo è gradevole all’occhio, come ad esempio un’opera d’arte, ma anche tutto ciò che appaga lo spirito. Per poter cogliere la Bellezza è necessario educare e allenare la mente alla sensibilità, alla capacità di provare emozioni e, come diceva il filosofo Hume, occorre fare esperienze estetiche che insegnino alla mente a stupirsi per formare quella che lui chiama «delicatezza dell’immaginazione». Siamo circondati dal Bello, la terra è piena di Bellezza, la natura nasconde il Bello, ma spesso non ne siamo  consapevoli, perché distratti e presi dalla fretta della vita contemporanea che, riempiendoci di cose, ci sommerge talmente da impedirci, talvolta, di vedere o di cogliere la Bellezza. Se il Bello esiste, bisogna saperlo trovare e vedere, ma occorre, innanzitutto trovare la Bellezza che è dentro ognuno di noi, senza la quale non si potrà mai vedere il Bello. E allora, io penso che il Bello abbia tante dimore, tutte collegate e interdipendenti. Lo immagino come una scala che porta sopra una vetta da cui si vede il massimo della Bellezza, ma prima di arrivare in cima, bisogna salire soffermandosi su ogni gradino, ossia nelle varie dimore del Bello. Il nostro animo puro è la prima sede del Bello. Un animo puro riluce come un diamante e poiché conosce già il Bello che sperimenta dentro di sé, riuscirà più di altri a coglierlo e a vederlo al di fuori. Ne consegue che a un siffatto animo, niente può sfuggire di tutta la Bellezza che ci viene donata dall’inizio alla fine della giornata. Basta solo predisporsi all’ascolto, fare silenzio intorno e il resto lo fa la natura che ci regala, in tutte le stagioni, quadri di idilliaca bellezza. Sembrerebbe quasi banale elencarli, ma è bene farlo perché dobbiamo abituarci all’idea che questi spettacoli che sembrano scontati per chi è distratto, in realtà, sono carichi di suggestioni e di immagini talmente belle, ma, troppo spesso, non considerate tali. Lo spettacolo dell’alba, quando nasce il nuovo giorno, dell’imbrunire, delle notti di plenilunio, con la luna che ci sorprende con la sua magia sempre nuova, il mare calmo o in tempesta, i suoni del bosco, in tutte le stagioni, i silenzi sovrumani nei luoghi innevati, la corsa veloce delle nuvole spinte dal vento, il rintocco della campana, a ricordarci la fugacità del tempo e altro, altro ancora… Ebbene, in tutte queste cose abita e vive il Bello, palpitante e quanto mai vivo perché trasmette gioia, armonia e serenità. Questo genere di Bellezza, capace di suscitare stupore, contemplazione, rapimento, fa sentire l’essere un tutt’uno con il creato. E poi esiste il Bello delle opere d’arte e della Poesia, forse non accessibile a tutti e non a tutti destinato e, talvolta, capace di suscitare emozioni talmente forti da trascinare in una dimensione estatica. Il senso di sconvolgimento provocato dalla bellezza di una statua o di un dipinto, sono, spesso, ineffabili. Nel momento in cui ci è dato di osservare opere di simile grandezza, il tempo sembra fermarsi e diventare eterno e l’atto creativo dell’autore dell’opera rivive negli occhi e nel cuore di chi osserva. Sì, perché ogni volta che un’opera d’arte viene vista, apprezzata e vissuta nella sua bellezza, divampa, in quel preciso istante, la potenza dell’atto creativo e ciò non può che essere Bellezza che ha un valore eterno. Che dire poi della Poesia? Sia che si ami, sia che la si crei, è un’arte che nobilita portandoci  a cogliere e a capire sempre più gli abissi insondabili dell’animo umano, talvolta, anche nella dimensione del dolore. La Bellezza è qualcosa di soave, di folgorante e, molto probabilmente, l’unica cosa che può vestirsi di Eternità. E non è solo un fatto estetico, ma anche etico e religioso e appartiene a chi vive nella luce, a chi apprezza e vive la vita nella sua sacralità, a chi riesce a vivere il Paradiso anche su questa terra, a dispetto di chi vorrebbe trascinarci nel proprio inferno perché, non riuscendo ad accendere la propria luce, vorrebbe spegnere la nostra per convincerci che il mondo è privo di senso e che la Bellezza non esiste. E qui ci troviamo nella dimora in cui, grazie al libero arbitrio, la Bellezza, non solo «salverà il mondo», ma anche l’uomo salverà la Bellezza. Dunque, il Bello esiste e bisogna fare di tutto per conoscerlo perché una volta incontrato non ci abbandonerà mai più e camminerà per sempre al nostro fianco, aiutandoci a salire gli ultimi gradini della scala per condurci alla sommità, dimora di Verità e di autentica ed eterna Bellezza.(Iana De Muro)

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