il suono che vince il cancro

Perché antichi ideogrammi cinesi della medicina e del suono sono quasi identici? Perché Apollo nell’antica Grecia era il Dio del suono e della medicina? E si potrebbe continuare in civiltà del passato più evolute della nostra…(Lam) Come suonano le nostre cellule – Le nostre cellule si muovono di continuo e, nel farlo, suonano. La vita non è statica. E nemmeno silenziosa. Siamo composti da 37.200 miliardi di cellule che comunicano fra di loro. Meglio: vibrano. Ma c’è di più. Le cellule non oscillano e non suonano a caso. Ogni loro intonazione corrisponde a ruoli e compiti precisi. “Riusciamo a distinguere le cellule che si stanno differenziando da quelle che producono molecole riparative, così come quelle che soffrono e muoiono”. Lo spiega Carlo Ventura, professore di Biologia molecolare all’Università di Bologna e direttore del laboratorio Guna ATTRE, Advanced Therapies and Tissue REgeneration, da poco istituito presso gli “Acceleratori di Innovazione” del CNR di Bologna. “Non abbiamo inventato nulla questa ritmicità sonora è una caratteristica dell’universo. Oggi sappiamo che i ritmi circadiani appartengono alla materia vivente e sono poi gestiti dal cervello umano. Il ritmo è un codice oscillatorio e noi lo moduliamo”. Così, in ogni cellula, danzano filamenti e microtubuli. “Sono oscillazioni ritmiche che manifestano una direzione precisa e producono campi elettrici. Quando una cellula sfiora le vicine, queste vibrano all’unisono. E la ‘comunicazione’ avviene più rapidamente che attraverso i segnali chimici”. Ci descrive il suono delle cellule? “Non tutte le vibrazioni si possono udire; fra quelle che riusciamo a distinguere la differenza più evidente è fra le cellule sane e quelle sofferenti. Quando si crea una condizione ostile, la cellula che cerca di resistervi produce un rumore sgradevole: i suoni esprimono un significato”. Le cellule sono sensibili alla musica che arriva dall’esterno? “Sì. Esperimenti in laboratorio hanno mostrato che l’ascolto di musica classica allunga la sopravvivenza di due mesi nei ratti trapiantati. Al contrario suoni forti e sgradevoli accelerano i decessi. È dimostrato inoltre che ascoltando la musica con consapevolezza la vibrazione arriva alle nostre cellule. L’uomo, anticamente, è arrivato a comporre musica per stare bene, per sentirsi uno con l’universo…”. Quando è stato scoperto che le cellule oscillano ritmicamente e comunicano fra loro? “Nel 1992 è uscito un primo lavoro su Pnas ma passò quasi inosservato. Esperimenti di laboratorio mostravano che le cellule erano in grado di orientarsi recependo segnali elettromagnetici attraverso il vetro. Nel 2005, sempre su Pnas, lo stesso autore descrisse il fenomeno dello ‘scattering di luce’ (interazione di particelle): le cellule si riconoscono e si aggregano. Le cellule stabiliscono così una dimensione sociale che è il primo requisito per differenziarsi”. Qui lo studio del 1992; qui lo studio del 2005. Quali sono le applicazioni pratiche, in medicina, del fatto che le cellule rispondono alle leggi della risonanza? “Nel nostro laboratorio studiamo le staminali e le possibili applicazioni in medicina rigenerativa. Il corpo umano ha una grande capacità di autorigenerarsi: dopo tre mesi l’80 per cento delle cellule si è rinnovato (sono escluse quelle del cuore). Così tanto frequentemente, nell’arco di una vita, sostituiamo i 37.200 miliardi di cellule che non siamo mai uguali a noi stessi. La natura ci ha predisposto verso l’autoguarigione e noi cerchiamo di ottimizzare quello che avviene in natura”. Esempi? “Le staminali producono molecole che riparano i tessuti. Fra i nostri obbiettivi c’è quello di riprogrammare le staminali in loco, attraverso vibrazioni (campi magnetici). Si può pensare di intervenire su cervello, cuore, sui tumori”. Si può già curare con le onde elettromagnetiche? “Sono in uso da anni terapie elettromagnetiche per le patologie dell’apparato muscolo scheletrico e in campo neurologico; si trattano i tremori del malato di Parkinson o i disturbi dell’equilibrio nell’anziano”. In sintesi. Si può sentire il suono del lievito a 30 gradi e il rumore dissonante delle cellule morte. Le nostre cellule si rinnovano di continuo. Aveva ragione il filosofo presocratico Eraclito, quando affermava che “non scendiamo due volte nello stesso fiume” per dire che, nel tempo, siamo sempre diversi. “Panta rei”, tutto scorre, nel nostro corpo come nell’Universo. Forse siamo davvero una scheggia del tutto.(G.Locati) Fibre ottiche per sentire il suono delle cellule – È cento volte più sottile di un capello umano, ma può percepire forze infinitesime come quelle generate dai batteri mentre nuotano e addirittura sentire suoni a un livello mille volte inferiore al limite del nostro udito, come il battito di una singola cellula cardiaca. Cos’è? È il dispositivo a fibra ottica realizzato nei laboratori di nanotecnologia della Univeristy of California – San Diego, con la sua Jacobs School of Engineering. I suoi creatori raccontano sulle pagine di Nature Photonics che il mini dispositivo servirà a registrare tutte le piccole interazioni e i cambiamenti nei sistemi biologici che finora non si era in grado di monitorare, dalla presenza di un singolo batterio alle modificazioni dell’attività cellulare che potrebbero suggerire, per esempio, un‘evoluzione in cellula cancerosa.
Il dispositivo – Si tratta di una fibra ottica di dimensioni nanoscopiche costituita da biossido di stagno e rivestita da un polimero – il glicolato di polietilene – su cui si trovano minuscole particelle d’oro. Se immerso in una soluzione in cui sono presenti delle cellule vive, questo dispositivo è in grado di percepire le forze generate dai batteri – in particolare Helicobacter pylori, una specie tipica del nostro intestino – che si spostano fino a un limite di 160 femtonewton. Se invece dei batteri ci sono cellule cardiache in coltura la fibra può registrare il loro battito fino ai -30 decibel. Caratteristiche che la rendono 10 volte più sensibile del microscopio a forza atomica (Afm) che finora era stato lo strumento più sofisticato a disposizione dei ricercatori. Ulteriore vantaggio della fibra ottica sono le dimensioni – poche centinaia di nanometri – che, a detta di Donald Sirbuly, che ha condotto lo studio – rendono questo dispositivo “un mini Afm con la sensibilità di una pinzetta ottica”. Come funziona – Una volta immersa la fibra nella soluzione contenente le cellule, i ricercatori fanno passare lungo il dispositivo un fascio di luce. La luce interagisce con le particelle d’oro che ricoprono la fibra e i segnali che ne derivano vengono captati con un semplice microscopio. La chiave di tutto è l’intensità dei segnali luminosi, che varia per via delle interferenze provocate dalle forze o dalle vibrazioni generate dalle cellule. In pratica le forze si propagano nella soluzione e colpiscono la fibra ottica spingendo le particelle d’oro poste sulla sua superficie all’interno dello strato di polimero sottostante: le particelle d’oro così si ritrovano più vicine al fascio luminoso e restituiscono un segnale più intenso. Semplificando: se nella soluzione c’è un batterio che si muove o una cellula cardiaca che batte, si vedrà un segnale luminoso di intensità proporzionale al livello di forza o di suono percepito. Tutto questo grazie al polimero su cui sono adagiate le particelle d’oro, che si comprime sotto l’impulso delle forze generate dalle cellule e che può essere adattato alle diverse esigenze sperimentali: un polimero più rigido può essere utilizzato per misurare forze più grandi, mentre un idrogel conferirà una maggiore sensibilità. Per il futuro i ricercatori aspirano a migliorare ulteriormente le capacità del dispositivo a fibre ottiche per misurare con maggiore efficienza la bioattività e i comportamenti meccanici delle singole cellule, fino addirittura a creare dei nano-stetoscopi per sviluppare nuove tecniche di imaging. (Mara Magistroni) Il Potere Terapeutico del Suono – l dizionario Webster cita il musicista, compositore, agopuntore e ricercatore Fabien Maman come il padre fondatore della terapia del Suono vibrazionale. Documentò per la prima volta al microscopio, gli impatti del suono sulle cellule umane, aprendo un nuovo campo di possibilità. Come hai scoperto il potere di guarigione del suono? Durante un tour in Giappone con il mio quintetto nel 1974, accaddero due cose significative che diedero una svolta alla mia vita. La prima fu che all’arrivo ricevemmo una breve sessione di agopuntura che ci mise in forma per il primo concerto. Questo mi spinse ad approfondire e studiare l’agopuntura immergendomi nel mondo della Medicina Tradizionale Cinese. La seconda fu constatare la completa assenza di espressività del pubblico giapponese durante i concerti. Mi chiedevo se, all’interno del proprio corpo, il pubblico stesse rispondendo alla musica come il pubblico in Messico, New York o Parigi, ma che per una ragione culturale non lo manifestava. Nel 1981 cercai a Parigi una biologa, Hélène Grimal del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica, anche lei musicista. Gli raccontai il mio progetto di mettere le cellule umane sotto un microscopio e fotografarle quando stavano rispondendo all’influenza di un suono (prodotto da diversi strumenti: chitarra, flauto, xilofono, contrabbasso, voce …) al fine di determinare se stavano “applaudendo” o no. Può riassumere le esperienze condotte con le cellule in laboratorio? Ho catturato le immagini di globuli sani (emoglobina) e di cellule tumorali, durante la produzione di suoni con la mia voce o strumenti musicali acustici (cioè, non elettrici, non sintetici). Ho usato l’elettrografia (la mia macchina Kirlian) per registrare variazioni nel campo elettromagnetico (aura) e una telecamera sopra il microscopio per catturare l’immagine della struttura interna del nucleo delle singole cellule. Le cellule erano state posizionate in un mezzo in vitro. I suoni sono stati prodotti da una distanza di 30 cm dalle cellule ad una ampiezza di 25 decibel. Il volume non è stato superiore a quello di una madre che canta una ninna nanna al bambino. Ho scoperto che il Suono acustico ha il potere di cambiare la forma e il colore delle cellule sane (in accordo con la nota e il timbro dello strumento suonato) e ha il potere di far scoppiare le cellule malate in pochi minuti. Una curiosità: quando una persona canta alle sue cellule la nota LA (sintonizzata a 440 Hz) il campo energetico di tali cellule diventa rosa. Sempre. Da tutto questo ho tratto la conclusione che abbiamo la coscienza a livello cellulare. La mia scoperta più profonda è stata che ogni persona ha una nota fondamentale. Quando le cellule della persona rispondono a questa nota, il campo energetico (aura) di queste cellule assume la forma di un mandala dai colori vivaci, come il magenta e il turchese. Qual è la nota fondamentale di una persona? Essenzialmente c’è un momento in cui si può sentire, in una nota cantata dalla voce della persona, come un’aura di suono che crea un armonico grave e acuto in risonanza con la voce. E’ così piena e completa che percepisce che è la sua nota fondamentale. Se sei chiaroveggente, puoi vedere la luce di un’aura. Ma io sono chiaroudiente, e cosi lo sento. Tornando agli esperimenti, sono sorpreso dal suo racconto delle cellule tumorali che sono scoppiate in pochi minuti. Come possono verificarsi questi effetti? Viste sotto la fotocamera Kirlian, queste cellule non avevano aura, e sembravano incapaci di respirare. Resistevano alla forza del suono come un muro di mattoni, screpolandosi e scoppiando quando l’accumulo del suono era diventato troppo per essere assorbito. I risultati più drammatici si sono verificati quando ho suonato la scala cromatica ascendente. Vicino alla fine della scala, di solito intorno al settimo intervallo, scoppiavano. L’accumulo di suono creava una dissonanza insopportabile al loro interno; la loro struttura diventava sempre meno stabile, e infine scoppiavano a causa della disorganizzazione della proteina. Se era la voce umana che cantava la scala cromatica, le cellule scoppiavano in modo più veloce e prevedibile. Sono giunto alla conclusione che questo accadeva perché la voce umana ha una qualità supplementare che non si trova in nessun strumento musicale: la coscienza. Alcune considerazioni: Nelle nostre esperienze con l’uso dei gong e delle campane tibetane sul cancro ci sono stati immediati e davvero sorprendenti risultati. Chissà perché il cancro è ritenuto male incurabile.. È vero anche che ognuno ha il livello di cura che “merita” secondo la consapevolezza raggiunta.(Lam)