il nostro lato oscuro

“Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità”. (Carl Jung).
Provate sentimenti che detestate? Fate cose delle quali vi vergognate? C’è una parte di voi che vi piacerebbe eliminare? Desiderate alcune cose, ma odiate riconoscerlo? Tutti abbiamo un lato oscuro che ci fa paura affrontare. Il nostro lato oscuro non vuole saperne di buone intenzioni, di compromessi, di fare ciò che bisognerebbe fare. Rimane nascosto, ma cresce poco a poco, cercando il modo di uscire. Esplorare il vostro lato oscuro vi permette di recuperare il controllo di voi stessi, comprendervi e conoscervi. Cosa nutre il nostro lato oscuro? Il lato oscuro della nostra mente si nutre di miseria e autodistruzione, di tutto ciò che neghiamo a noi stessi, di quei desideri che non diventano realtà. Le necessità non soddisfatte generano emozioni negative che alimentano il lato oscuro. Se non riusciamo a liberarcene, le emozioni negative continuano a far crescere il peggio di noi e finiscono per convincerci che quella è la vera versione di noi o persino l’unica. Non nutrire questa parte oscura della nostra mente è l’unico modo di controllarla. Tuttavia, ci sono molte cose che sappiamo di non dover fare perché non ci fanno bene, ma le facciamo comunque. Sappiamo che non dobbiamo fumare, che non dobbiamo aumentare di peso, che non dobbiamo urlare contro il nostro partner o i nostri figli, che non dobbiamo dare corda ai litigi inutili che non portano da nessuna parte… Eppure lo facciamo lo stesso. Neanche al lato oscuro bastano le buone intenzioni. Bisogna adottare delle misure e smettere di nutrirlo oppure finirà con l’impossessarsi di noi. Di cosa ha bisogno il nostro lato oscuro? Per riuscire a smettere di alimentare il nostro lato oscuro, dobbiamo prima capire di cosa ha bisogno. Il lato oscuro si nutre degli attaccamenti psicologici negativi, quei sentimenti che ci spingono ad afferrarci con forza a uno stato d’animo interiore che ci provoca ansia. Questi attaccamenti negativi ci impediscono di sentirci sicuri, equilibrati e forti. Si manifestano tramite il rifiuto, l’umiliazione, il tradimento, la sensazione d’inutilità e di fallimento. Tutta questa negatività alimenta la parte più oscura della psiche, che cresce grazie ai sentimenti, ai pensieri e ai comportamenti negativi e alla presenza di persone tossiche nella nostra vita. Ogni volta che accade qualcosa di negativo oppure ogni volta che pensiamo a qualcosa che non ci piace, si manifesta il lato più oscuro di noi, che si aggrappa a quella negatività come se ne avesse il diritto, come se non ci fosse altra via d’uscita. In questo modo attiriamo più miseria, autodistruzione e negatività che lo nutrono. Come si affronta il lato oscuro? La soluzione per affrontare il lato oscuro della mente è allenarlo in modo cosciente. Ci sono cose che non possiamo eliminare, ma che possiamo affrontare conoscendole meglio. La sfida maggiore sta nell’andare in fondo alla propria mente e fare luce su tutto ciò che vi si nasconde. Il lato oscuro nasconde molto più di desideri incompiuti, aspirazioni frustrate o speranze distrutte. Tuttavia, solo noi siamo in grado di immergerci in quest’oscurità ed esplorarla. Ogni volta che la negatività affiora nella nostra vita, ogni volta che percepiamo qualcosa di tenebroso che cerca di impossessarsi di noi, è allora che dobbiamo capire come mai, senza vergognarci. Dobbiamo accettare il fatto che esiste un lato oscuro della nostra mente che è lì e che non sparirà solo perché vogliamo nasconderlo. Reprimerlo non farà che renderlo più forte, e con più forza finirà per esplodere appena ne avrà occasione. Siate coraggiosi. Siate onesti con voi stessi e cercate di liberare quella negatività. La meditazione può essere molto utile. Anche il coaching spesso aiuta. A volte, persino attraverso l’arte riusciamo a far uscire il peggio della nostra mente, incanalando quella negatività. Solo sapendo cosa si nasconde nel nostro lato oscuro riusciremo a riprendere il controllo della nostra vita e a imparare a gestire la negatività per evitare che ci domini. Cercare un luogo tranquillo e mettersi a sedere. Ritagliarsi questo momento per se stessi, per abbracciare il lato oscuro. Dimenticare il rumore, i doveri e i “se per caso”… Lasciare che la voce frignona, e a volte impertinente, che proviene dalla mente, svanisca a poco a poco. Recarsi all’appuntamento con il silenzio, quel compagno pubblicizzato in malo modo da chi non sa apprezzarlo, ma gratificante per chi è capace di scoprirne l’essenza. Ascoltarlo. Forse pensate che sia impossibile captare qualcosa quando l’interlocutore è in silenzio, ma provateci. Spesso, è questo il ponte, il cammino, verso il contatto con noi stessi. In questo caso, per abbracciare il lato oscuro. Quindi, non abbiate paura e, ovviamente, non fuggite. Non c’è niente di male nel guardarsi allo specchio, toccarsi la pelle, accarezzare quelle ferite che tante volte ci ostiniamo a non guardare. Non deviate lo sguardo, non serrate gli occhi quando c’è qualcosa che vi fa male. Abbracciate i vostri mostri, abbracciate il vostro lato oscuro. Connettetevi con voi stessi. Abbracciare il lato oscuro richiede il suo tempo, ma solo così potremo mettere fine alla nostra sofferenza e farvi la pace. Il disgusto, un’emozione dimenticata. Gestire i litigi di coppia nel migliore dei modi. La felicità è uno stato mentale. Cercare un luogo tranquillo e mettersi a sedere. Ritagliarsi questo momento per se stessi, per abbracciare il lato oscuro. Dimenticare il rumore, i doveri e i “se per caso”… Lasciare che la voce frignona, e a volte impertinente, che proviene dalla mente, svanisca a poco a poco. Recarsi all’appuntamento con il silenzio, quel compagno pubblicizzato in malo modo da chi non sa apprezzarlo, ma gratificante per chi è capace di scoprirne l’essenza. Ascoltarlo. Forse pensate che sia impossibile captare qualcosa quando l’interlocutore è in silenzio, ma provateci. Spesso, è questo il ponte, il cammino, verso il contatto con noi stessi. In questo caso, per abbracciare il lato oscuro. Quindi, non abbiate paura e, ovviamente, non fuggite. Non c’è niente di male nel guardarsi allo specchio, toccarsi la pelle, accarezzare quelle ferite che tante volte ci ostiniamo a non guardare. Non deviate lo sguardo, non serrate gli occhi quando c’è qualcosa che vi fa male. Abbracciate i vostri mostri, abbracciate il vostro lato oscuro. Connettetevi con voi stessi. Il buio delle ferite – Guardare in faccia la sofferenza non è un’esperienza piacevole, questo è ovvio. I fantasmi che transitano nei nostri ricordi possono arrivare a essere molto intimidatori e, a volte, troppo autoritari. Conoscono alla perfezione i nostri sentieri impenetrabili, quelli più instabili e le strade ombrose che gettano le radici e si insinuano nel profondo nella nostra pelle. Questi fantasmi sono le impronte del nostro passato, le ancore che ci rendono schiavi del dolore di quanto vissuto; a volte, lo alimentano, per ricordarci che sono sempre lì, che non le abbiamo ancora superate. Se non lo impediamo, arriveranno persino a trasformarsi in quei mostri che finiremo per temere tanto: la paura del rifiuto, la paura della solitudine, la paura del fallimento… Indossano maschere e costumi diversi per celare la falsa credenza a cui ci aggrappiamo tanto: essere incapaci di essere felici. Anche le ferite hanno il loro lato oscuro, quello da cui si percepisce solo la tristezza grigia, il dolore causato dalle spine e la decadenza dei sogni. Una zona pericolosa, nella quale si può cadere e che fa ruotare la nostra vita attorno alla sofferenza. Una sottile ragnatela che ci imprigiona poco per volta. Anche le ferite hanno il loro lato oscuro, quella zona pericolosa che fa ruotare la nostra vita attorno alla sofferenza. Non è facile liberarsi delle schegge del passato, soprattutto se si conficcano in profondità nella nostra pelle e si servono dell’autoinganno. Il dolore ha infiniti modi per esprimersi e, anche se pensiamo di essere liberi dalla sua condanna, può non essere così, soprattutto se abbiamo la tendenza a evitarlo. Anche il corpo può essere un mezzo di cui si serve per far sentire la sua presenza. David Alexander, professore e direttore del Centro di Ricerca Traumi ad Aberdeen, afferma che “La gente che ha subito dei danni emotivi spesso traduce tale dolore sul piano fisico”. Per questo motivo, è importante abbracciare il lato oscuro delle proprie ferite e la sua influenza sul nostro mondo. Può essere talmente astuto e perspicace da arrivare ad alterare la nostra visione della realtà. E, in questo modo, resteremo intrappolati in una spirale di sofferenza infinita. “Non c’è cicatrice, per quanto brutale paia, che non racchiuda bellezza. Una precisa storia si narra in essa, un qualche dolore. Ma anche la sua fine. Le cicatrici, allora, sono le cuciture della memoria, una finitura imperfetta che sana danneggiandoci. La forma che il tempo trova di non dimenticare mai le ferite”. (Marwan) Abbracciare il lato oscuro e la luce che ne scaturisce – Così come il lato oscuro può distruggere la nostra esistenza, contiene anche l’impulso necessario a farci crescere. È estremamente contraddittorio, vero? Ma è così. L’oceano della sofferenza è immenso, ma non dimenticate che se guardiamo dall’altra parte, potremmo scorgere la terra ferma. La chiave sta nell’equilibrio. Si tratta di andare oltre l’esperienza dolorosa, una volta identificata e compresa. Nonostante il nostro cuore sia pieno di dolore, possiamo dare valore a tutto quello che avviene intorno a noi. La realtà non è solo sofferenza, anche se a volte ci ostiniamo a vederla così. Se ci concentriamo solo sulle nostre spine, se non vediamo oltre le nostre ferite, la nostra mente crederà che queste siano l’unica cosa che esiste. La sofferenza c’è, ma la cosa importante è che possiamo decidere se affogare oppure maturare e crescere, mediante il saliscendi delle sue onde. Come? Abbracciare il lato oscuro, abbracciare i propri mostri e i propri demoni è la soluzione. Lo psichiatra svizzero Carl Jung chiamava questo lato oscuro della nostra personalità archetipo. Il seminterrato nel quale si nascondono i nostri istinti più repressi, gli egoismi più affilati e i desideri più irrefrenabili. Se desideriamo vedere la luce, prima dobbiamo immergerci nelle nostre profondità più oscure. Tutti soffriamo prima o poi, l’importante è essere capaci di riconoscere la sofferenza, accettarla e sentirla, con bontà e senza violenza. Non siate troppo duri con voi stessi. E, una volta fatto questo, osservate come si genera, quali sono le sue cause, la sua vera natura. Che pensieri la alimentano? Che atteggiamenti la rafforzano? Che sentimenti la fanno tornare a vibrare? Spesso gettiamo benzina sul fuoco delle nostre parole, azioni e pensieri, senza accorgercene neanche. Il passo successivo nel cammino della liberazione è smettere di creare sofferenza, evitando tutto quello che la causa. Questo passo richiede pazienza, molta fatica e, ovviamente, pratica. Dentro di noi abbiamo radicati un’infinità di modi per ferirci, quasi tutti relazionati ai nostri pensieri e automatismi. La chiave sta nel rilevarli e comprendere che niente è permanente e che siamo in grado di trasformare la nostra vita. Non siamo delle marionette. Addentrarci nel nostro profondo non è un processo semplice. Occorre scavalcare pareti e infrangere molti cuori, ma è il cammino per trovare la luce che illumini il nostro quotidiano, il sentiero verso il benessere. La trasformazione non sarà repentina, ma graduale. Abbracciare il lato oscuro richiede il suo tempo, ma solo così potremo mettere fine alla nostra sofferenza e farvi la pace. Spesso i mostri che ci governano non sono altro che le nostre paure che ci chiedono aiuto.