Il cammino del genio

Il cammino del genio è un cammino particolare ed esclusivo, fuori dai clamori anche se nei , dai e con i clamori ha comunque una relazione più o meno facile. Quando si ha dentro il genio creativo è qualcosa che da subito fa sentire profondamente diversi dagli altri, dalla massa, dai più. Il cammino diviene subito difficile fin dall’infanzia. Non esiste società a parte quelle tribali ed inserite nella natura che sono evolute che potrà mai valorizzare il genio. Gesù Cristo non a caso è stato crocifisso per poi essere innalzato dopo la morte terrena. Le società intese come centralità delle città, non tollerano il genio, a meno che non sia finto, pilotabile o meglio ancora morto. Il genio nella società non serve specialmente se è vivo. Nelle società tribali dove lo sciamano è guaritore, conta il vero talento e le capacità, sono quelle società evolute, cosa che non è per definizione la società occidentale delle città, dove le persone si ammassano e sopravvivono in modo disumano e violento. La società tribale essendo biologicamente in contatto con la natura, è una società che viene aborrita dalle società delle città che si sentono superiori, ma in Verità è l’esatto contrario. Tra le due società ha la meglio quella più violenta e cattiva. In queste società il genio ha vita difficile perché a malapena può riuscire a conquistare il suo spazio se non barcamenandosi alla meglio. Ma oltre il contatto con la società esiste il contatto con se stessi ed il proprio mondo da esplorare, molto più interessante e ricco di tesori segreti è li che l’Eterno li ha occultati. Ogni essere geniale è portatore di un percorso da compiere dove anche la sessualità ha il suo spazio centrale, oltre la complessità astrologico – karmica, l’educazione nelle sue varie forme quasi sempre repressiva ed inquadrante a partire dalla famiglia ed arrivando alla scuola. La società vuole entrare dentro le persone per gestirle, ma nei geni è impossibile perché sono al di la di tempo e spazio. Quando la società entra nei geni i geni compiono su di se una più o meno lenta autodistruzione con sostanze od altro perché costretti a vivere in un doppio continuo di luce ed ombra. L’unico modo per sopravvivere per i veri geni è al margine della società, al di la, nella natura, unica casa e madre del genio che gli può permettere di esprimersi e gli da gli spazi necessari. Il Caso che è maestro di vita, fa incontrare sempre le giuste persone con cui relazionarsi durante il lungo cammino di ricerca. Il genio muore e rinasce di continuo a se stesso molte volte in contesti, luoghi e circostanze che cambiano. È una continua ricerca senza sosta con dentro il fuoco continuo della scoperta di cose nuove, che vanno a completare ed arricchire il patrimonio interiore delle esperienze. Il fuoco del genio è un fuoco che arde sempre, è un fuoco perenne, immortale, interiore che scalda dal di dentro che brucia in ogni cellula, in ogni fibra in tutte le parti vitali. Un fuoco difficile da gestire quando la genialità diviene incontrollabile, ingestibile tanto da prendere il sopravvento. Per chi non ha genio, molte parti di se sono atrofizzare ed inespresse, le finalità si lasciano sopraffare e piegare al mondo che entra e cambia la personalità modificandola senza accorgersene del tutto o facendo finta di. Ecco che scattano in alcuni falsità, maschere di circostanza e quanto di negativo e velenoso viene ritenuto utile per sopravvivere o scalare l’ambiente vissuto. Il genio ha un bisogno continuo ed incalzante di: nuove idee, nuove persone, nuovi entusiasmi, nuovi contesti, non potrà permanere più di tanto nel vecchio e non tornerà mai indietro laddove è passato, in contesti e persone vissute. Come se in un unica vita con tutta la sensibilità che ha e la capacità di approfondire, rivivesse tutte le vite che ha vissuto prima nelle incarnazioni passate. Il genio, senza usare maschere e falsità che aborrisce ed avvelenano, si sa barcamenare e sa come fare, grazie alla sua esperienza in molti ambiti. Forse si potrebbe dire che di grandi geni ce ne sono uno a secolo e non di più, ma dove sono? Lo dirà il tempo, perché c’è sempre un divario tra il genio che è avanti e tutti gli altri che arrivano dopo. I geni li riconosci perché amano spaziare nelle arti: sono polistrumentisti, cantanti, scrittori, attori, registi, poeti, danzatori, yogi, costruttori, medici, maghi, esoteristi, storici, giornalisti, pittori, organizzatori di eventi, comici, maestri di arti marziali, perché con poco tempo imparano tutto … I geni amano sperimentare e conoscere tutte le culture umane, rintracciate in ogni loro angolo nascosto, perché hanno capito che Dio in persona ha sparso la sapienza, di cui sono incessantemente alla ricerca, in ogni popolo, etnia, razza e fase storica della terra. I geni incontrano Dio e lo scorgono in ogni cosa e ne hanno la certezza della sua presenza ed azione, avendo un dialogo diretto. Il ricercatore interiore sa qual è il suo cammino e cosa lo anima, si nutre di sapienza perché è il distillato nettare che potrà dare forma alla sua arte ed alla sua vita a venire. La sapienza divina è espressa nei luoghi e nella storia è rimasta immagazzinata, talvolta nascosta inespressa nei secoli in attesa, ma al momento opportuno risorge secondo modi e luoghi e tempi mai casuali. La sapienza divina è il nutrimento del genio che usa per creare e dare forma all’arte. La sapienza divina è un ingrediente, anzi la sostanza, dell’alchimia creativa d’arte. C’è sempre da chiedersi quale sarà la prossima mossa del genio, ma è difficile a dirsi perché forse anche lui stesso non lo sa, perché segue una pista intuitiva di cui non è mai padrone. L’intuizione potenziata con l’apertura del terzo occhio e la connessione all’entità suprema è basilare per il percorso del genio. Senza la connessione non esiste genio e non si può mentire: o c’è o non c’è. Il genio fa cose non convenzionali e non normali ai più, comuni mortali con altri fini e livelli di consapevolezza sicuramente inferiori. Le società aspettano che il genio sia morto per speculare sulle loro opere per utilizzare a fini culturali, turistici, sociali ecc.. i geni che visitano la Terra vengono quindi mandati esattamente come succede per conoscenza. Il genio non ha atteggiamenti di circostanza, talvolta potrà apparire scontroso, burbero, ma sarà sempre vero. La verità è dentro il genio carburante per percorrere la vita intesa come via. Santi, geni ed ogni avatar, hanno sempre una specifica missione da compiere nella loro incarnazione. A metà strada tra il genio e la società si posiziona la sua opera d’arte, luogo di dialogo e dono, cioè frammento di se per comunicare il messaggio al mondo: tempi e storia. Il genio sa che non nasce da lui il genio che gli è dato amministrare, ma che proviene da Dio che concede l’alto dono per i suoi talenti, Dio concede di amministrare la sua parola in forma creativa per gli esseri della Terra, come messaggio di bellezza e amore. Il genio si riconosce anche dal fatto che viene comunemente imitato e scimmiottato dai mediocri. La parola divina diviene forma d’arte soltanto dove Dio ritiene che ci sia il terreno per farlo, li Dio va ad abitare, per questo dicesi portale. Un cammino difficile quello geniale, non privo di adeguate prove da sostenere, ma anche di soddisfazioni e rivelazioni che danno un senso alla vita intesa come via di verità suprema, immortale. Si può dire che solo il genio è in grado di vivere la vita in modo totale, come forma espressiva massima, essendo creatore di atti fantastici che in tutto e per tutto assomigliano alla creatività infinita che si trova, non a caso, soltanto nella vita della natura terrena e in tutte le sue forme che brillano di luce divina, eterna vitalità.