il tuo centro, il viaggio dalla sofferenza alla gioia

La vita di una persona libera è considerata un’offesa per tutti coloro che vivono prigionieri delle apparenze e delle regole.(Paulo Coelho) Cosa dobbiamo fare? Come muoversi?  Che cose e qual è la prima cosa da fare? È importante che prima di fare azioni esterne verificare di essere pronti interiormente. Non si possono compiere azioni esterne di nessun valore se prima non siamo pronti interiormente. La prima cosa è il centro non perdiamo altro tempo, viene prima di tutto. L’interiorità è la centratura ed è tutto: punto di riferimento delle energie del corpo e sua centralina. Se non siamo prima pronti dentro tutto ciò che verrà prodotto fuori sarà deforme e sbagliato, perché frutto di una visione distorta dalla mancanza di centro. La mancanza di centro da una vista sfocata e distorta. La mancanza di centratura porta ad errori su errori, che poi non sono tali ma solo segnali che la vita invia per sottolineare la mancanza di centratura, siamo sempre li. Quindi bisogna avere una sadhana pratica quotidiana che ci renda puliti e pronti ad affrontare la giornata da vivere. Errori su errori porteranno ad una lenta e perpetua auto lesione di sé, ad una lenta ed inequivocabile autodistruzione. Anche la sofferenza diviene abitudine e poi identificazione, credendo che la vita è sofferenza, non è così. Non è un eccesso e ognuno ha le prove di questo che sto dicendo non è necessario verificare nulla, non è da sperimentare nulla, è un fatto e basta. Se prima non si prepara e si rende sciolto il corpo fisico, se non si pulisce la mente, se non si prepara e si concede (con cede) spazio al cuore ed alle emozioni, quindi se tutti i piani di vita sono pronti, tutto ciò che facciamo sarà inquinato e impreciso. Potrei ripetere ancora frasi su frasi con altre parole, ma il concetto è sempre lo stesso e la vita non farà altro che sbattere tegole in testa e far sbattere il viso sugli errori giusti e perfetti per capire. prima o poi imparare. Talvolta sono errori ed esperienze molto forti e dolorose, altre volte meno, ma sempre e comunque proporzionate a chi le vive. Sento lamentele sul lavoro che succede questo e quello, pessime relazioni con i colleghi ed il capo, che si ripetono anche cambiando lavoro con le stesse caratteristiche. Esperienze affettive di possibile coppia che si ripetono sempre con le stesse similitudini. Tutto quello che succede è inevitabile, è come dentro un labirinto, percorri sempre le stesse strade e gli stessi percorsi, fin quando non capisci che devi smettere di insistere e devi lasciar andare, arrenderti, lasciarti aiutare. Ti ostini a farcela da sola/o è impossibile! Nessuno è in grado di farcela da solo senza aiuto, semplicemente perché dal punto di vista in cui si trova è cieco e non vede, perché come detto, è un punto di vista distorto e sfocato. Vedo persone che insistono fino all’inverosimile pur di non arrendersi, certo perché il punto di resa è diverso per ognuno di noi. Ma non capisci che stai remando contro corrente? Stringere i denti barcamenandosi cercando di sopravvivere, alla lunga diviene davvero inutile e stupido, specialmente quando vediamo con l’evidenza, che gli errori si ripetono sempre uguali all’infinito… insistere, insistere ed insistere… non serve a niente se non a farsi ancora male, a buttar via la vita in un inferno quando potrebbe essere un paradiso. La vita va affrontata per il verso del pelo, accarezzata, allora ci farà le fusa come un gatto. Noi e noi soltanto siamo artefici di questa trasformazione, questa trasmutazione alchemica da inferno a paradiso. Noi e soltanto noi possiamo decidere se rimanere nella sofferenza e aggiungere karma al karma, o trasformare la vita è finalmente nascere, perché la vita immersa nella sofferenza è una non vita. La vita pretende questo salto di qualità nessuno escluso. Non ci sono preferenze, non ci sono privilegi e privilegiati, né raccomandati e raccomandazioni, tutti devono fare il salto di consapevolezza da soli è una regola assoluta. Ci sono regole valide in ogni epoca della storia, che non sono nei programmi ministeriali, ma sono scritte a caratteri invisibili nel libro del tempo. Le regole della vita si imparano vivendo, facendo esperienza, non ci sono parole che possono insegnarle se non la pratica vissuta stessa. Di queste regole da scoprire e rispettare, la ricerca del centro e il suo mantenimento è base. Ecco che il respiro diviene un riferimento che ci porta per mano, che ci conduce, ma non un respiro a caso, ma consapevole dello spazio e del potenziale fisico di riempimento. Un respiro che non deve essere meccanicamente inconsapevole, ma presente ed aderente al corpo fisico di cui diviene, uno strumento di nutrizione, una specie di cuoco interiore che cucina l’aria, primo nutrimento umano. È un esercizio ed una scoperta conoscere che il respiro può essere così presente e piacevole, toglie acidità rendendo il corpo basico, riequilibra il sistema intero il prana che entra. Questo respiro completo diviene nutritivo tanto da modificare la relazione con il cibo e rendendo meno dipendenti e schiavi. Prima di meditare sia seduti che nella posizione del cadavere (Shavasana), sarà importante lo yoga per sciogliere il corpo e far fluire le sue energie. Allungamenti avanti ed indietro, movimenti fluidi accompagnati dalla consapevolezza del respiro, torsioni, ribaltamenti, è una preghiera con il corpo ed i suoi infiniti movimenti combinati (Asana). Senza un corpo fluido ed elastico è impossibile mantenere il corpo a lungo nella posizione di Shavasana o nella meditazione seduta nelle sue forme. Per arrivare alle meditazioni è passaggio indispensabile lo yoga. Il viaggio-passaggio fuori della sofferenza è il tuo valico da scalare ed andare oltre verso la luce che la sofferenza offusca, oscura e avvelena. Shanti Om.