i cani percepiscono se siamo malati

Credete che i cani vadano in paradiso? Sono sicuro che loro ci arrivano prima di qualsiasi uomo.(Robert Louis Stevenson). Sono tantissimi i casi di cani in cui di fronte al padrone privo di conoscenza danno l’allarme e fanno arrivare i soccorsi, ma come ci riescono? Grazie soprattutto al loro udito portentoso col quale riescono a percepire gli ultrasuoni e grazie al loro olfatto, cento volte più potente di quello umano, i cani, in alcuni casi, sono riusciti a salvare la vita ai loro padroni che nemmeno sapevano di essere ammalati, costringendoli a chiamare il medico, spiega la dottoressa veterinaria Valeria Costa. Un caso è quello di una signora che aveva una macchia scura sulla gamba, il cane l’annusava sempre con insistenza e a volte tentava addirittura di morderla, la signora allora si rivolse al medico pensando bene di farsela levare: si trattava di un melanoma. Da allora sono stati posti sotto esame altri casi di cani che sembravano in grado di rilevare certe malattie, dei reni, della pelle, dei polmoni o del seno, solamente annusando la pelle e l’aria espirata dai pazienti. Qualche tempo fa, la Bbc mandò in onda un documentario che parlava di questo argomento: durante le riprese i cani annusavano in continuazione un cameramen e anche lui – come si scoprì in seguito – aveva un melanoma. Chi ha e chi ha avuto dei cani, sa benissimo che sono in grado di capire quando il loro padrone non sta bene o semplicemente è un po’ giù di corda: si avvicinano a lui e lo leccano, guaiscono, scodinzolano come se volessero prendersi cura di lui. La spiegazione di questa altissima sensibilità è dovuta al fatto che i cani hanno una sfera affettiva molto sviluppata. A volte servono per scambio di energia per ricarica come un carica batterie nei confronti del proprio padrone. Il legame uomo-cane – La scienza l’ha dimostrato: accarezzare un cane ci fa stare meglio. Quando lo facciamo il nostro corpo produce ossitocina, che è l’ormone associato all’amore e all’affetto (è lo stesso ormone che ci fa sentire innamorati); si abbassa la pressione sanguigna, si regolarizza il respiro e decrescono i livelli di cortisolo, l’ormone corresponsabile dello stress. Insomma, un vero toccasana. Questo legame si formò migliaia di anni fa (fra i 19.000 e i 36.000 anni fa): i cani discendono dai lupi che iniziarono a frequentare gli umani seguendo i loro spostamenti e rimanendo ai margini degli insediamenti per poter usufruire del cibo. La necessità di convivere con gli umani spinse questi lupi preistorici a ridurre la loro aggressività verso gli umani: in poche parole, si auto-addomesticarono. Il potere curativo dei cani trova in questo legame il suo fondamento. L’empatia del cane – Col passare dei millenni il rapporto fra uomo e cane ha acquisito spessore, al punto che oggi la scienza si chiede se si possa affermare o meno che i cani provano empatia. Debbie Custance, psicologa dell’Università di Londra, ha condotto uno studio sulla sensibilità emotiva dei cani per cercare di fare chiarezza. Ha chiesto a dei volontari di far finta di piangere e ad altri di emettere altri suoni. Come avrebbero reagito i cani? “Il risultato è straordinario”, afferma la dottoressa Custance, “quasi tutti i cani si avvicinavano alle persone che fingevano di piangere o addirittura le leccavano, prestando invece ben poca attenzione a chi emetteva altri suoni.” Nonostante il risultato, Debbie Custance si mantiene cauta nell’affermare che i cani siano dotati del potere dell’empatia. “Non possiamo dire che questa è la prova definitiva dell’esistenza dell’empatia nel cane”, conclude la psicologa, “ma posso capire perché molte persone sono convinte che ci sia.” Cani come terapia – Negli ultimi decenni gli studiosi si sono resi conto che il potere curativo dei cani avrebbe potuto apportare benefici soprattutto a persone con problemi sul piano comportamentale, psicologico, emotivo, nonché sul piano fisico. I primi esperimenti furono condotti negli anni ’60, ma solo negli ultimi anni quella che sarà definita pet-therapy otterrà il giusto riconoscimento. La pet-therapy non sostituisce la terapia tradizionale: è una co-terapia, che si affianca alla prima per migliorarne e velocizzarne gli effetti benefici. La presenza del cane stimola il paziente ad interagire maggiormente con il medico e ad avere fiducia nella terapia, oltre ad apportare i benefici sul piano chimico di cui abbiamo parlato prima. Il potere curativo del cane si esprime attraverso la semplicità del legame, un rapporto che non ha alcun bisogno di parole. Afferma la dottoressa Debbie Custance: “L’affetto che lega un umano ad un altro umano è una cosa molto complessa che coinvolge aspettative e giudizi. L’affetto di un cane, invece, è semplicissimo: con il cane si crea un rapporto privo di complicazioni, senza conseguenze. Ed è una cosa meravigliosa da avere, soprattutto se stai passando un periodo difficile.” Cani in missione – Uno dei casi di cronaca degli ultimi anni che ha mostrato al mondo l’efficacia del potere curativo dei cani è quello della terribile sparatoria avvenuta nel dicembre 2012 in una scuola elementare del Connecticut, in cui persero la vita 6 persone dello staff scolastico e 20 bambini fra i 6 e i 7 anni. Per aiutare i piccoli sopravvissuti a superare il trauma, un’organizzazione chiamata “Lutheran Church Charities K9 Comfort Dogs” guidata dall’esperto Tim Hetzner mise a disposizione i suoi cani per sottoporre i bimbi alla pet-therapy. Il team K9 era composto da 9 golden-retriever addestrati ed altrettanti volontari, che partirono dall’Illinois per raggiungere Newtown, la cittadina del Connecticut teatro della strage. Utilizzando una chiesa luterana locale come base operativa, la squadra passò i giorni successivi alla strage visitando abitazioni, ospedali, scuole e chiese della comunità; si spostavano soltanto nei luoghi in cui venivano chiamati e si premurarono di non forzare l’interazione fra i cani e le persone, per rispettare chiunque fosse allergico ai cani o ne avesse semplicemente paura. Una prova del potere curativo dei cani – Secondo Tim Hetzner i risultati furono strabilianti. “Molto spesso i bambini parlavano direttamente con i cani”, dichiara. “Hanno agito come dei piccoli psicologi in pelliccia: hanno una straordinaria capacità di ascolto e hanno donato loro amore incondizionato.” Il team K9 ha aiutato anche vittime di disastri naturali come l’uragano Sandy, che colpì la costa orientale degli Stati Uniti: anche in quell’occasione i cani del team illuminarono le giornate di coloro che avevano perso tutto nella furia dell’uragano. Cautela e addestramento nell’utilizzo del “potere curativo” – Cautela e addestramento – pet therapy – Sebbene ogni cane abbia il potenziale per migliorare la vita del suo amico umano, solo un cane adeguatamente addestrato può diventare un cane da terapia. La maggior parte dell’addestramento verte ad insegnare loro a rimanere tranquilli davanti ai pazienti. D’altro canto, però, i cani rischiano di stressarsi eccessivamente: per evitare ciò, durante l’addestramento fanno numerose pause nelle quali giocano con delle palline oppure si riposano. La tranquillità e la docilità del cane, sostiene Tim Hetzner, sono necessari per l’efficacia della terapia. “Uno degli sbagli più frequenti che fanno le persone in situazioni di crisi”, dice Hetzner, “è di sentirsi obbligati a dire qualcosa a coloro che soffrono, quando in realtà hanno solo bisogno di esprimere se stessi senza pressioni esterne.” Ed è esattamente ciò che ci permette di fare un cane. La pet-therapy in Italia – Anche nel nostro Paese ormai è riconosciuto il potere curativo dei cani. Nell’ambito della pet-therapy fu emanato un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 28 febbraio 2003 nel quale la pet-therapy veniva riconosciuta come una cura ufficiale. Questa ufficializzazione ha sancito una rivoluzione culturale per l’Italia, la cui legge afferma, assieme a tanti padroni e a tanti specialisti, che i cani hanno il potere di migliorare la vita delle persone in difficoltà. La scienza è riuscita a dimostrare una cosa che in molti sospettavano già: l’empatia dei cani. I cani si connettano con lo stato emotivo delle persone in modo quasi immediato. Ma la loro capacità va un oltre questa affascinante connessione, perché mostrano anche il desiderio manifesto e altruista di dare conforto, alleviare le sofferenze emotive e la tristezza. Sappiamo che chiunque abbia uno o più cani sarà d’accordo con le conclusioni a cui si è giunti tramite la ricerca realizzata all’Università di Londra su questo argomento. Sappiamo che questi amici a quattro zampe, naso umido e sguardo fedele si sintonizzano istantaneamente con la nostra allegria e soprattutto con le nostre sofferenze. E non esitano neanche un secondo a leccarci una mano, a portarci il loro gioco preferito, a sedersi sul nostro grembo come bambini cercando di strapparci un sorriso. L’empatia dei cani, questa abile lettura dei nostri stati d’animo, ha in realtà sfumature ancora più sorprendenti, spiegateci da questa stessa ricerca. Possiamo vederne un esempio nella storia di Benjamin Stepp, un veterano della guerra in Iraq che vive con una bellissima cagnolina Labrador di nome Arleigh. Quest’uomo ha subito una lesione cerebrale traumatica che ogni giorno gli provoca improvvisi attacchi di dolore che gli immobilizzano le gambe. Arleigh percepisce quando si stanno per verificare questi attacchi e si mette subito vicino al suo padrone con uno scopo ben preciso: dargli supporto, affetto, ridurre la sua ansia e regolarne la respirazione perché il dolore se ne vada prima possibile. Hanno un rapporto talmente affascinante che una etologa, Natalia Alburquerque, sta studiando il caso. Si sa che i cani “annusano” alcuni cambiamenti metabolici del nostro organismo che si traducono, ad esempio, in cali di zucchero, attacchi di epilessia e, in questo caso, dolore. In ogni caso, uno degli aspetti che più di tutti sorprende è legato alla fedeltà e all’altruismo di questi animali. Non vogliono niente in cambio, il loro senso di protezione e fedeltà è così forte che il solo fatto di dare sollievo e benessere li gratifica, li soddisfa. l contagio emotivo nei cani: una forma primitiva di empatia – Gli etologi e gli psicologi specializzati nel mondo animale sottolineano un aspetto importante. Non possiamo paragonare l’empatia umana con quella canina. In quest’ultimo caso si parla piuttosto di “contagio emotivo”, una forma molto primitiva di empatia che secondo Ted Ruffman, psicologo dell’Università di Otago, potrebbe essere paragonata a quella di un bambino di tre anni. Bisogna anche ricordare che l’empatia è una dimensione psicologica complessa, nella quale entrano in funzione processi cognitivi molto sofisticati. Nel caso dei cani da un lato vi è la facilità con cui leggono le nostre espressioni facciali ed il nostro tono di voce, dall’altro la loro naturale predisposizione a farsi contagiare emotivamente dal nostro stato d’animo. Nel caso in cui questa nostra emozione sia negativa, intraprendono condotte volontarie per dare aiuto, sostegno e benessere. Quest’ultimo aspetto è senza dubbio un argomento che ha sempre affascinato gli esperti. La ragione per cui i cani dimostrano un legame tanto forte con gli uomini può essere ricercata nei nostri avi, nel nostro passato più primitivo. Edward Osborne Wilson è un entomologo e biologo statunitense che nei suoi numerosi studi ci spiega alcuni aspetti davvero interessanti. Avere uno o più cani nei nostri primi insediamenti sociali presupponeva una maggiore unione con la natura, con i suoi cicli, e trovare, quindi, anche più risorse con cui sopravvivere: acqua, caccia, piante commestibili… Disponiamo infatti di molte pitture rupestri nelle quali è possibile vedere questo tipo di interazione. La compagnia di questi animali ci conferì in tempi molto antichi una soddisfazione vitale molto importante, formando un legame nel quale erano implicati a loro volta molti meccanismi biologici. Si sa, ad esempio, che guardare negli occhi un cane porta il nostro cervello a produrre ossitocina, l’ormone dell’affetto, della cura e della fedeltà. Questa costante interazione iniziata fin dalle epoche primitive ha consolidato una sofisticata relazione in cui i cani non tardano a riconoscere le nostre emozioni e noi, dal nostro canto, abbiamo imparato a vederli come membri dei nostri gruppi sociali. L’empatia dei cani è una realtà che ci ha sempre accompagnato. Basta guardare un cane per sorridere – I nostri cani non ci diranno mai di prendere le cose con più calma. Non ci consiglieranno di cambiare lavoro, di dare un’altra opportunità al nostro partner oppure di allontanarci per sempre da quell’amica che ci causa più problemi che altro. Non ci consiglieranno mai nulla, non ci giudicheranno né criticheranno nessuna delle nostre decisioni. I nostri cani si limiteranno semplicemente ad esserci, lì con noi, dandoci il meglio di sé senza chiedere nulla in cambio. È proprio questo uno dei comportamenti che caratterizzano l’empatia canina. Per quanto ci possa sembrare strano, è ciò che hanno sempre fatto: convivere con noi fin da quando i nostri antenati, i cacciatori europei, cominciarono ad addomesticare i cuccioli di lupo più docili che si aggiravano intorno ai loro insediamenti alla ricerca di cibo. Li facemmo nostri ed essi ci fecero loro, in un’alleanza durevole e meravigliosa. Per questo motivo, la maggior parte di noi non riesce ad evitare di sorridere immediatamente quando il suo sguardo incrocia quello di un cane. Ci riconosciamo, i nostri meccanismi biologici interagiscono nuovamente per produrre risposte emotive positive. Furono nostri alleati in passato e sono nostri alleati terapeutici nel presente. Ci infondono calma, ci fanno sorridere, attivano le nostre endorfine, la nostra ossitocina, riducono la solitudine e anche la nostra sensazione di dolore… In conclusione, mettere in dubbio il potere emotivo dei cani e la loro capacità empatica è senza dubbio un errore imperdonabile. Perché questi sono i nostri eroi anonimi a quattro zampe a cui dobbiamo moltissimo: i cani guida, i cani che aiutano quotidianamente i bambini con disabilità o gli anziani, e in generale grandi amici che adoriamo e che non esitiamo a considerare parte indiscutibile della nostra famiglia.