Franco Battiato

“Vede, sto bene con me stesso. Vivo in questo posto meraviglioso sulle pendici del Mongibello. Dalla veranda del mio giardino osservo il cielo, il mare, i fumi dell’Etna, le nuvole, gli uccelli, le rose, i gelsomini, due grandi palme, un pozzo antico. Un’oasi. Poi purtroppo rientro nello studio e accendo la tv per il telegiornale: ogni volta è un trauma. Ho un chip elettronico interiore che va in tilt per le ingiustizie e le menzogne. Alla vista di certi personaggi, mi vien voglia di impugnare la croce e l’aglio per esorcizzarli. C’è un mutamento antropologico, sembrano uomini, ma non appartengono al genere umano, almeno come lo intendiamo noi: corpo, ragione e anima”. I “lupi che scendono dagli altipiani ululando”? “Quello è un verso di Manlio Sgalambro che applico a questi individui ben infiocchettati in giacca e cravatta che dicono cose orrende, programmi spaventosi, ragionamenti folli e hanno ormai infettato la società civile. Quando li osservo muoversi circondati da guardie del corpo, li trovo ripugnanti e mi vien voglia di cambiare razza, di abdicare dal genere umano. C’è una gran quantità di personaggi che sento estranei a me ed è mio diritto di cittadino dirlo: non li stimo, non li rispetto per quel che dicono e sono. Non appartengono all’umanità a cui appartengo io. E, siccome faccio il cantante, ogni tanto uso il mio strumento per dire ciò che sento”. (Franco Battiato) Franco Battiato è morto il 18 maggio 2021. A un anno dalla sua scomparsa, Rai1 lo ricorda con il documentario Il coraggio di essere Franco. Alessandro Preziosi, voce narrante, ripercorre la vita e la carriera del Maestro attraverso le testimonianze di amici, colleghi e della nipote Cristina. Un vissuto intenso quello dell’artista siciliano, annoiato dalla banalità della concretezza e proiettato verso quelle che definiva “sfere celesti”, a cui si accostava tramite la meditazione e una continua ricerca spirituale. Era vegano “ma non stretto”. Non prese mai moglie e non ebbe figli, perché non venisse violata la sua libertà e l’amore per la solitudine. Ha lasciato canzoni, che come molliche lucenti e preziose, ricondurranno sempre al genio di uno degli artisti più apprezzati di tutti i tempi.  L’infanzia e la decisione di lasciare la Sicilia Franco Battiato è nato il 23 marzo 1945 a Ionia (oggi Giarre e Riposto, comuni che all’epoca vennero unificati), da papà Salvatore Battiato – detto Turi – e da mamma Grazia Patti. Dopo aver frequentato il liceo scientifico, decise di lasciare la sua Sicilia alla volta di Milano. Nella nebbia di quella città rivide un luogo per lui ideale, lo specchio che rifletteva e accoglieva il suo spirito solitario. Un amore che venne spezzato dopo oltre vent’anni dal disgusto che provava per la situazione politica e che lo portò a tornare in Sicilia. In un’intervista rilasciata nel 2010 presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò dichiarò: “Quando sono andato via dalla Sicilia avevo quasi 19 anni e sono andato via, senza neanche girarmi indietro. Euridice sarebbe stata salva (ride, ndr). Arrivai a Milano che era mezzanotte. Una nebbia totale. E ho detto: “Questa è casa mia”. Restai a lungo, addirittura non avevo neanche più l’accento siciliano. Però bastò un mese di Sicilia e quando tornai a Milano, i miei amici mi dicevano: “Ma come caz** parli?”. All’età di 42 anni, per via di alcuni gruppi politici, per me Milano era diventata una fogna. E allora decisi di ritornare in Sicilia”. La spiritualità e la tecnica di meditazione di Franco Battiato Sin dalla giovinezza, Franco Battiato è stato contraddistinto da una forte spiritualità. Una ricerca che per l’artista ha avuto inizio quando aveva solo 7 anni. In un tema già si chiedeva: “Io chi sono?”. Ogni mattina si svegliava all’alba, ascoltava musica classica per un paio d’ore e poi andava in veranda a meditare, con una tecnica che aveva messo a punto in anni di pratica. Ad AffariItaliani spiegò: “Inizialmente bisogna imparare a decentrane tutti i propri muscoli. Così a poco a poco sono riuscito a governare il rilassamento del mio corpo: in questo modo non vi sono più blocchi di energie, e queste fluiscono liberamente in me. E solo allora non sei più in balia dei pensieri”. Negli anni ’70, iniziò ad approfondire diverse culture religiose, partendo dalla filosofia indiana, interessandosi poi al misticismo occidentale e infine al Sufismo. Un viaggio iniziato con una motivazione ben precisa: “Mi stava stretta la società in cui vivevo, con quei valori piccoli come il buon posto nella società, l’affermazione sociale, e stop”.   Perché non si è mai sposato e non ha avuto figli Franco Battiato ha sempre parlato di sé come di una persona che amava la solitudine e non poteva tollerare che qualcuno dipendesse da lui o invadesse i suoi spazi. A GQ espresse chiaramente il suo punto di vista sui rapporti amorosi: “Per me è fondamentale che la donna sia autonoma. Non potrei avere un rapporto con una donna che dipende da me. Una che ogni sera mi dice: “Che facciamo stasera?” Madonna santa! Un incubo!”. Al Corriere raccontò che quando era giovane e suonava con il suo complesso, era sempre circondato da donne. Ne lasciò una sola perché mentre lui faceva la doccia, mangiò i suoi yogurt: “Ecco, diciamo che anime gemelle non ne ho avute… Ma amiche degne di questo nome sì, e ogni tanto ce n’è qualcuna che viene a stare qui con me per cinque, dieci giorni. In camere completamente separate, però, per forza!”. Franco Battiato poteva però contare su una famiglia che lo amava profondamente: il fratello Michele, la nipote Cristina a cui era legatissimo e con cui trascorreva anche le vacanze e poi i nipoti, figli di Cristina. Franco Battiato credeva nella reincarnazione Franco Battiato ha più volte dichiarato di non temere la morte. L’artista credeva nella reincarnazione, motivo per il quale prestava grande attenzione a tutte le creature, persino alle zanzare. Al Corriere della Sera, nel 2015, ha espresso la sua convinzione su cosa accade dopo la morte: “Se una persona ha un minimo di sensibilità, come fa a dire che veniamo dalle scimmie? Brutto cretino! dico io: le scimmie sono loro stesse esseri umani messi lì per un motivo. Quando tu ti comporti in modo tremendo, quando ammazzi qualcuno, poi rinasci come insetto, serpente o un altro animale… Ecco perché cammino per strada facendo attenzione a non calpestare neppure le formiche. Non faccio del male nemmeno alle zanzare. Oggi ci sono delle cose interessanti profumate per allontanarle…”. Villa Grazia a Milo, il suo rifugio Franco Battiato non aveva dubbi circa le cose che gli davano felicità: “Il rapporto equilibrato con il resto del creato, con la natura. Cielo, nuvole, alberi, sono cose che riassestano l’uomo nella sua condizione reale”. E tutto ciò poteva ammirarlo nella sua Villa Grazia a Milo. Un vero e proprio rifugio per lui, che gli permetteva di immergersi in una ricca vegetazione e godere della frescura dei pini secolari e delle palme, dei vivaci colori delle rose selvatiche e dei profumi dell’orto, tra pompelmi, mandarini, pomodori e patate: “Prima di acquistare la dimora da dei nobili siciliani che ci venivano a svernare, mi sono preso tre notti per pensarci, poi ho sentito che potevo farlo. Era la fine degli anni Ottanta. Non ci vivo da solo, non me la sentirei: nella dependance vive una famiglia marocchina molto discreta che mi aiuta. E poi ho la cuoca, che cucina in modo divino”. Franco Battiato è morto il 18 maggio 2021 a 76 anni. La notizia della sua scomparsa sconvolse gli italiani che per anni avevano legato alle sue canzoni, i ricordi più preziosi. La famiglia ha mantenuto stretto riserbo circa le cause della morte del Maestro. Il fratello Michele Battiato, al Corriere, confidò che Franco aveva vissuto gli ultimi istanti della sua vita, circondato dal calore della sua famiglia: “Nelle ultime ore non ha capito, non c’era più. Per sua fortuna era avvolto da un coma profondo. Franco cominciava da giorni a perdere le facoltà. Si è arrivati ad un deperimento organico per cui, piano piano, si è…come posso dire? Si è quasi asciugato. Non si è accorto del trapasso. Circondato da me, mia moglie, i nipoti, i collaboratori e due medici che non ci hanno mai lasciato”. L’eredità artistica: la denuncia politica di Povera Patria, l’amore universale de La Cura. Franco Battiato ha lasciato le sue canzoni in eredità a tutti coloro che lo hanno amato. Il suo repertorio, che si estende dai primi anni ’70 al 2019, è impossibile da sintetizzare senza dimenticare di menzionare brani e album di fondamentale importanza. Dalla sua genialità sono sbocciati successi senza tempo come La stagione dell’amore, E ti vengo a cercare, Cuccurucucù, Centro di gravità permanente, Voglio vederti danzare, Bandiera bianca e L’era del cinghiale bianco. Ma anche brani di grande impatto emotivo come La cura, di cui Battiato disse: “È una canzone in cui non viene mai pronunciata la parola amore, perché ne racchiude vari tipi, come tra padre e figlio, per esempio” o Povera patria, in cui esprimeva la sua indignazione per gli abusi di potere la corruzione dei politici: “Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni”.