Bruxelles blocca il 5G. Elettrosmog, una nuova sentenza lo riconosce come concausa di tumori.

Dispositivi Anti Elettrosmog per proteggersi dall’inquinamento elettromagnetico! Sei consapevole che le radiofrequenze emesse dalle connessioni WiFi e telefonia mobile in generale possono danneggiarti? Sai che esistono Dispositivi Anti Elettrosmog che possono proteggerti? In questo articolo cerchiamo di dare un contributo informativo per sensibilizzarti al problema e consigliarti una possibile soluzione attraverso l’uso dei Dispositivi Anti Elettrosmog. Elettrosmog: invisibile, ma non innocente! dispositivi-anti-elettrosmog. Se potessimo vedere con i nostri occhi la “ragnatela” di inquinamento elettromagnetico che ci circonda in ogni momento della giornata, posso immaginare che ognuno di noi penserebbe di fuggire su un’isola deserta. Purtroppo questa soluzione è pura fantasia per la maggioranza delle persone, infatti le attuali condizioni di vita legate alla tecnologia e alla sua evoluzione ci obbligano a compromessi, quindi da un lato abbiamo la tecnologia estrema che ci aiuta a vivere con tutte le comodità, dall’altra dobbiamo difenderci da quelli che sono nemici invisibili come l’elettrosmog. Tutti i produttori di apparecchiature elettroniche e smartphone devono rispettare norme ben precise in fatto di emissioni elettromagnetiche per tutelare la salute degli utenti ma l’evoluzione tecnologica è talmente veloce che non ci consente di avere uno storico consolidato al quale fare riferimento di conseguenza possono mancare dati reali di comparazione sulle conseguenze per il nostro organismo, in molti casi possiamo solo limitarci a statistiche che fanno emergere aumenti percentuali di patologie connesse all’inquinamento elettromagnetico . In altre parole, siamo circondati da onde elettromagnetiche provenienti da ogni direzione e ciò non può che influire sul nostro corpo e sulla vegetazione che ci circonda. Perché lo smog elettromagnetico fa male? Per capire bisogna partire dal concetto che tutto ciò che esiste possiede ed emette una sua particolare radiazione elettromagnetica, le persone hanno una propria frequenza, di conseguenza fonti elettromagnetiche esterne che interferiscono con il normale funzionamento delle proprie cellule ne disturba l’equilibrio, la cellula si destabilizza con effetti sia sul piano fisico che sul piano emotivo. Il nostro sistema immunitario viene sottoposto a un continuo superlavoro per difendersi e mantenere in equilibrio le funzioni organiche, per questo motivo la continua esposizione genera disturbi di varia natura apparentemente inspiegabili. Ecco alcune delle conseguenze sulla salute lamentate dai lavoratori digitali i più esposti al momento all’inquinamento elettromagnetico: Mal di testa (44,5%) Scarsa capacità di concentrarsi (35,4%) Nervosismo e l’alterazione dell’umore (33,8%) Tensioni neuromuscolari (28,5%) Stanchezza cronica (23,3%) Insonnia (22,9%) Ansia (20,4%) Disturbi gastro-intestinali (15,8%) Dermatite da stress (6,9%) Alterazioni comportamentali (7,1%) Attacchi di panico (2,6%) Depressione (2,1%). Questi sintomi sono anche riconosciuti come “Tecnostress” un’insidia che sta coinvolgendo milioni di persone soprattutto quelle persone che lavorano nel campo digitale. Un’indagine condotta da una ricerca di Netdipendenza Onlus anticipata dall’Adnkronos Salute, e realizzata in collaborazione con l’Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro (Aifos) ha messo in evidenza che ben il 45% delle persone confessa che l’uso intenso di tablet, smartphone e pc gli ha già creato problemi di salute. Tutte le tecnologie attuali e future hanno un ruolo fondamentale per la nostra società e nella nostra vita quotidiana, oggi è impossibile eliminare o fare a meno della tecnologia elettronica sarebbe utopia e fuori dalla realtà attuale. Quindi la domanda sorge spontanea! E’ possibile difendersi dall’elettrosmog? Per eliminare totalmente l’inquinamento da elettrosmog dovremmo vivere in una cappa di piombo o in un rifugio antiatomico, quindi l’elettrosmog non si può eliminare, va detto anche che non tutto è pericoloso infatti entro determinati limiti, il nostro organismo è strutturato per difendersi da solo. Non esiste una difesa assoluta dall’elettrosmog ma un aiuto arriva dai Dispositivi Anti Elettrosmog che posso attenuare la ragnatela invisibile che ci circonda. Senza entrare in tecnicismi incomprensibili possiamo identificare questi dispositivi in ” Biomagneti” in grado di creare uno scudo energetico che trasforma l’elettrosmog in frequenze armoniche in sintonia con le frequenze emesse dal nostro organismo e quindi meno dannose. I Dispositivi Anti Elettrosmog sono loro che ci aiutano a difenderci dall’inquinamento elettromagnetico. Animali e piante sono bombardati dall’elettrosmog artificiale provenienti da : antenne telefoniche, cellulari, Wifi, tralicci dell’ alta tensione, satelliti, radar, elettrodomestici, senza contare anche l’ elettrosmog naturale creato da: reti magnetico-telluriche, irraggiamento cosmico e solare ,fulmini, gas radon, ecc … . I problemi che l’elettrosmog causa sono svariati e tra questi annoveriamo : Stress e ansia, disturbi del sonno, disturbi digestivi, intolleranze alimentari, Affaticamento psico-fisico generalizzato e stress ossidativo, tumori, alterazione degli alimenti, alterazione di fauna e flora. Tutto ciò è suffragato dai recenti studi scientifici condotti dal- l’Istituto Ramazzini, che confermano la pericolosità delle onde elettromagnetiche. S’allunga la serie delle sentenze che riconoscono il nesso concausale tra elettrosmog-cancro in una condizione d’esposizione multipla e cumulativa assimilabile a un iperconnessione ubiquitaria come quella prospettata dal lato oscuro del 5G. Dopo “l’oltre ogni ragionevole dubbio” della Cassazione (2012), il primo grado del 2017 nei tribunali di Ivrea, Firenze, Verona e la recente condanna del Tar Lazio contro lo Stato “inerte” che non informa i cittadini digitali del pericolo invisibile, con sentenza pubblicata il 13 Marzo il Tribunale di Monza ha condannato l’Inail riconoscendo a un addetto di Linate e Malpensa la malattia professionale con inabilità permanente (misura del 38%) per neurinoma del nervo acustico dopo oltre 10 anni d’elettrosmog. L’ennesimo cancro da irradiazioni di radiofrequenze emesse da telefoni cordless e cellulari (e non solo!). Anche questa volta, la vittima è stata assistita dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Chiara Ghibaudo dallo studio legale torinese Ambrosio&Commodo con la consulenza del professor Angelo Gino Levis (ex cattedratico di mutagenesi ambientale a Padova).

dishes antenna & digital wave
Consolidando la posizione innovativa della magistratura italiana, sempre più propensa ad affermare le dannose ripercussioni biologiche del wireless, il primo giudice del lavoro Luisa Rotolo ha accertato come la vittima si sia ammalato per l’utilizzo ultradecennale di cellulari di servizio, dannosi campi elettromagnetici andati a sommarsi alle “frequenze emesse da numerose antenne e di dispositivi di comunicazione radio, di ripetitori per i segnali radio altimetrici, radar metereologici, antenne satellitari sempre costantemente attive (…) circondato da circa dieci telefonini cellulari Gsm attivi, cinque palmari, due pc costantemente accesi e due ripetitori di segnale (Dect e Gsm); che con altri colleghi aveva ripetutamente segnalato al datore di lavoro la massima esposizione a radiofrequenze a cui era esposto durante la giornata lavorativa, chiedendo che fossero effettuate delle misurazioni dei campi elettromagnetici”. Non solo, perché l’addetto negli scali aeroportuali milanesi passava poi “sotto gli archetti metaldetector circa dieci volte a turno e utilizzava un walkie-talkie, una ricetrasmittente Motorola e che dal 1998 veniva dotato anche di un telefono cordless e dal 2001 al 2008 anche di un telefono cellulare Gsm Nokia e fino al 2009 un ulteriore telefono cellulare Gsm Samsung e che era esposto per oltre quattro ore al giorno alle relative radiofrequenze, con sessioni telefoniche anche di 45 minuti consecutivi, che l’istante impugnava le apparecchiature citate con la mano sinistra, in quanto utilizzava la destra per prendere appunti o compiere operazioni, con conseguente esposizione del lato sinistro del capo alle radioemissioni”. Da Monza esce quindi la riconferma del monito: il pericolo cancerogeno da elettrosmog è serio e largamente supportato dai fatti oltre che dall’evidenza medico-scientifica (e dai verdetti delle toghe). Più che mistificare l’inconfutabilità del rischio cancerogeno, con lo spauracchio del 5G alle porte continuare a negarlo significa assumersi ogni responsabilità verso quanti, ignari oggi del pericolo, potrebbero domani pagarne il conto sulla propria pelle. Se proprio nella Smart City Milano nel fine settimana s’è tenuto il convegno nazionale dell’Associazione italiana elettrosensibili (“siamo un milione e mezzo di malati”, hanno ripetuto i danneggiati a vario titolo da elettrosmog davanti al noto neuroscienziato svedese Olle Johansson), in Belgio il ministro regionale all’Ambiente di Bruxelles ha fermato il 5G con queste parole: “Da Luglio lavoro sul caso e oggi mi è chiaro come sia impensabile per me consentire l’arrivo di questa tecnologia se non posso garantire il rispetto degli standard che proteggono i cittadini. I cittadini di Bruxelles non sono topi da laboratorio la cui salute può essere svenduta per profitto!”. Nella città sede del Parlamento europeo, per far girare l’Internet delle cose la lobby del mobile avrebbe voluto i limiti soglia d’elettrosmog schizzare dai cautelativi 6 V/m attuali a ben 14,5 V/m, senza per giunta fornire alcuno studio preliminare sul rischio sanitario per la popolazione irradiata permanentemente h24. “C’è l’impossibilità di valutare le emissioni delle antenne utilizzate dagli operatori per mancanza di informazioni tecniche disponibili sul comportamento”, ha detto la valida ministra Céline Fremault. In Italia, invece, sempre per il 5G si vorrebbero spostare i limiti da 6 V/m perfino a 61 V/m, piazzando più d’un milione di nuove antenne ovunque, fregandosene degli aggiornamenti scientifici, della conta dei malati, della richiesta di moratoria avanzata dall’alleanza italiana Stop 5G, della petizione di 11mila cittadini consegnata al Governo, di sette interrogazioni parlamentari e di una quindicina di mozioni presentate (da diversi schieramenti) nei consigli di regione, provincia e comuni (e nel Municipio Roma XII è già passata). Facciamo presto, prima che sia troppo tardi, stop al 5G.( M. Martucci)

Una risposta a “Bruxelles blocca il 5G. Elettrosmog, una nuova sentenza lo riconosce come concausa di tumori.”

  1. ….FIN DA QUANDO ENTRARONO IN FUNZIONE I RADIOTAXI, E DOPO LA LIBERALIZZAZIONE DELLE RADIO E TV PRIVATE……IGNORANTEMENTE….MA ISTINTIVANENTE, PENSAI CHE SE AVESSIMO POTUTO VEDERE L’INTRECCIO LUMINOSO DELLE SCIE ELETTROMAGNETICHE….CI SAREMMO SPAVENTATI !!!…. FIGURIAMOCI POI, CON L’ AVVENTO DEI CELLULARI E “QUANT’ ALTRO !!!!!!
    L’ UOMO SI STA AUTODISTRUGGENDO E QUESTA SARÀ, NON LA FINE DEL MONDO, MA COMUNQUE LA FINE…..L A – F I N E – DELL’ UOMO !!!!!

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