Artista e violenza sociale


La società così com’è può essere definita violenta. Non ha niente di pacifico e chi la governa vuole essenzialmente che non sia altro che violenta. Anzi a chi governa non solo non interessa che sia pacifica ma fa comodo che sia violenta per poterla gestire meglio, usare gli strumenti repressivi. Una persona violenta è più gestibile di una pacifica, gli strumenti del potere sono violenti, non sa non può non vuole gestire una persona che usa strumenti pacifici. Il potere stesso come tale per definizione è violento. È violento perché esercita una serie di regole che non tendono nella sostanza alla libertà dell’individuo. La burocrazia è uno strumento di repressione e soffocamento totale delle libertà umane. Potrebbe non esserlo? Come fa una società che vive di ritmi quotidiani frenetici spesso al limite della sopportazione umana ad essere normale non violenta? Siamo immersi addestrati bombardati fin dalla nostra comparsa in questa società, fin dalla nascita, in ritmi frenetici che ci trasformano in delle macchine produttive imbottite di ogni tipo di veleno: cibi, false notizie, false musiche, false immagini, falsi principi, falsa educazione, false medicine, sostanze, droghe.. tutto concorre alla costruzione dell’uomo sociale macchina debole, che non pensa altro che a cercare con ogni mezzo, di arrivare in fondo alla propria giornata, violento e violentato tutt’altro che libero. Le società non vogliono la libertà delle persone dei cittadini, anche se le enunciano nei loro principi non le applicano. La società è falsa ed incoerente. La società ha tutti gli ingredienti e gli strumenti per costruire un essere umano a cui di umano rimane ben poco pieno di violenza ed ogni genere di inquinamento. Hanno addirittura avuto il coraggio di chiamarlo benessere. Ma tutto questo pian piano iniziamo a capirlo e quando le persone iniziano a distogliere l’attenzione sui falsi obbiettivi, sulle finte aspettative e tutta una serie di schifezze che finiscono nel cervello, inizia a cercare gli strumenti per uscirne e respirare.

E gli artisti? Gli artisti che sono i visionari gli sciamani, le prime persone che nella società dovrebbero avere un ruolo di rispetto e di guida, sono relegate a spazi di confine, bistrattati ignorati se usano armi critiche nei confronti del potere. Il potere non vuole essere criticato. Vengono sostituiti gli artisti con dei falsi di facciata accondiscendenti e deboli di bassa moralità, funzionali che fingono di criticare ma strizzano l’occhio al potere essendo solo suoi servitori sottomessi. Siamo ben lungi dalle società rinascimentali che facevano si le guerre, ma certo non inquinavano, che si saranno anche assassinati tra loro, ma erano anche finanziatori e mecenati di grandi artisti che hanno lasciato una testimonianza straordinaria che tutt’oggi ammiriamo anche come fonte di benessere di economia per il turismo delle città d’arte. Le città d’arte sono città proiettate essenzialmente nella conservazione di un passato artistico dove la società non aveva niente ma proprio niente di quello che è diventata oggi. Le città d’arte portano attraversando il tempo, un messaggio di un passato oggi inascoltato. Quelle opere d’arte sono nate in una civiltà alta che costruiva una quotidianità certamente con ritmi più sani ed anche contemplativi. La bottega d’arte era scuola di vita per gruppi e singoli nutrimento per l’intera società. Le corti erano luogo anche d’arte. Gli artisti di oggi invece sono quasi sempre si dei visionari ma devono fare uso di sostanze tossiche per raggiungere zone necessarie alla creatività, intuizioni utili all’opera d’arte da creare.

L’artista è specchio della società ed è anche la società che si rispecchia nell’artista. Tra arte e società c’è dunque una sorta di dialogo dovrebbe essere un dialogo naturale pacifico ma in realtà non lo è, ma è solo un dialogo conflittuale contraddittorio violento. È la società stessa che attraverso i suoi strumenti di repressione uccide gli artisti scomodi contro corrente invece di accettare la loro critica e di ascoltarli. Gli artisti non usano armi anche se magari la loro arte può essere trascinante e le loro parole possono denunciare gli abusi del potere. Gli artisti sensibili definibili tali, non possono e non devono essere schiavi del potere, devono cercare un dialogo ma senza doversi trasformare in strumenti nelle mani della violenza. L’artista quindi ha un compito molto difficile in una società violenta, diciamo una missione, dovrebbe prima di tutto costruirsi le armi per difendersi anche a livello morale ed umano per non subire le aggressioni che gli derivano dalla troppa sensibilità, dall’osservazione profonda che deve avere per creare. Così l’opera d’arte è divenuta figlia dell’indignazione e non creata dalla fonte della pura bellezza, l’indignazione ha sostituito la contemplazione, l’indignazione è già una forma di violenza di denuncia anche se usata riciclata in modo creativo. Da quando l’indignazione ha preso il posto della purezza la ricerca è cambiata sostituendo l’immagine divina fonte alta di ispirazione, ad una immagine sociale figlia della violenza. L’artista deve ritrovare il modo pur vivendo in una società violentata e violentatrice di andare oltre di ritrovare la bellezza oltre l’illusione e le varie forme di inquinamento in cui vive immerso. L’artista è il primo che deve fare da guida agli altri ed aiutare a ritrovare la via della contemplazione. L’arte ha bisogno di condurre non tanto una battaglia sociale, ma riscoprire i terreni dalla quale proviene essendo figlia della luce e non dell’oscurità. L’arte ascende alla purezza cioè alla luce. L’artista deve ritrovare la fonte della creatività tornare all’origine della vita, da li poi potrà osservare anche la società non essendone schiavo. Un punto di osservazione reale fuori dal caos, dalla frenesia del successo del personaggio, dall’ego individuale. Un punto di partenza e di maturità, costruendo un opera d’arte degna di tale nome che così può avere gli strumenti per navigare nel tempo. L’alchimia dell’arte, il processo alchemico è arte. L’arte ha bisogno di essere spurgata filtrata nel tempo, solo un artista che fa di se stesso un’opera d’arte lo potrà fare. La creazione è la fonte più alta di vita terrena perché rituale evocante il divino. L’opera d’arte è degna di tale nome se il suo messaggio lanciato nel tempo è energia di cuore puro.