Il Tantra come via per l’estasi spirituale 3 parte

Tantra nell’Occidente contemporaneo – Dopo queste prime presentazioni del Tantra, altri autori molto popolari come Joseph Campbell contribuirono a importare il Tantra nell’immaginario collettivo contemporaneo; il Tantra cominciò a essere visto come un “culto dell’estasi” che combina spiritualità e sessualità, in modo da agire come una forza correttiva dell’atteggiamento repressivo della cultura occidentale nei confronti del sesso.[136] La diffusione di una siffatta visione del Tantra avvenne soprattutto negli anni sessanta e in America, in sinergia coi movimenti di liberazione dei costumi, in particolare quelli relativi al sesso e all’uso di sostanze psicotrope. Alan Watts (1915 – 1973) fu uno dei più noti esponenti di questa controcultura, tanto da guadagnarsi il titolo di guru psichedelico della Beat Generation, il movimento culturale sorto negli anni cinquanta. Questa versione americanizzata del tantrismo divenne poi un elemento significativo della New Age, movimento degli anni ottanta.[137] Va menzionato, come divulgatore fra i più recenti, il guru indiano Osho Rajneesh (1931 – 1990), che nel 1981 si trasferì negli Stati Uniti, fondando nello stato dell’Oregon la comune “Rajneeshpuram”. Al centro di numerose polemiche e fatti poco chiari, fu espulso e fece ritorno in India, dove proseguì il suo insegnamento fondando un movimento di ispirazione tantrica (“Osho International Meditation Resort”), che vanta numerosi adepti. Osho tenne numerose conferenze esponendo un sincretismo fra valori religiosi orientali e occidentali. Negli Stati Uniti, guidato da Nick Douglas, prosegue tuttora l’insegnamento del guru nell’associazione “New Tantric Order in America”.[133] All’interno della occidentalissima New Age, la visione del Tantra, diventato ormai popolare in Occidente, subì un’ulteriore e significativa trasformazione, dando luoghi a fenomeni come il neotantrismo, corrente invero molto differente dalla tradizione tantrica originale indiana. Per molti lettori occidentali moderni, “Tantra” è diventato un sinonimo di “sesso spirituale” o “sessualità sacra”, il concetto che il sesso stesso debba essere santificato in quanto capace di elevare la coppia ad un piano di spiritualità superiore.[136]. Sebbene il Neotantra adotti molti dei termini e dei concetti del Tantra indiano, in esso le tradizionali fondamenta di guruparampara (la trasmissione della dottrina da maestro a maestro) e delle regole di condotta rituale sono state epurate. Il fenomeno è poi molto evidente, per esempio, nelle librerie, ove la gran parte dei testi sul Tantra che si trovano fra gli scaffali sono inequivocabilmente legati al sesso. Secondo Hugh Urban, la maggior parte degli studiosi occidentali critica il Neotantra: «Almeno dal tempo di Agehananda Bharati, la maggior parte degli studiosi occidentali è stata fortemente critica di queste nuove forme di pop-Tantra o neo-Tantra. Questo “California Tantra” come Georg Feuerstein lo chiama, è “basato su un profondo fraintendimento del cammino tantrico. Il loro errore principale è di confondere la beatitudine tantrica […] con l’ordinario piacere orgasmico”»[136]. Urban poi chiarisce che personalmente non considera il neo-Tantra “sbagliato” o “falso” ma piuttosto «semplicemente una diversa interpretazione di una specifica situazione storica».[136] Shambhavi Saraswati, direttrice spirituale dell’organizzazione no profit “Jaya Kula”, riporta una descrizione sintetica ma efficace della differenza tra Tantra e Neotantra: «Il neo-Tantra ritualizza il sesso. Il vero Tantra sessualizza il rituale».[138]. Note (prima, seconda, terza parte) – ^ Vedi Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary: “loom”, “warp”: “telaio”, “ordito”. ^ Vedi oltre: aspetti definitori del termine. ^ La datazione dei Tantra non può essere anteriore al 600 CE, e la maggior parte di questi testi fu probabilmente composta a partire dall’VIII secolo. (Flood, 2006, p. 215). ^ White, 2000, p. 7. ^ a b c d e f Banerjee, 1988. ^ Padoux fa notare che, alla luce dei più recenti studi, non risulta affatto dimostrato il culto di divinità femminili a Mohenjodaro o Harappa (Padoux, 2011, p. 30). ^ Vide Foote, Collection of Indian Pre-historic and Proto-historic Antiquities, Madras, 1916. ^ Padoux, 2011, pp. 29-32. L’accademico imposta la sua opera (Comprendre le tantrisme, Paris, 2010; Tantra, Torino, 2011) proprio nell’intento di dare dimostrazione di questa ipotesi. ^ “I testi vedici furono composti e trasmessi oralmente da maestro a discepolo senza l’uso della scrittura, secondo una linea ininterrotta di trasmissione formalizzata. Ciò assicurò una trasmissione testuale impeccabile, superiore ai testi classici appartenenti ad altre culture; questo metodo può essere paragonabile ad una registrazione su nastro effettuata in epoche comprese tra il 1500 ed il 500 a. C. circa. È stato così possibile preservare fino al presente non solo le parole ma anche l’accento tonale da lungo tempo perduto (come nel caso dell’antico greco o giapponese). Da una parte i Veda sono stati trascritti soltanto durante l’inizio del secondo millennio CE, se alcune sezioni come una collezione delle Upaniṣad, furono forse trascritte soltanto nella metà del primo millennio, alcuni tentativi precedenti senza successo (vi erano in certe Smṛti delle regole che vietavano di trascrivere i Veda) furono fatti attorno alla fine del primo millennio BCE. Comunque, quasi tutte le edizioni stampate si basano su manoscritti tardi, difficilmente più antichi di 500 anni, piuttosto che sulla superiore tradizione orale ancora esistente. La recitazione corretta di molti testi continua in alcune aree tradizionali come il Kerala, il Tamil-Nadu del sud, nella fascia costiera dell’Andhra, Orissa, Kathiawar, a Poona o a Benares. Nei pochi decenni passati vi è stato il tentativo da parte di studiosi locali e stranieri di conservare, o almeno di registrare, la tradizione orale. Ciononostante non esiste ancora, fino ad oggi, alcuna completa registrazione audio o video di tutte le recensioni vediche (śākhā) e alcuni testi sono andati perduti persino nel corso dei pochi decenni passati.” (Traduzione dall’originale in lingua inglese)(Michael Witzel, Vedas and Upaniṣads; citato in The Blackwell Companion to Hinduism, a cura di Gavin Flood, Blackwell Publishing, Oxford, 2003). ^ David N. Lorenzen, Early Evidence for Tantric Religion in The Roots of Tantra; citato in Harper & Brown, 2002. ^ Secondo Anna L. Dallapiccola il “Tantrismo” ha invece origine nel Buddhismo e da quell’ambito confluisce nell’Induismo. (Anna L. Dallapiccola, Induismo. Milano, Bruno Mondadori, 2005, pag. 262). ^ Padoux, 2011, p. 33. ^ Padoux, 2011, p. 27-28. ^ Va precisato sin d’ora che lo Yoga tantrico non è quello classico di Patañjali, ma lo Haṭhayoga, che opera sul corpo yogico nel quale si ritiene presente una potenza umana e divina al contempo, la kuṇḍalinī. ^ a b Padoux, 2011. ^ L’autore, pur osservando la difficoltà di definire rigorosamente una pratica estremamente variegata, dà la seguente definizione operativa: “Tantra è quel corpus asiatico di credenze e pratiche che, partendo dal principio che l’universo da noi sperimentato non sia altro che la manifestazione concreta dell’energia divina che crea e mantiene quell’universo, tenta di appropriarsi e incanalare quell’energia nel microcosmo umano, con maniere creative ed emancipatorie.” (White, 2000, p. 9). ^ White, 2005. ^ Tali dottrine e pratiche emergono in India contestualmente al crollo della dinastia Gupta nel VI secolo, dinastia sostituita da un emergere disorganizzato di poteri non legittimati secondo le autorità dottrinali vediche e che quindi si appoggiavano, per la loro legittimazione, a culti marginali che li investivano proprio mediante l’uso di mantra alla dignità regale. ^ Madeleine Biardeau, L’Hindouisme. Anthropologie d’une civilisation, Paris, 1981. ^ Shrii Shrii Anandamurti (Ac. Vijayananda Avt. Editor). Discourses on Tantra. Vol. 2. Calcutta: AMPS-Ananda Printers, 1994, (traduzione dall’originale in lingua inglese). ^ “Una persona che, senza considerazione di casta, credo o religione, aspiri all’espansione spirituale o faccia cose concrete è un tantrico. Il Tantra non è né una religione, né un “ismo”. Il Tantra è la scienza spirituale fondamentale. Così, ovunque vi sia una pratica spirituale, è garantito che essa sia imperniata sul culto tantrico. Dove non vi siano pratiche spirituali, quando le persone pregano Dio per la soddisfazione di ristretti desideri mondani, quando l’unico slogan è “dacci questo e poi quest’altro” soltanto qui troviamo che il tantra sia sconsigliato. Così, soltanto coloro che non comprendono il Tantra o che, dopo averlo compreso non vogliano impegnarsi in alcuna pratica spirituale, si oppongono al culto del Tantra. (traduzione propria da Sarkar, Prabhat Ranjan, Tantra and its Effect on Society, Bhagalpur, 1959). ^ Come del resto anche il termine “induismo”.^ “La parola Tantrismo fu coniata nel secolo XIX dal sanscrito tantra che significa “trama” o “telaio” quindi una dottrina, e pertanto anche un’opera, un trattato o un manuale che insegna qualche dottrina, sebbene non necessariamente una dottrina tantrica. Ma accadde che gli studiosi occidentali scoprirono per la prima volta in opere conosciute come tantra dottrine e pratiche diverse da quelle del Brahmanesimo e dell’Induismo classico, che allora si credeva costituisse la totalità della letteratura religiosa induista. Questi testi differivano inoltre da ciò che si conosceva del Buddhismo antico e della filosofia Mahāyāna. Così gli esperti occidentali adottarono la parola Tantrismo per quell’aspetto particolare e per loro molto peculiare, persino repellente, della religione indiana. Non c’è alcuna parola in sanscrito che designi il Tantrismo. Ci sono testi chiamati tantra; c’è il tantraśastra cioè l’insegnamento dei tantra; c’è anche l’aggettivo tāntrika (tantrico) che è usato distintamente da vaidika (vedico) per contrapporre un aspetto della tradizione induista religiosa e rituale non al Vedismo propriamente detto, ma all’Induismo non tantrico “ortodosso” che si è tramandato fino ai giorni nostri, prevalentemente nel rituale privato (contrapposto a quello del tempio), e in particolare nei “sacramenti” (saṃskāra) imposti a tutti i maschi induisti due-volti-nati (appartenenti alle classi superiori). La tradizione tantrica si presenta pertanto come una tradizione diversa da quella dei Veda e delle upaniṣad, e in particolare dotata di riti e pratiche differenti. (Tantrismo in Enciclopedia delle Religioni, vol.9 2006, pagg.377 e segg.) ^ a b c d e f Padoux, 2011, cap. I. ^ Definito dall’accademico italiano Raffaele Torella «indiscussa autorità in campo internazionale in questo campo» (dall’introduzione a André Padoux, Tantra, Op. cit.). ^ Herbert Guenther, Life and Theaching of Naropa, New York, 1971. ^ Brian K. Smith, Tantrism: Hindu Tantrism, New York, 2005. ^ In questo la tradizione tantrica si differenzia nettamente da quella vedica: i Veda sono eterni, non rivelati cioè, ma soltanto visti dai veggenti in epoca remota. ^ Jan Gonda, Veda e antico induismo, Jaca Book, 1981, p. 295. ^ Padoux, 2011, p. 48. ^ Vedi Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary. ^ Padoux, 2011, p. 17. ^ Lo torico delle religioni britannico Gavin Flood ha definito “perspicace” questa visione di Osho («Rajneesh is insightful here when he claims that ‘tantra is pute technique’»: Gavin Flood, The tantric body, nota 37, Tauris & Co., 2006, p. 201). ^ «To cross over»: Gavin Flood, The tantric body, nota 37, Tauris & Co., 2006, p. 201. ^ Le date della colonna a sinistra della tabella si riferiscono all’apparizione o all’origine di quella tradizione o corrente, talvolta prima ancora che venisse trascritta, secondo la datazione riconosciuta dalla maggioranza degli studiosi. Sono esclusi dalla tabella i testi tradizionalmente considerati tantrici ad eccezione del Tantrāloka. ^ (SA) « Tanoti vipulan arthan tattvamantra-samanvitan – Trananca kurute yasmat tantram ityabhidhyate. » (IT) « È chiamato Tantra perché promuove grande conoscenza su tattva e mantra e perché conduce alla salvezza. » (Kāmikāgama, I, 29; citato in Mark S. G. Dyczkowski, Canon of the Saivagama and the Kubjika Tantras of the Western Kaula Tradition, State University of New York Press, 1988, p. 140) “It is called Tantra because it promulgates great knowledge concerning Tattva and Mantra and because it saves.” (Cfr. Canon of the Saivagama and the Kubjika Tantras of the Western Kaula Tradition; traduzione dal sanscrito di Sir John Woodroffe, in Shakti and Shakta: Essays and Addresses on the Shakta Tantrashastra, Luzac & Co., London, 1918, p. 38). ^ Noto anche con il nome di Kautilya, Vishnugupta, Dramila o Amgula. ^ a b Bagchi, 1989, p. 6. ^ Banerjee, 1988, p. 8. ^ Sures Chandra Banerjee, che fu professore di Sanscrito per trent’anni al Department of Education of West Bengal pubblicando più quaranta opere e trattati sull’argomento guadagnandosi il Rabindra Memorial, il più alto riconoscimento letterario assegnato dal governo del West Bengal, afferma [Banerjee, S.C., 1988]: “Tantra” è un termine utilizzato per denotare governance. Kālidāsa nell’Abhijñānaśākuntalam usa l’espressione prajah tantrayitva (cioè “avendo governato o padroneggiato l’argomento”) (tradotto dall’originale in lingua inglese). ^ Considerata fino ad oggi la prima evidenza epigrafica di un culto tantrico. ^ a b Harper & Brown, 2002, p. 48. ^ “L’autore sanscrito del VII secolo Banabhatta menziona, nell’Harshacharita la propiziazione delle Mātṛkā da parte di un asceta tantrico”. (Banerjee, 2002, p. 34, traduzione propria dall’originale). ^ Banerjee, 2002, p. 34. ^ Śankara usa il termine Kapilasya-tantra per denotare il sistema esposto da Kapila (la filosofia Sāṃkhya) e il termine Vaināśikā-tantra per denotare la filosofia buddista dell’esistenza momentanea. (Ciò è in parte riferito anche in Arthur Avalon, Shakti and Shakta, Essays and Adresses on the Tantra Shastra, Ganesh & Co, Madras, 1917, p. 47). ^ Appartenente alla scuola dualista dello Śaiva Siddhānta. ^ Christopher D. Wallis, Tantra Illuminated, Anusara Press, 2012, p. 27. ^ Bhāskararāya usa il termine “tantra” per definire il Mīmāṃsā Śāstra. ^ “Il Tantra venne prima a significare «la scrittura dalla quale viene diffusa la conoscenza»”. Nagendra Singh, Buddhist Tantricism, Global Vision P.H., Delhi, 2004, p. 5. (traduzione dall’originale in lingua inglese). ^ Per questo, come osserva lo stesso Arthur Avalon, Shankara definisce il Sāṃkhya un “Tantra” (Arthur Avalon, Shakti and Shakta, Essays and Adresses on the Tantra Shastra, Ganesh & Co, Madras, 1917). ^ Flood, 2006, p. 236. ^ Eliade, 2010, p. 329. ^ Flood, 2006, p. 244. ^ Eliade, 2010, pp. 323-325. ^ Lo stesso Eliade fa notare che l’uso del turbante, sconosciuto nei testi vedici, era invece popolare ad Harappa (Eliade, 2010, p. 331). ^ Padoux, 2011, pp. 88-89. ^ Flood, 2006, p. 261. ^ Padoux, 2011, p. 73. ^ Flood, 2006, p. 222. ^ Padoux, 2011, pp. 74-75. ^ Flood, 2006, p. 223. ^ Flood, 2006, p. 133. ^ Padoux, 2011, pp. 87-88. ^ I rapporti reciproci fra queste sette, e la cronologia sono questioni ancora aperte. Secondo Gavin Flood i Pāśupata risalirebbero appunto al II secolo e sarebbero essi la setta śaiva più antica di cui si ha notizia; da questa sarebbero derivati i Lākula, dediti a pratiche ascetiche estreme, che andavano in giro ricoperti di cenere e con una collana fatta di teschi e i capelli scarmigliati a imitazione dell’iconografia corrente del dio Rudra (Flood, 2006, p. 211-214 e p. 207). ^ Padoux, 2011, p. 76. ^ Più che un’evoluzione si tratta di una classificazione tradizionale della quale non è chiaro il rapporto con il contesto storico e sociale (Flood, 2006, p. 226). ^ Un detto hindu così recita: “Tutte le madri sono una” (ek hi mātā hain) (Padoux, 2011, p. 81). ^ Padoux, 2011, p. 76 e p. 80. ^ Padoux, 2011, p. 76 e segg. ^ John Hughes, Kashmir Shaivism: The Secret Supreme, p. xvii. Vedi inoltre il sito Kashmir Trika Foundation. ^ È proprio in un testo di questa tradizione, il Kubjikāmata Tantra che per la prima volta vengono menzionati i cakra, i centri del corpo yogico coinvolti nel percorso spirituale dell’adepto; in questo testo i cakra sono in numero di sei. (Flood, 2006, p. 254). ^ Padoux, 2011, p. 77. ^ Flood, 2006, p. 234. ^ O anche Aghori, secondo altri autori. ^ Flood, 2006, pp. 225-226. ^ Eliade, 2010, p. 278. ^ Dio, l’essere supremo, è nominato con nomi differenti a seconda della tradizione tantrica: Śiva, Viṣṇu e Kālī sono le divinità delle tradizioni maggiori. Variano ovviamente, a seconda della tradizione, le caratteristiche della divinità e il suo rapporto col mondo e l’uomo. ^ Padoux, 2011, p. 65-67. ^ Sull’importanza del corpo, così lo storico delle religioni Mircea Eliade: « Il corpo umano acquista nel tantrismo un’importanza mai raggiunta nella storia spirituale dell’India. Certo, la salute e la forza, l’interesse per una fisiologia paragonabile al Cosmo ed implicitamente santificata, sono valori vedici, se non prevedici. Ma il tantrismo porta alle estreme conseguenze la concezione secondo la quale la santità non è realizzabile che in un “corpo divino”. » (Mircea Eliade, Lo Yoga, Op. cit., p. 217) ^ Padoux, 2011, p. 95-96. ^ Harper & Brown, 2002, p. 2. ^ Harper & Brown, 2002, p. 3. ^ a b Satyananda, 2000. ^ Harper & Brown, 2002, pp. 3-5. ^ a b Eliade, 2010, p. 196-197. ^ Varenne, 2008, pp. 97-101. ^ Padoux, 2011, p. 182. ^ Varenne, 2008, pp. 109-111. ^ In letteratura “corpo yogico” è anche reso con “corpo sottile”; termine improprio, fa notare André Padoux, perché si presta a essere confuso con il corpo trasmigrante, il sukṣmaśarīra, che letteralmente sta proprio per “corpo sottile”. ^ Il numero dei cakra, così come altri particolari del corpo yogico, variano da tradizione a tradizione. ^ Padoux, 2011, p. 97. ^ Così Raffaele Torella in Vasugupta, 1999, p. 33. ^ Così Raffaele Torella, in Vasugupta, 1999, p. 90, nota 134. ^ Padoux, 2011, pp. 96-100. ^ Eliade, 2010, p. 218 e pp. 230-231. ^ Alain Daniélou, Miti e dèi dell’India, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008, p. 250. ^ La suṣumnā è detta anche śaktimarga: via della śakti. ^ Il Vijñānabhairava Tantra è estratto da un testo ben più ampio, lo Rūdrayāmala Tantra (in gran parte perduto), e usualmente lo si considera composto di 112 insegnamenti per un numero complessivo di stanze pari a 136 (o numero a questo molto vicino a seconda dell’edizione).

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Nell’edizione citata più oltre (a cura di A. Sironi), vengono riportate ulteriori stanze successive alla 136ª. ^ Nella scuola del Trika Bhairava (“tremendo”) è Śiva nel suo aspetto terrificante, inteso come principio immanente, vivificante dell’universo. ^ Termine composto da sat (“esistenza”), cit (“coscienza”), ānanda (“beatitudine”): tre qualità che per la filosofia dell’Advaita Vedānta rappresentano insieme l’assoluto, il Brahman. ^ a b c Nikhilananda, 1982, pp. 145-149. ^ Padoux, 2011, pp. 150-151. ^ Padoux, 2011, p. 152 e segg. ^ Padoux, 2011, pp. 157-162. ^ Vedi anche Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary. ^ Eliade, 2010, p. 210. ^ Vedi anche Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary. ^ Eliade, 2010, pp. 213-216. ^ Eliade, 2010, p. 211. ^ Padoux, 2011, p. 193 e segg.. ^ Padoux, 2011, p. 137. ^ Padoux, 2011, p. 140. ^ Bhairava (letteralmente “Il Tremendo”) è epiteto di Śiva, e come divinità ricorre spesso nel tantrismo: è in questa forma che furono, secondo la tradizione, comunicati i 64 Tantra non dualisti. Nelle scuole moniste Bhairava è inteso sia come il distruttore dell’ignoranza metafisica, e quindi come colui che apre le porte della conoscenza; sia come principio immanente, vivificante del cosmo. ^ Padoux, 2011, pp. 145-146. ^ Padoux, 2011, p. 144-145. ^ Padoux, 2011, p. 143. ^ a b White, 2000, pp. 15-18. ^ a b Padoux, 2011, p. 115. ^ Padoux, 2011, p. 113. ^ a b Padoux, 2011, p. 116. ^ Etimologicamente, śakti vuol dire “energia”. ^ Flood, 2006, pp. 260-261. ^ Padoux, 2011, p. 118. ^ L’opera è il Tantrālokaviveka. ^ Flood, 2006, p. 252. ^ Varenne, 2008, pp. 153-154. ^ Padoux, 2011, pp. 119-121. ^ Flood, 2006, p. 258. ^ Urban, 2002, Vol.6, No.1. ^ Urban, 2003, p. 22. ^ Urban, 2003, p. 135. ^ Urban, 2003, pp. 165-166. ^ a b Padoux, 2010, cap. XII. ^ Flood, 2006, p. 372. ^ Urban, 2003, pp. 166-167. ^ a b c d Urban, 2003, pp. 204-205. ^ Padoux, 2010, p. 230 e segg. ^ “Before I end this installment, I want to say a word about neo-Tantra. My teacher made the best distinction between neo-Tantra and authentic Tantra I’ve ever heard: Neo-Tantra ritualizes sex. Authentic Tantra sexualizes ritual.” (Shambhavi Saraswati, da Beginning Tantra, 27 agosto 2005).