Realtà o illusione?

Non lasciarti andare non lasciarti confondere la mente non lasciarti illudere. Tu sei unico e irripetibile devi cercare di non perdere la presa della tua Sadhana evolutiva è il senso della tua vita il fine e lo scopo allo stesso momento tempo. Non lasciarti confondere dai conflitti sociali dalle violenze dalle paure, dalle euforie, dai rimuginamenti, dalle rabbie, da tutte le energie negative che hanno il solo fine di infradiciarti lo stomaco, di farti ammalare. Ascolta la voce, ma non la mia la mia non esiste è solo uno dei riflessi, uno specchio della tua voce interiore. Ascolta la tua voce interiore profonda che vuole il tuo risveglio che ti invita a non perderti a non perdere il filo conduttore, il senso del qui ed ora. Se rinunci se ti lasci andare se ti lasci sprofondare aggiungi karma al karma. Continua a seguire la strada della tua liberazione, tu dentro di te, sai dove devi andare non rinunciare a questa grande occasione. Ascolta ascoltati. Hai conosciuto la strada, l’hai intravista in un momento di lucidità in cui le nebbie si sono diradate. Ora continua a percorrerla è la tua libertà e la tua gioia è la tua vita immortale che si tratta di privilegiare non confondere queste cose che sono l’essenza con i dettagli della vita mortale. Non mettere tutto sullo stesso piano non fare confusione aggiungendo caos al caos sporcizia a spazzatura. Non puoi privilegiare e dare importanza a ciò che è effimero perdendoti nei dettagli, impara a discernere a riconoscere ciò che è primario da ciò che è funzionale. Purifica la mente, purifica il corpo. Trova gli strumenti falli tuoi cogli le opportunità che la vita ti fa incontrare. Pinocchio invece di andare a scuola vende l’abbecedario e va al teatro dei burattini a divertirsi, la sua vicenda è sempre in bilico, è combattuto se restare immaturo di legno o divenire umano essere vivo. Tutta la sua esperienza si riduce ad un conflitto interiore di cui le vicende esterne sono il riflesso. Ciò che ti succede esteriormente non è disgiunto da ciò che vivi dentro ne è funzione essendo in relazione dialogante. Ciò che vivi e pensi emozioni, provocano azioni esteriori incontrollabili ma che ti servono anche per evolvere spingendoti a trovare la strada a cercare il filo. Crei qualcosa inconsapevolmente che in realtà è perfetto, essendo ciò che ti serve nel momento preciso che vivi. Ecco che il karma e le sue azioni passate presenti future ecco che la ruota del Samskara nei suoi vari passaggi ha ed acquista un senso assoluto, profondo. Per questo è così importante non disperdere l’attenzione. Ci sono addirittura quelli che incalliti fannulloni perditempo passano le giornate buttando via il tempo, si sono lasciati andare e cercano solo complici più che amici persone da corrompere per vivere in quello spazio tempo inutile della propria illusione e caos mentale. Questi sono coloro che si rifiutano di crescere che pur sapendo dell’esistenza della strada la disprezzano stanno li a guardare gli altri passare magari anche con una punta di invidia ma sono pigri e non si mettono mai in cammino accumulando karma e disperdendo tempo prezioso che passa e non torna. Criticano si riempiono di emozioni e pensieri negativi ma in verità prima di tutto prima della loro cattiveria fanno danno a loro stessi. Non è tutto sullo stesso paino c’è il giusto e lo sbagliato. Con gioia camminiamo come un’unica forza, uniti con la consapevolezza di essere ed esistere come un’unica entità legata insieme, consapevoli che tutte le sorprese e le tempeste che ogni giorno siamo chiamati ad affrontare, sono in verità perfette maestre da noi create per insegnarci la strada per non disperdere abbandonare il filo della vita. (Lam S.) Il mondo, così come lo percepiamo, è la manifestazione delle nostre percezioni. È l’illusione delle apparenze. È il velo di Maya. Tramite la meditazione si può imparare a scostare leggermente il velo della fisicità in modo da poter meglio osservare la vera natura delle cose. (F. Marchionna) Il velo di Maya e la meditazione: realtà e illusione Realtà o illusione? Realtà è illusione? Sono questi i dubbi che l’uomo si è posto, e si continua a porre, ogniqualvolta si ritrova a riflettere sui piani dell’esperienza, del sogno, del pensiero e, in generale, della forma della vita. Il mondo in cui viviamo, lo conosciamo solo perché lo vediamo con i nostri sensi fisici. Ma possiamo dire di conoscerlo veramente? I sensi ci mostrano sempre e soltanto una parte delle cose: una forma, un odore, un sapore… Mai la totalità. I sensi, in effetti, sono limitati e complementari tra di loro. In definitiva, noi percepiamo solo una piccola parte della realtà che ci circonda. Il mondo così come percepito sarebbe dunque una parvenza di ciò che è realmente. Niente è quello che sembra. Il mondo materiale così come lo conosciamo è quindi simile a un’illusione. Illusione o Maya non significa, come molti suppongono, irreale. Il velo di Maya è l’illusione della dualità, la separazione della realtà in bene e male, spirituale e secolare, sacro e profano. Maya è il mondo delle apparenze. È l’ombra della realtà scambiata per la realtà stessa. Utile per la vita pratica, ma pur sempre un’ombra della verità. Meditazione e velo di Maya possono in realtà interagire. Ma chi o cosa è Maya? La mente “mente” L’antica saggezza dei Veda indiani, datati intorno ai 5000 anni a.C., tramanda che la dea Maya, dopo aver creato la Terra, la ricoprì con un velo con la funzione di impedire agli uomini la conoscenza della vera natura della realtà. “Maya è il velo dell’illusione, che ottenebra le pupille dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista; il mondo, infatti, è simile al sogno, allo scintillio della luce solare sulla sabbia che il viaggiatore scambia da lontano per acqua, oppure a una corda buttata per terra ch’egli prende per un serpente”. Quello della dea fu un atto di pietà, perché altrimenti non sarebbe stata possibile la vita. Il velo non si limita a nascondere la realtà, ma le rende più vivibile e coerente alle esigenze e alle necessità del soggetto, aggiungendovi contenuti che costituiscono una “soggettivazione” dell’oggetto. La semplice parola māyā racchiude in sé diversi concetti metafisici e gnoseologici della religione e della cultura induista. Notoriamente, il termine è associato all’espressione coniata da Arthur Schopenhauer (velo di Maya) ne il suo Il mondo come volontà e rappresentazione. Con le parole del filosofo tedesco: “E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che agli prende per un serpente”. Si tratta di un illusorio velo metafisico il quale, disunendo il soggetto dalla conoscenza/percezione della realtà (alterandola), impedisce a questo di ottenere la liberazione spirituale (moksha), relegandolo nel continuo ciclo delle morti e delle rinascite (samsara). Troviamo un riferimento anche in Platone, nella sua metafora della caverna, in cui l’uomo nasce con un velo sugli occhi da cui si potrà liberare solo mediante la conoscenza. E’ interessante notare come in diverse culture di tutto il mondo (dall’antica Grecia alle tradizioni animiste, dalle estasi dei mistici cristiani alle correnti buddiste e induiste, fino all’alchimia cinquecentesca) si ritrovino sempre gli stessi concetti di “liberazione dal falso”. La meditazione disvela Se ognuno di noi percepisce qualcosa attraverso i suoi occhi, le sue orecchie, il naso, la lingua o il tatto, sostiene che quella cosa esiste. Al contrario, se non percepisce tutto ciò attraverso i sensi, dice che non esiste. Tra gli oggetti dei cinque sensi – forme, suoni, odori, gusti e oggetti tangibili, si dà maggior credibilità a ciò che si percepisce con gli occhi e le orecchie. Ma fino a che punto i nostri sensi sono affidabili? Comunicano davvero e pienamente le qualità della realtà? Secondo il Buddhismo Vajrayana, le cose possono essere riconosciute senza esser viste o udite. Praticando la meditazione vipassana, ad esempio, un soggetto può acquisire l’intuizione che gli permette di vedere cose mai immaginate prima. Meditazione e velo di Maya in che rapporto sono dunque? La meditazione conduce la nostra consapevolezza oltre i sensi e i pensieri, discostando il velo di Maya, permettendoci di scoprire la vera libertà. Per questo, è necessario che l’uomo percorra il sentiero nella sua stessa mente, attraverso la meditazione, dirigendosi dal concreto verso l’astratto, oltrepassando il velo di maya della personalità. Infatti, la meditazione consente di lasciar andare le nostre idee limitate sulla realtà e di sperimentare ciò che va oltre i cinque sensi. Meditare consente di riconoscere appieno l’unità essenziale tra il mondo “interno” e quello “esterno”, mettendo da parte il velo di Maya e l’illusione della percezione. Togliere il velo permette di vedere meglio. E vedere meglio è conoscere. (cure-naturali.it)