oltre il giogo delle aspettative

Che cosa fa la nostra pseudo cultura chiamata anche educazione? Fa spesso in modo di disimpararci ad affrontare la vita e per questo dobbiamo farlo direttamente sul campo esperienziale sbattendo la testa. Se non abbiamo la fortuna di trovare dei genitori validi o dei rarissimi insegnanti di grande livello è un problema affrontare poi il mondo cosiddetto reale. Ecco che l’esperienza diretta diviene l’unica vera scuola di vita. Queste debolezze possiamo dire che hanno pure un senso di essere a livello karmico, laddove il karma tutto spiega, motiva, giustifica, è partenza ed arrivo. Una cosa in particolare è particolarmente dolorosa, capestro per uomini e donne: l’aspettativa. Aspettare Godot. La cultura da cui partiamo ed a cui apparteniamo non ci dice certo quali sono le cose che dobbiamo in qualche modo pensare e quali siano quelle che dobbiamo chiedere. Ciò che c’è da capire è che siamo incapaci di fare qualunque scelta di vita che riguarda: lavoro, amicizie, compagni/e. Ognuno di noi fatica a disinnescare la mente che chiede, che supplica, che spasima ad esempio trovare una persona con cui vivere. Tutte queste dinamiche costringono a comportamenti e mosse spesso inappropriate ed anche amaramente ridicole. Vedo persone siamo uomini e donne con queste aspettative dipinte sul volto, che creano comportamenti e riproducono schemi relazionali sempre uguali. Le femmine sono più attente e meno appariscenti in queste dinamiche, i maschi più esuberanti e prevedibili. In un caso e nell’altro è comunque un labirinto da cui chi ci si trova dentro non riesce e non sa uscirne. Può durare per anni una dinamica finché la persona non si arrende, non capisce che non è capace di fare niente per trovare ed ambire a quello che sarebbe in qualche modo il fine della sua vita: trovare ed avere una persona accanto, un affetto con cui condividere la vita. Siamo fatti per stare con gli altri e non da soli, alla lunga star soli non fa bene bisogna pur trovare qualcuno con cui ridere, litigare, abbracciare, piangere, provare emozioni di ogni tipo, insomma vivere. Questa aspettativa mentale diviene così un vero e proprio martirio, un supplizio che preme e rende schiavi. Più incalza la richiesta e meno si risolve il problema, più si chiede e meno si ottiene, perché non si lascia andare credendo che bisogna fare qualcosa a livello personale per trovare ciò che si cerca. In verità bisogna lasciar andare che le cose fluiscano che tutto prenda forma senza che noi intralciamo minimamente il fluire delle energie che ci portano verso la direzione che dobbiamo prendere con persone, cose,  eventi futuri. Il mondo con le nostre aspettative in azione, con le nostre richieste pressanti è un mondo stretto e difficile, denso di sofferenza, schiavitù e solitudine. Lasciamoci andare arrendendoci agli eventi, apriamoci a ciò che ci riguarda senza interferire in alcun modo, con armonia, con condivisione, cercando l’incontro senza chiedere nulla. Quando riusciremo ad essere al di la della supplica e della pretesa, di volere ad ogni costo anche se non siamo ancora pronti, allora daremo spazio a ciò che è per noi e riceveremo il premio della maturità raggiunta. La cosa da fare è quindi farci disponibili ad accogliere e ricevere quello che non possiamo vedere perché non è compito nostro scegliere. Lasciamo che quel qualcosa che pensa e ci aiuta accolga la nostra richiesta e faccia con i dovuti tempi, in modo di accontentarci al meglio. Lasciamoci sorprendere, questo è quello che dobbiamo imparare per uscire dal giogo delle aspettative e trasformare la vita da un luogo di sofferenze ad uno spazio di condivisione e di libertà. Impara ad accettare il tuo destino il tuo karma quello che per te è giusto che sia e te non vedi o non riesci a vedere  ancora, questo salto nel vuoto è una presa di consapevolezza richiesta, un salto di livello, un arrendersi a qualcosa di più grande di noi che vale per tutti.