oggetti rituali tibetani corni e mandala (3°parte)

Corno Grande (Dung chen) Dungchen, letteralmente il grande corno dell’orchestra tibetano tantrica, sono disponibili in varie lunghezze fino a 15 piedi. Essi sono in genere costruiti in sezioni telescopiche per semplificare i viaggi e lo stoccaggio. Il dungchen viene sempre utilizzato almeno due alla volta, a volte tre sono utilizzati in modo che due suonino sempre mentre il terzo prende un respiro. Ngala Rig’dzin Dorje ha detto: “Il dungchen appaiono sempre in coppia come la loro bassa, chiamata ruggendo si suppone per assomigliare il suono dei draghi in accoppiamento.”
Corno (Gyaling) – Il gyaling (scritto anche Ling GYA, GYA-ling, jahlin, Jah-lin, jahling, Jah-ling, rgya-gling ecc) è una ciaramella doppia ancia tradizionale per il Tibet. Viene utilizzata in particolare nei monasteri tibetani durante la puja (canto e la preghiera) e dare il benvenuto a lama e Rinpoce.
Mandala – Considerando la popolarità della parola Mandala o persino consultando dizionari specialistici si scopre quanto sia difficile rendere giustizia al termine Mandala solo con una breve definizione. Il Mandala è definito come un cerchio magico, uno schema rituale geometrico, un diagramma simbolico o più comunemente un cerchio che circonda un quadrato con un simbolo al centro. Il Mandala è anche descritto come il simbolo degli elementi cosmici usato come aiuto per la meditazione, come modello per determinate visualizzazioni, come aiuto al raggiungimento della consapevolezza di se stessi o per la meditazione trascendentale. Ognuna di queste definizioni ha una propria verità ma non è ancora sufficientemente precisa. Normalmente il Mandala (Kyil-khor) è un forte schema simmetrico concentrato attorno ad un centro e generalmente diviso in quattro quadrati uguali, esso è costituito da centri concentrici (Khor) e quadrati che hanno lo stesso centro (Kyil); in effetti i tracciati di un Mandala sono anche aiuti per la meditazione, la visualizzazione e l’iniziazione. Mandala è una parola proveniente dal sanscrito che, in tibetano, è tradotta con Kyil-khor e letteralmente: una rappresentazione simbolica della “Dimora celeste di una divinità meditativa.” I Mandala sono usati da monaci e laici e servono come aiuto per la meditazione. Esistono quattro tipi di Mandala – solo due sono fisicamente visibili – e cioè quelli dipinti su Thanka (scroll) o quelli disegnati su una vasta superficie piatta con sabbia di vari colori.

Questi Mandala di sabbia, eseguiti da monaci ed accompagnati da rituali appropriati, sono usati per alleviare le sofferenze, per diminuire il karma negativo ed aumentare i meriti. Diversamente da altre forme di Mandala, il Mandala di sabbia porta benefici non solo agli esecutori ma anche ai donatori ed a chi si sofferma a contemplarlo, indipendentemente dalla loro conoscenza o meno del Buddhismo. In generale il Mandala, che misura circa metri 1,5 di diametro, viene eseguito in almeno sette giorni consecutivi. Tuttavia il termine Mandala indica anche altre strutture. Tra queste conosciamo i semplici cerchi o dischi che contengono un centro sacro o ne formano la base, per esempio il disco dei cinque elementi che costituisce la parte inferiore dell’universo del Kalachakra o il disco della luna, del sole e dei due pianeti Rahu e Kalagni che servono da trono ad una divinità. Il luogo, dimora delle divinità, è anche chiamato Mandala e la stessa parola può essere associata all’intero universo. I Mandala sono una manifestazione del Buddhismo Tantrico che, grazie alla loro struttura ed alla colorazione complessa, hanno suscitato un enorme interesse in tutto l’Occidente.I Mandala hanno un valore profondamente simbolico che si esprime in varie forme; dal semplice scherma ai dipinti più elaborati su stoffa, ai complicati modelli in sabbia di diversi colori fino alle grandi sculture intagliate. I tibetani li considerano sacri.

Alcuni Mandala – per esempio la rappresentazione simbolica dell’universo eseguita con semi di grano – possono essere spiegati apertamente, molti altri invece si riferiscono alle dottrine tantriche ed il loro significato è mantenuto segreto. Vi sono vari tipi di Mandala: quelli che rappresentano l’universo esterno, quelli che si riferiscono ad una visione meditativa di un corpo umano e quelli visualizzati nella pratica dello yoga delle divinità. La struttura simbolica e di base del Mandala di Avaloketeshvara differisce inoltre da quella di altri Mandala. Gli anelli che circondano la dimora del Mandala Avaloketeshvara sono una sintesi dell’universo; cinque grandi dischi lo reggono: spazio, aria, acqua, fuoco e terra. In altri Mandala il riferimento all’universo non è immediatamente evidente. I colori all’interno del Mandala sono: nero per l’est, rosso per il sud, giallo per l’ovest, verde per il nord, azzurro per il centro e differiscono dai colori di altri tradizioni. Il Mandala di Avaloketeshvara è uno degli ultimi e dei più complessi sistemi tantrici che fu portato in Tibet dall’India. Negli ultimi anni molti occidentali sono venuti a conoscenza della tradizione Avaloketeshvara in quanto diversi Lama hanno impartito le iniziazioni Avaloketeshvara a vari gruppi di persone. Esistono già molti libri relativi agli aspetti del sistema Avaloketeshvara disponibili nelle lingue occidentali.

Storia – Non vi è al mondo un altro disegno simbolico così universale come il mandala; esiste da sempre, compare in tempi diversi e in ogni cultura visto che il più antico mandala sin qui conosciuto è una “ruota solare” paleolitica scoperta nell’Africa del sud. Ma mirabili esempi di mandala cristiani si trovano già nel primo Medioevo, mostrando perlopiù Cristo nel centro ed i quattro evangelisti o i loro simboli ai quattro punti cardinali. Inoltre possiamo osservare figure mandaliche nei rosoni delle nostre chiese, nei labirinti, nelle forme di certi templi, come pure nei siti etruschi e romani. Anche la natura attorno a noi spesso si presenta sotto forme mandaliche: nella frutta, nelle pietre, nei fiori, tra gli alberi, su nel cielo. Oltre ad essere disegnati i mandala vengono anche “vissuti”: in India esiste la danza del mandala, tra gli indiani Navaho la persona da curare viene collocata al centro del cerchio disegnato sul terreno mentre in occidente l’idea del centro e del cerchio protettivo si ritrova in numerose danze popolari oltre che nel girotondo dei bambini. I Mandala hanno una tradizione antichissima e nello scorso secolo, anche un grande studioso della psicologia occidentale ne ha fatto uno strumento di studio delle personalità dell’uomo. Si parla dello psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (26 luglio 1875 Kesswil – 6 giugno 1961 Küsnacht),che sull’argomento ha scritto 4 saggi dopo averli studiati per oltre venti anni. Secondo Jung durante i periodi di tensione psichica figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore. Il simbolo del mandala,quindi, non è solo un’affascinante forma espressiva ma, agendo a ritroso, esercita anche un’azione sull’autore del disegno perché in questo simbolo si nasconde un effetto magico molto antico: l’immagine ha lo scopo di tracciare un magico solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la “dispersione” e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall’esterno. Ma c’è di più; oltre ad operare al fine di restaurare un ordinamento precedentemente in vigore, un mandala persegue anche la finalità creativa di dare espressione e forma a qualche cosa che tuttora non esiste, a qualcosa di nuovo e di unico. Come afferma Marie-Louise Von Franz (allieva di Jung), il secondo aspetto è ancora più importante del primo ma non lo contraddice poiché, nella maggior parte dei casi, ciò che vale a restaurare il vecchio ordine, comporta simultaneamente qualche nuovo elemento creativo.

Significato – Il Mandala rappresenta secondo i buddhisti il processo secondo cui il cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente. I buddhisti riconoscono, però, che i veri Mandala possono essere solamente mentali, le immagine fisiche servono per costruire il vero Mandala che si forma nella mente della gente e vengono consacrate solo per il periodo durante il quale è utilizzato per il servizio religioso. Al termine del lavoro, dopo un certo periodo di tempo, il mandala viene semplicemente “distrutto”, spazzando via la sabbia di cui è composto. Questo gesto vuole ricordare la caducità delle cose e la rinascita, essendo la forza distruttrice, anche una forza che dà la vita. Il termine Mandala (lett. cerchio) si ritrova in varie culture, tra cui quella buddhista, mentre il corrispettivo induista è lo Yantra (lett. strumento). Lo Yantra è simile al Mandala, tuttavia le due tecniche si differenziano per la complessità: lo Yantra è molto più schematico, limitandosi ad usare figure geometriche e lettere in sanscrito, mentre nel Mandala sono rappresentati anche – in maniera talvolta particolareggiata – luoghi, figure ed oggetti.