L’Italia incatenata

Qual era la storia d’Italia? La storia di una nazione libera o di una nazione schiava? Sembra proprio che la sua storia a partire dalla caduta dell’impero romano ad arrivare fino ad oggi incluso, sia una storia continua, quasi sempre univoca di schiavitù, di servitù. Chi potrebbe negarlo? Lo dice la storia stessa quella scritta, quella vera. Sono solo pochi spazi, soltanto pochi momenti, pochi anni sembrano essere un po’ più liberi. A quale prezzo si conquistano, si sono conquistati questi spazi di libertà? Le radici della mancata libertà sono profonde, sono karmiche, sono antiche. Siamo addestrati così bene alla schiavitù, che qualunque popolo arriva ci assoggetta, ci possiede fino alla prossima ribellione e via così. Sembra un popolo dotato di un grande trasformismo, di una grandissima capacità di prendere ogni forma, di calzare ogni maschera che si adatta ai tempi che vengono. Non a caso forse l’invenzione della maschera parlante della Commedia dell’Arte. Tutto va bene al popolo italiano pur di non essere libero, pur di lasciarsi possedere. Siamo sicuri che sia così, e sia solo così, o da qualche parte in qualche angolo nascosto, è sopravvissuta un po’ di libertà? Guardiamo oggi: da un lato siamo una colonia americana a livello di gestione del potere, ma da un altro siamo anche assoggettati a poteri economici, dipendenti ad altre potenze di altre parti del mondo di altro segno e bandiera. I nostri padroni hanno su di noi ogni potere nei confronti delle nostre vite. Se questi poteri tra di loro entrano in conflitto noi paghiamo il presso delle diverse dipendenze. Chi ha gestito l’amministrazione di questa nazione forse pensando ad altri interessi che non quelli dello stato, non si è troppo preoccupato in quale pericolo, in quali contraddizioni ci avrebbe fatto cadere? Ormai si sa che chiedere a queste persone di fare gli interessi di un popolo è tempo sprecato. Solo oggi ci rendiamo conto di essere schiacciati, di essere oppressi da poteri diversi che tra di loro sembra proprio che non legano più. Questi nuovi equilibri dei poteri si sono modificati rapidamente facendo di noi dei naviganti esposti ad ogni vento di guerra, ad ogni tempesta nucleare, ad ogni terremoto e cambio di umore e relazioni. Siamo trai primi a pagare i costi di un conflitto che sembra distante ma che invece si dimostra molto vicino nel riflettersi nelle nostre vite e relazioni. Ecco la mala gestione dei poteri che cosa e dove ci ha portato. Ecco l’incapacità di pensare e di avere un progetto, lasciar pensare e prendere decisioni ad altri dove ci ha portato. Abbiamo lasciato che altri mettessero i loro uomini di fiducia a gestirci. Questo assoggettamento, porta sempre più una sensazione di soffocamento nel popolo, un senso di oppressione e di prevaricazione in certi momenti molto forte. Le rivoluzioni segnano ed insegnano che chi muore per la libertà, che chi dona e regala la propria vita per immollarsi sull’altare della patria, non necessariamente sembra fare la scelta giusta, perché trascorso un breve periodo di nuovo il popolo della nazione tornerà ad essere schiavo ed oppresso. La rivoluzione francese, la rivoluzione americana, russa e cinese e tutte le rivoluzioni hanno trovato momenti di controrivoluzione e restaurato il nuovo che sembrava il ritorno del vecchio. C’è chi si immola sull’altare, anche milioni di soldati e chi con non curanza gestisce il potere portando alla deriva, come se i sacrifici di milioni di vite umane non fossero mai servite o peggio ancora non ci fossero mai state. La memoria viene nuovamente calpestata, la memoria dei caduti delle guerre è elusa per sempre da nuove oppressioni, nuovi errori, nuove inconsapevolezze. Sembra non ci sia via di uscita, sembra che non ci sia proprio speranza anche per l’Italia. L’Italia che come molte nazioni del mondo dell’Africa e dell’Europa è assoggettata a potere e volere di altri con governi fantoccio. Ci chiediamo: ci sarà una strada che conduce alla libertà senza spargimento di nuovo sangue? Esisterà una strada, la possibilità di percorrere una strada, che ci porti a conquistare un terreno di armonia e di pace, di bellezza, o sarà solo un bel sogno? Dobbiamo vivere a lungo questo incubo disarmonico e privo di visione umana e naturale? Sperare, pregare, sognare, che possa arrivare, che possa esistere un giorno una luce nuova. Immaginare, costruire un percorso per un popolo libero, neutrale, un territorio denuclearizzato, non coinvolto in nessuna guerra, ne politica né economica, in nessun gioco di potere di altri. Un popolo che abbia davvero un governo nazione, un canale più libero, che si possa permettere il lusso e dire no alla guerra potrà esistere o è solo una grande utopia? Non credo e sappiamo per certo, che mai gli interessi di un governo assoggettato, siano necessariamente l’opinione diffusa nel popolo. Se il popolo venisse lasciato parlare davvero oltre la propaganda che lo rimbambisce ed assoggetta, se venisse ascoltato, direbbe cose diverse dall’opinione e dalla gestione del potere che non ha solo le finalità di fotterlo nella sua finzione e nelle recite di palazzo. Nessun popolo volle mai la guerra tranne i pochi burocrati del potere. Nessun potere fece ne volle mai gli interessi dei popoli. Il potere ama dividere i popoli costruendo le diversità e le disunioni. Mentre il popolo pensa alla nuova ribellione e rivoluzione, il potere già sta pensando come eluderlo e prepara le nuove manipolazioni più attuali e raffinate, adatte ai tempi. Creare giochi di conflitto tra il popolo è un’arte raffinata che il potere esercita e sperimenta da millenni. In questo gioco che assomiglia molto più ad un giogo, quale via è possibile, quale strada percorrere se non si vuole prendere posizioni indotte e condizionate tra le parti? La strada della neutralità sembra l’unica percorribile, la strada della neutralità è strada di unione yogica e quindi di vera e incondizionata pace con sé stessi. Come pretendere che potere, popoli e persone che non sono in pace con loro stessi, siano popoli, poteri di pace? L’uomo facilmente si trasforma in oppressore basta guardare come si comporta da millenni con la natura. Il potere delle città dove l’umanità vive accatastata, nutrendosi di cibo spazzatura, aria ed acqua avvelenata ed inquinata, idee violente e cuore chiuso. Un potere violento disumano ha schiavizzato chi si lasciava e lascia schiavizzare, sterminato razze umane non assoggettabili, divorato ed estinto specie animali. La legge del più forte, chi maggiormente ha la capacità di adattarsi al nuovo che arriva, sopravvive. La maggior parte degli animali va ricordato, hanno paura dell’uomo e lo fuggono da millenni.  Forse ci vorrebbe un nuovo Ghandi reincarnato a spezzare le catene?