l’arte di lavorare su se stessi

L’arte di lavorare (su se stessi) è nobile superiore arte. Quante persone conosco e quante disprezzano il proprio lavoro, così facendo sputano nel piatto dove mangiano! Questo comportamento è forse sano e giustificato da qualcosa e qualcuno? È un comportamento davvero giustificabile? Diversi anni fa conobbi una donna con cui divenni amico. Lei era molto fiera del lavoro che faceva, sapete che attività aveva? Era lavapiatti in un ristorante del centro. La maggior parte delle persone sentirebbero anzi proverebbero vergogna e disagio nel fare un lavoro così umile e servile. Molte persone si sentirebbero schiacciate, tristi e deluse pensando che la vita non gli offre opportunità migliori. Lei in vece ne andava fiera, l’aveva trasformato in un arte lavare i piatti. Lavava i piatti con gusto, con piacere senza lamenti. Servire non è per forza vivere senza libertà. Per lei la vita aveva fatto un regalo ed era felice per questo servizio, non ne sentiva il peso, non ambiva ad un lavoro diverso, un lavoro di maggiore importanze mentale, più retribuito del suo. Quando andava a lavoro ci andava con gioia e non ne sentiva il peso anzi si caricava di energia positiva. Questa cosa mi colpì e mi fece riflettere di come la maggior parte (quindi molte, troppe) delle persone sciagurate buttino la propria vita terrena nello spregiare ciò che fanno finendo così per lesionare e disprezzare se stesse. Perché infliggersi queste ferite che nel tempo divengono profonde? Non è una azione un tantino stupida? E non finisce qui. Queste persone compiono quotidianamente ogni sorta di giochetti di trucchi per lavorare meno, per imboscarsi il più possibile, per tirare a campare rubacchiando la paga. Intanto però la vita passa e loro senza accorgersene più di tanto, inconsapevolmente la buttano via. Non sarebbe più semplice e nobile amare ciò che si fa o meglio: imparare ad amare il proprio lavoro e così facendo imparare ad amare la vita, imparare ad Amare? Invece: autolesionismo, masochismo, disprezzo di se stessi e gli altri, invidia, false maschere di circostanza, ogni genere di emozione negativa nelle sue variegate infinite sfaccettature.. la lista è lunga. Mi rendo conto di quanto sia inutile parlare di questo se non per chiarire ma nella pratica quotidiana, ora dopo ora, momento dopo momento, la realtà è ben altra cosa. È la vita la realtà quella che si costruisce noi e solo noi. La prova straordinariamente perfetta da vivere adatta per luogo e circostanza, è ogni giorno attesa e non. Quindi il lavoro ci conviene farcelo amico ci conviene trovare un equilibrio nel lavoro è più utile. Imparando a trasformare la propria attività anche se non è ciò che vorremmo fare, anche se fossimo e ci sentissimo costretti a farlo. Ma chi è che cosa ci costringe a soffrire se non noi stessi, la nostra mentitrice mente! Sempre lei sempre la mente piena di spazzatura che ci fa produrre emozioni negative, pensieri negativi, ogni sorta di monnezza, ma è giusto è sano questo stillicidio? Ci serve essere autolesionisti a e per cosa? È intelligente essere stupidi? Se non impariamo a trovare la chiave di volta come era riuscita a fare quella mia amica lavapiatti, trasformando con intelligenza un limite di sofferenza in un punto di forza, un disagio apparente in un maestro di vita, sarà difficile che trasformeremo la vita in un paradiso di piacere. O invece vogliamo soffrire tutta la vita e lasciare che sia un inferno e magari costringere che anche gli altri siano così. Perché dovrebbero star bene se noi siamo immersi completamente nella sofferenza? Ecco così l’arte di soffrire, l’intelligenza messa al servizio di energie negative. Immersi nel mondo della sofferenza dell’identificazione mentale, delle paure delle energie distruttive. Senza un atto di forza, senza gli strumenti la vita può essere tanto un inferno che un paradiso. Ogni cosa secondo il merito e non ci sono sconti per nessuno, qualunque lavoro, se sei ricco o povero non cambia. Ognuno di noi è artefice delle proprie scelte non c’è alibi e scusa che tenga. Ciascuna persona può trasformare la vita come crede bisogna imparare a crederci davvero. A crederci senza se e senza ma: crederci e basta con tutta l’anima fino in fondo. Credere nel proprio lavoro qualunque sia non dimenticando mai che servire gli altri, lavorando anche nel più umile dei modi, è un nobile gesto che ripaga. Il denaro materiale non è l’unico compenso. Servire come servizio disinteressato è una forma nobilissima di yoga: il karma yoga. Non a caso si chiama Karma yoga per indicare un servizio come offerta senza interesse senza nessuna forma di aspettativa. Un servizio, una attività che entra nel karma influenzandolo. Ecco che il servire diviene un pretesto, un riflesso, un atto simbolico profondo di trasformazione interiore. Trasformando con intelligenza il limite in maestro di vita. È con l’amore che trasformi la tua vita, è l’arma più potente impara ad usarla. Ciò che ami diventi. Qualunque lavoro ci capita entriamoci davvero dentro trasformando il limite il dovere in opportunità, non continuiamo ancora a scappare davanti a noi stessi. Ora e subito senza aspettare ancora. Domanda: Dove sei(tuo nome)? Risposta: qui. D.: Che ora è? R.: adesso. D.: Che cosa sei? R.: questo momento.