la mente divide il cuore unisce

Vorrei manifestare il mio sconfinato amore, ma il mondo umano vuole amore? Quanto amore c’è nell’umanità? Vorrei poter aiutare i miei figli, i miei amici, i miei allievi quando li vedo in difficoltà, quando vedo che stanno per sbagliare, ma vorrei che facessero esperienza immersi nella vita proprio come ho fatto io: da soli quando è il momento della solitudine e con gli altri quando viene quel momento di unirsi. Non so sempre quanto intervenire se poco o troppo non sono certo di conoscere sempre il limite.  Vedo che non è per nulla facile trovare quali sono i momenti e cosa fare, proprio quando si crede di far la cosa giusta si sbaglia o peggio si ricade nei soliti errori. E proprio quando si pensa di fare la cosa sbagliata si fa quella giusta. Talvolta o spesso è la strada che appare sbagliata alla mente è quella da prendere.  La mente è un cieco nell’oscurità e noi ci lasciamo guidare, ci affidiamo a un cieco… Come in un labirinto si continua a girare alla ceca ritrovandosi sempre nelle stesse strade che oramai conosciamo a memoria e da cui non se ne esce. Un senso di soffocamento pervade. Imparare a farsi aiutare è riconoscere i propri limiti, un atto di umiltà che la vita ci invita ad accogliere. Non farsi aiutare è anche ostinarsi a non volere imparare è un po’ presunzione. Nel non volere imparare c’è un rifiuto profondo che va rimosso. Può essere un rifiuto karmico e o contenuto nei tempi dell’infanzia, traumi che continuano comunque a a condizionare la vita e le sue scelte. Traumi che non rendono liberi e di cui paghiamo il prezzo giornalmente e che la corsa ci impedisce di risolvere. Dimostrare qualcosa ad un genitore all’infinito per soddisfare la sua richiesta e quindi essere considerato amato. Un urlo di attenzione interiore ostinato. La vita però fa di tutto perché lavoriamo per risolvere a volte ci costringe anche in modo estremo, brutale e violento. La vita arriva al piano terminale della violenza quando non si risolvono conflitti interiori ed anche se necessario arriva all’estremo atto: riprendersi il corpo.  Il rifiuto ad accogliere l’altro e il suo insegnamento. Non accogliere gli insegnamenti e non saperli riconoscere impedisce il salto evolutivo. L’atto di umiltà come un salto nel vuoto  è un atto di crescita che l’ego e la mente non riconoscono perché passa dal cuore. La mente riproduce sofferenza quando assorbe troppa energia, impedendo al cuore di fare il suo lavoro. La mente prevarica, tiranneggia, ruba al cuore il suo spazio di azione. Questo furto di spazi è un addestramento sociale condizionante che nasce nella famiglia, nella scuola, nelle amicizie, in ogni ambito sociale e competitivo che siamo portati a vivere nella comunità talvolta malata. La mente non sa accogliere perché impegnata a produrre conflitto. Siamo sempre li: se non si esce dalla mente non si esce dal labirinto, perché è la mente stessa creatrice del labirinto. La mente impartisce ordini, crea labirinti e ci abbandona dentro, il mito di Pollicino ripudiato nel bosco.  La mente non vede e non trova uscite, l’uscita la conosce il cuore che ti dice di affidarti, di arrenderti, di lasciarti aiutare, di farti amare e per ultimo imparare ad amare. Amare è un atto di consapevolezza. La gelosia morbosa non ha nulla a che vedere con l’amore, una persona gelosa non ama perché è impegnata a possedere e manipolare. Quando si sceglie o ci lasciamo scegliere da una persona possessiva è perché non vogliamo amare davvero, ma fare una esperienza di sofferenza: dimostrare ad un genitore che soffriamo è una ricerca di affetto. Finché saremo divisi e scissi interiormente non potremo assaporare nessun’amore se non vederlo forse a tratti. Con una equazione possiamo dire: la mente divide il cuore unisce. Che cosa si può fare quindi? Cercare un maestro che ci guida, fare letture illuminanti, praticare yoga integrale tradizionale, imparare a conoscere le vie dello yoga, il buddismo nelle sue varie ramificazioni, arti marziali con buoni maestri, imparare a meditare, frequentare persone che ci portano avanti. Uscire dalla sofferenza è lo sforzo che viene richiesto ad ogni essere umano è la via della forza, della consapevolezza, della gioia, della capacità di amare. Quando le persone vengono a dirmi delle cose che credono di dire a me in verità si guardano allo specchio e dicono delle cose a loro stessi ma scappano a rifugiarsi ancora nella mente con cui si identificano. Affacciarsi al cuore ed abitarlo presuppone un atto di coraggio, ma anche imparare a proteggerlo permanendoci dentro presuppone eventuali ferite da curare. Sembra dire: lasciati aiutare perché io sono il tuo specchio, non sono tuo nemico e non ti sono ostile, vieni,  lasciati prendere per mano. Lasciarsi aiutare non è un atto di inferiorità o di sottomissione, ma di forza perché riconosci limiti e debolezze. Vedo molti confitti anche con il denaro che viene vissuto con paura e disarmonia, paura della povertà, paure ed ancora paure. Una paura tira l’altra e su tutto predomina la paura delle paure che si tenta di evitare sempre: la paura della morte. Non imparare ad assaporare ed accogliere la morte equivale a non avere imparato a vivere. La corsa stessa è una fuga dall’affrontare se stessi. Fermarsi e lasciarsi guidare dal respiro ed affidarsi al cuore che ci prende per mano è un modo per affrontarsi e cercare di risolvere i problemi. I problemi irrisolti continuano a lavorare non se ne vanno finché non hanno preso forma e si sono risolti placati. La sensazione di sentirsi inseguiti e quindi mantenere dei ritmi di vita iperdinamici è un comportamento che nasconde o tenta di nascondere a se stessi mancate risposte e soluzioni. La paura della morte fa da capofila: è li presente, sappiamo che c’è ma si fa finta di non affrontarla, la si evita sentendo il suo fiato sul collo, intravedendo la sua ombra. Perché allora stupirsi se all’improvviso ce la troviamo davanti? Non sappiamo come affrontarla ci paralizza ci toglie parole e ci porta in un groviglio di emozioni, immagini che come in un film infinito non cessano più. Siamo ancora nello stesso gioco: sbalzo, scambio ruolo cuore-mente. Le società umane non danno rilievo al cuore e così milioni di persone sono ancorate ed identificate in una mente che non fa altro che portare in ogni ambito e in se stesse sofferenza senza fine.