brighella creduto arlecchino

Il mondo di arlecchino è un mondo buono. Il mondo di arlecchino è una visione del mondo positiva, ingenua e naif. Il mondo degli arlecchini è un mondo di gioco continuo solo per il fatto di essere desti, di essere vivi, ma dura e permane anche nella notte dei tempi fino all’alba dei sogni. Il mondo degli arlecchini è uno spazio tempo di sognatori ingenui. Arlecchino non fa mai raggiri semplicemente perché la manipolazione non è nella sua natura e se lo fa non gli riesce, viene subito scoperto. Arlecchino ha un rivale che poi nemmeno più di tanto, più che altro è il suo alter ego: brighella. Brighella è il furbacchione manipolatore per eccellenza, colui che ama sempre travestirsi e nascondersi. Brighella si sente molto furbo. Si traveste e si mette la maschera mentre Arlecchino la toglie. Arlecchino è un eterno perdente, non raggiunge mai e non scala mai nulla, non gli interessa davvero, preferisce vivere in pace e non pagare prezzi nascosti ed occulti, perde sempre le occasioni importanti che nella società per diritto spettano sempre e comunque a brighella. Brighella è più tagliato a misura di società e soprattutto di potere. Arlecchino deve fuggire dal mondo per essere libero dai suoi fallimenti e dai successi di brighella. Arlecchino deve trovare la forza in se, la forza della solitudine dello star bene con se stesso. Arlecchino deve affrontare le bastonatura della sofferenza nelle sue varie sfaccettature. Quando riuscirà a trovare il proprio centro sarà libero ed inizierà una nuova vita, anzi la vera vita. Arlecchino è il re degli ingenui in assoluto. La società acclama brighella travestito da arlecchino, credendolo arlecchino, ma la società non sa mai che arlecchini si nasce non si diviene mai è semplicemente impossibile. Arlecchini si nasce per karma e diritto di anime antiche, come clown si nasce come poeti si nasce. L’arte è qualcosa di innato nel profondo del DNA ed oltre. Uomini e caporali è arlecchini e brighella. Non c’è la coppia arlecchino brighella solo sono uno il contrario, l’opposto dell’altro, due facce di una medaglia, ma tra loro non c’è comunicazione ma solo il gioco degli eterni opposti anche rivali. La coppia di fatto di arlecchino e brighella è la coppia archetipica per eccellenza che troviamo sempre e comunque in ogni contesto della vita sociale. Comunitaria e nella storia umana. Quando brighella fa arlecchino non c’è comicità ma solo la freddezza della tecnica, non c’è umanità perché brighella ha il cuore freddo per archetipo, non può essere comico perché non ha nella sua capacità la comicità in quanto recita la parte, è maschera nella vita quindi non può essere maschera vera. La maschera vera è nell’anima, nel profondo. La purificazione del riso in brighella è un premio rubato. La maschera archetipica è in-recitabile. La maschera di arlecchino non si può recitare perché semplicemente o si è o non si è. La maschera di brighella si finge per questo non ha la potenza e la purezza che la comicità affettiva richiede.  In verità brighella vince nella finzione del mondo sociale umano è un vincitore ma dentro di se perde perché sa di non essere vero, perché la sua finzione non potrà appagarlo in pieni. Brighella è la spalla di arlecchino anche se dimostra l’opposto contrario. La finzione e chi la sceglie non appaga, non completa, lascia sempre e comunque l’alito amaro di chi sa in se di pagare l’alto prezzo della finzione e della manipolazione. Il cuore, siamo sempre li, è la via unica e insostituibile, in ogni arte, più genericamente nell’arte di vivere nei tempi. Il potere, i poteri umani della società prediligono la finzione per cui brighella ha successo ed arlecchino soccombe, non avviene quasi mai il contrario. Brighella vince nella società come soccombe nel non terreno e il contrario arlecchino. Il potere per definizione è manipolatore e bugiardo, non c’è un potere senza maschere e giochi manipolatori. Le persone acclamano arlecchino ma in verità applaudono a brighella travestito da arlecchino, l’arlecchino quello vero non è di questo mondo. L’arlecchino vero va oltre, rifugge dalla società dove sa di fallire non avendo l’arte manipolatoria utile al successo che la società richiede. Arlecchino per rimanere fedele a se stesso deve nascondersi dalla società e dalla sua oppressione, non è disposto a pagare il prezzo che la società gli chiede avendo fede rinuncia, è il suo dramma e nel contempo la sua liberazione e salvezza. Arlecchino sceglie di non avere successo per incapacità e per fede al cuore ed alle sue caratteristiche di verità, sincerità e libertà. Le caratteristiche del cuore non sono utili e funzionale nelle società umane. Ognuno dovrà pagare il prezzo della propria scelta non c’è scampo è regola assoluta. Brighella nel suo aspetto negato pagherà il prezzo mortale, terreno del successo finito ed illusorio. Arlecchino il prezzo di non essersi piegato ed esser rimasto fedele a se stesso ed ai suoi principi irremovibili, pagherà il prezzo dell’emarginazione e dell’anonimato, il conforto solo nell’ ultraterreno. La via divina è strada di spurgo ed espiazione alchemica che passa inevitabilmente attraverso la sofferenza nei suoi vari aspetti.  Il carnevale si riproduce ritualmente ogni anno uguale e diverso da se, simile e distante. Una ricerca inesistente ed incapace lo mantiene in una superficie di ricordo storico riprodotto eco del nulla, gioco di un freddo rituale fine a se stesso, ma è e sarebbe molto di più delle mascherine del carnevale, dei burattini del teatrino della vita, questione di consapevolezze. Quell’immagine del Goldoni che ne ha codificato in un opera sua l’essenza stessa della commedia dell’arte delle mezze maschere parlanti in cuoio della tradizione antica, è lo spettacolo più rappresentato del mondo che con gli spaghetti, la pizza ‘a pummarola ‘n goppa, i mandolini e pulcinella, rappresentano gli stereotipi di un italietta, italiota, che ha poco a che fare con l’arte quella vera, che c’è, per chi sa vederla ed apprezzarla. In scena nella finzione goldoniana del troppo piccolo teatro, due brighella vecchio e meno vecchio, ovviamente nei ruoli più importante si mascherano, rubando i panni, i cenci e le sacre toppe di arlecchino. Il pubblico a lungo applaude un pur bravo brighella creduto arlecchino, ma tanto questo nessuno lo saprà mai. Il pubblico è zombie e non sa nulla di niente. La verità come sempre rifugge dalla scena del teatro del mondo, si nasconde, scappa nelle favole e nei sogni. Ma se sai legger bene la maschera che prende forma,  finanche la vitalità espressiva che gli viene data quando viene calzata, la menzogna cade e vedrai bene la verità oltre l’illusione, se potrai, conoscerai chi davvero è arlecchino e chi brighella. Dalla storia della Commedia è omaggio dovuto a Marcello Moretti, ineguagliabile ultimo grande arlecchino su quelle scene, sempre insuperato.