artisti e sessualità

Pur riconoscendo il valore di certi approcci e alcune intuizioni interessanti ed utili, evito altri articoli e saggi che affrontano in modo parziale una problematica complessa. Non credo che le argomentazioni di una relazione sessualità – artista siano spiegabili ne tantomeno confinabili in ambito psicanalitico e dintorni, cioè limitarli agli studi della mente come riferimento primo ed ultimo. Peggio ancora quando si dice che l’opera si origina nell’inconscio umano cioè in altre parole scaturita dall’uomo di per se, visto che l’inconscio personale è frutto essenzialmente di ambito mentale celebrale. Questa visione limitante tutt’oggi viene accreditata a partire dagli ambiti psicologici e psicoterapeutici. Ambiti della ricerca limitati alla psiche la fanno da padroni in una società scientifico-mentalista che da pochissimo spazio alla fede come atto sacrale in relazione all’arte creativa, ma anche al cosmo e a tanti altri ambiti. Le risposte alla sensibilità o ipersensibilità degli artisti sono senz’altro nella loro nascita, ma sempre collegati al karma da un lato e dal DNA dall’altro. Di arte e karma non se ne parla proprio. C’è una tendenza alla semplificazione ed alla fretta del rispondere, ma ciò che è complesso e non del tutto chiaro non può essere compiuto e spiegato ne dichiarato e poi da chi e in quale condizione? La femminilità contenuta nel maschio (e viceversa?), che corrisponde a pulsioni femminine è una origine della sensibilità artistica maggiormente accreditata storicamente e non soltanto. Ciò che i genitori vogliono che il figlio o la figlia sia, loro in qualche modo cercano per tutta la vita di essere per ricevere affetti, questo è uno dei motivi centranti della tendenza sessuale oltre alla sessualità fisica. La sessualità fisica sottostà agli impulsi di tendenza originati dalle richieste dei genitori ed anche queste non sono una origine probabile ma comunque sufficientemente utile. Quali dialoghi ed equilibri o squilibri tra tendenza e sessualità fisica? Se un genitore ha due maschi vorrebbe che il secondo fosse femmina e viceversa ecco la sessualità che cambia impulso e tendenza. In queste desideri di sessualità, corrisponde il figlio che cerca di soddisfare la richiesta del genitore per essere premiato con il nutrimento affettivo, ecco le origini dove si possono cercare le sensibilità artistiche.  Sensibilità creativa e tendenza sessuale sono unite. Ad esempio consideriamo la omosessualità di Leonardo da Vinci e P.P. Pasolini. Padri molto rigidi ed assenti, sembrano esserci spesso. Sessualità mixate talvolta a forti emozioni nell’esprimere l’arte rispecchiamento delle loro vite.  La sensibilità dell’osservazione e dello scavare oltre il loro tempo, come visione e come istinto.  Una ricerca frenetica di luoghi dove vivere inarrestabile e di arti da scoprire. Una quasi ossessionante visione di essere oltre il tempo vissuto in modo autentico ed eccezionale. Una ricerca del vero in ogni frammento di vita e segreto nascosto. Una assiduo conflitto contro il padre e contro la società di riflesso, nutre per abitudine e condizionamenti un veleno nutrimento opposto autolesionante. La sessualità diviene un ambito di sofferenza a cui dare risposta, come una strada difficile da trovare in un labirinto apparentemente infinito. La scoperta del sesso è subito scoperta di essere diverso è  immediata sofferenza. Osservazione del mondo da una ottica ipersensibile.  Scaturisce l’osservatore che cerca risposte interiori dall’esterno in cui si riflette. Omosessualità come richiesta affettiva rivolta a un genitore o entrambi, poi vissuta nella vita come ricerca di affetto nel contesto della sociale e creativo. Una creatività che si manifesta in vari ambiti cioè diviene auto-arterapia a 360 gradi quando è il genio completo che si manifesta oltre l’aspetto terapeutico comportamentale. Se si fosse un ambito di studio sarebbe arteologia.  L’aspetto geniale riguarda due aspetti: la genia contenuta nel DNA e la connessione suprema creativa. Il DNA contiene in potenza i geni ereditati karmicamente da sviluppare e a cui dare forma, mentre la connessione yogica è frutto di un lavoro della kundalini che va a connettere per dare forma alla creazione d’arte. Più volte ho parlato della connessione da cui si origina l’arte come canale creativo indispensabile. Intuizione e creatività vanno di pari passo dando forma concreta alla materia. L’artista crea quando sente in se che circola l’ispirazione altrimenti evita perché farebbe una forzatura e quindi un lavoro non creativo di non amore. Dentro questo atto del sentire creativo sta l’amore appassionato del momento inteso come purezza creativa pervadente. Una purezza d’amore che non ha molto ambito e che dura un tempo limitato, l’artista deve capire quando inizia e quando ha termine per non incorrere in errore. (L.A.M.R.T.)Il comportamento sessuale degli artisti – Il concetto di sublimazione fu introdotto da Freud per indicare quel meccanismo che permette di incanalare una pulsione sessuale o aggressiva in un’attività socialmente accettabile. Roberto Modesto, nella sua tesi di laurea, ne studia un aspetto molto interessante: la sublimazione della sessualità nell’espressione artistica. In particolare, dopo un’ampia introduzione teorica che inquadra la teorizzazione della sublimazione e la visione dell’artista da parte di Freud e degli psicoanalisti successivi (Klein, Segal, Chasseguet-Smirgel, gli psicologi dell’Io e Maslow), presenta i risultati di una ricerca su come gli artisti vivano la sessualità. come vive la sessualità una persona che dirige gli impulsi sessuali nel versante della creazione artistica? Riesce l’artista a vivere una serena vita sessuale di coppia con un partner? Quali sono i comportamenti sessuali più frequenti degli artisti? Le conclusioni dello studio sembrano in linea con le prime teorizzazioni freudiane; l’autore scrive in proposito: La ricerca ci fa notare, inoltre, come tra le persone creative ci sia una maggior sofferenza sessuale dovuta ad una maggior presenza di tensione psichica rispetto alle persone razionali. Questa sofferenza nasce dal fatto che gli artisti sono pervasi da più energia libidica rispetto ai soggetti di controllo, possedendo anche una maggior sensibilità. Secondo quanto ricavato dai risultati sembra chiaro che la teoria di Freud, secondo la quale la creatività rappresenta uno scarico di energie inconsce, socialmente inaccettabili se espresse nella forma primaria, che premono però per manifestarsi, determinando così il comportamento fantastico dell’artista, sia confermata. E’ inoltre verificata la maggior complessità psicologica della persona creativa rispetto a quella normale: essa deve fare i conti con i conflitti inconsci acuti ed intensi, che la persona adattata rimuove o controlla per altre vie. L’artista, quindi, può essere considerato simile ma non uguale al nevrotico in quanto dalle tensioni inconsce si lascia incapsulare per poter dar vita all’atto creativo. Ciò non esclude possibilità di arrivare a nevrosi o ad altri disturbi della personalità. Il motore creativo di tutto comunque resta sempre la pulsione.(Roberto Modesto) Arte e sessualità – I riferimenti sono molteplici nella psicanalisi freudiana quando si tratta di studiare o di capire, nel campo della tragedia e della pittura, il rapporto tra la creatività dell’artista e la sua opera (cf. Freud [1907 ; 1910 ; 1913]). Le opere postfreudiane che studiano il rapporto dell’opera d’arte musicale e il proprio creatore sono piuttosto rare. Quelle che esistono consistono in studi molto generali che nascondono il problema particolare della creatività soprattutto da un punto di vista psicoanalitico. Ora, l’influenza che esercita l’opera d’arte musicale sulle persone è profonda e inquietante. Riflesso dell’affettività, linguaggio delle emozioni, la musica, che è uno strumento di comunicazione, serve anche a esprimere alcuni sentimenti come l’angoscia, la tenerezza, la tristezza, la gioia, ecc. Ecco alcuni effetti di certi generi musicali nello psichismo: la musica giapponese rilasserebbe e provocherebbe il sonno, quella di Mozart stimolerebbe le capacità intellettuali, quella di Grieg faciliterebbe l’euforia, così il jazz rinforzerebbe il sistema immunitario, la techno ecciterebbe e farebbe migliorare le performances sportive, ecc. Quindi ci potremmo stupire per le così esigue ricerche sullo studio della creatività musicale. In realtà, la natura dello stimolo musicale è di una grande complessità, così come la sua risposta, che varia da un ascoltatore all’altro. Diverse sono le variabili che entrano in gioco in uno studio psicomusicale. Sono infatti studiati, tra gli altri, il ritmo, la melodia, il timbro e la strumentazione. Ci sono variabili legate alla ricezione dell’ascoltatore che sono la sua cultura, la sua educazione musicale, le sue esperienze, lo stato mentale in cui si trova ecc. Così una certa aria musicale può provocare un’intensa emozione in un individuo e lasciarne indifferente un altro. Si capisce dunque come ogni studio che voglia stabilire un legame tra la psicologia della persona e l’opera musicale sia praticamente votata a un fallimento, poiché i mezzi da investire sono numerosi. Dobbiamo ricordare che risalendo nella biografia della maggior parte dei musicisti, scopriamo una psicogenesi costituita essenzialmente da legami libidinali primari o da traumi prenatali subiti dal bambino, futuro artista. L’importanza della natura sessuale della prima infanzia è stata stabilita dalla psicanalisi, come la sua partecipazione affettiva nel processo della sviluppo e della costituzione della personalità. Questi elementi possono costituire una base di studio del processo della creazione psicanalitica dell’opera d’arte musicale. Bisogna comunque fare un’osservazione. Non ci si può permettere di psicanalizzare a distanza un autore che non esiste più, o su cui sono state date delle annotazione biografiche. Gli incidenti o i traumi subiti dal bambino non possono spiegare la creazione dell’opera se non andando a risvegliare un inconscio appartenente all’infanzia. Gli elementi della biografia disponibili per l’infanzia di un musicista o di un artista sono generalmente pochi e spesso difficili da scoprire. Ma Xavier Hascher solleva questa obiezione osservando che « nonostante questo, ciò non toglie tutti gli interessi a priori a una scoperta in questa direzione, dal momento in cui non si è tentati a sovrastimarne troppo le possibilità e la portata (…). Lo scopo non è dunque quello di scoprire una patologia particolare, ma di mostrare come certe figure parentali nella vita e nell’opera possano avere un significato alla luce dei concetti della psicanalisi». È da questa posizione che noi vogliamo partire per porre, attraverso il gioco dei processi di fissazione, regressione e di sublimazione, l’ipotesi che esiste un rapporto profondo tra la creatività musicale e le pulsioni libidinali del compositore. La musica non è certamente un’eccezione tra le altre arti per la nostra ipotesi. Così cominiciamo il nostro lavoro da un’analisi della creatività artistica in generale nel suo rapporto con la sessualità. Di seguito, presentiamo il caso particolare della creazione musicale e l’espressione della sessualità. Infine, vedremo come la creatività del compositore è accolta dal pubblico studiando la ricettività dell’opera d’arte e il suo riconoscimento sociale. La creazione artistica in generale Se l’opera artistica è un atto cosciente nella sua realizzazione, scaturisce, trova la sua origine nell’inconscio, per la sua forma e il suo sfondo. Michel Dufremme lo dice così chiaramente: “in ogni caso la creazione ha il suo risveglio nell’inconscio. La creazione artistica si presenta in effetti come una regressione verso l’originario; “l’arte esige, come dice Charles Mauron, come gesto precedente, un ripiego affettivo sulle nostre esperienze vissute, sulla nostra storia come essere vivente e sulle nostre riserve di energie. Questa analisi è corroborata da J.F. Lyotard, “ciò che l’artista esprime è la figura dell’inconscio. L’opera d’arte si presenta anche come un senso manifesto il cui senso latente va scoperto, proprio come i sogni. E tutti gli specialisti di studio delle opere d’arte hanno stabilito questa analogia tra il sogno e l’arte: “le opere d’arte non assomigliano al sogno per ciò che hanno di gratuito, immaginario, opaco?. Nell’opera artistica si trova lo stesso lavoro attivo che nel sogno. Qui in effetti, le stesse operazioni di condensazione, di spostamento, di figurazione, che, nel sogno o nel sintomo hanno lo scopo di travestire il desiderio perché è intollerabile, sono impiegate per diffondere ciò che dà armonia, che rassicura, che è familiare, la buona forma, altrimenti detto processo secondario. Questo lavoro è fatto per esibire il brutto, l’inquietante, lo straniero, l’informe che è il disordine dell’ordine inconscio. Se il sogno è dunque la manifestazione di un desiderio, per analogia, l’opera d’arte darà anche lei manifestazione di un desiderio. “Ma di quale desiderio si tratta” si domanda M. Dufrenne. Bisogna, risponde, “distinguere il desiderio che ritrovi in tutti quanti (…) e il desiderio esso stesso inconscio, di dire il desiderio. Così i poeti sono per esempio “quelli che non hanno paura di esprimere un desiderio, o piuttosto di dire che quel desiderio si è risvegliato in loro e che devono dire cioè che è straniero, inquietante, invisibile e quasi cieco, senza mai conoscerlo. Il desiderio si realizza nel fantasma che è la messa in scena del desiderio: “i desideri non soddisfatti sono i risvegli pulsionali dei fantasmi; ogni fantasma è la realizzazione di un desiderio. Proseguendo la sua analisi, M. Dufrenne è ancora più preciso: “come, in effetti, il desiderio si esprime? Attraverso una forma fantasmatica, quella che a volte Freud chiama una matrice; il fantasma è questa immagine di cui il desiderio non soddisfatto è il risveglio pulsionale e dove questo desiderio si realizza originariamente”. Il fantasma è la soddisfazione di un piacere, e fondamentalmente sessuale, che si trova alla base della creazione letteraria e artistica. Anche P. Ricœur afferma: “che noi possiamo gioire dei nostri propri fantasmi senza scrupoli, né la vergogna sarà lo spettacolo più generale dell’opera d’arte”; e più avanti aggiunge: “solo l’opera d’arte dona presenza ai fantasmi dell’artista. Il desiderio fantasmagorico diventa, secondo la psicanalisi, l’essenza dell’opera d’arte. Intanto per passare dal sistema desiderio-fantasma all’opera d’arte propriamente detta, cioè dal sistema inconscio a quello conscio, la mediazione è creata attraverso un processo psicologico complesso, anche lui inconscio: la sublimazione. Attraverso questa certe pulsioni sessuali staccate dai loro oggetti primitivi sono spostate verso oggetti non sessuali e che hanno un valore sociale positivo (l’arte, la scienza). Variazione dello spostamento, la sublimazione permette di integrare delle forme pulsionali primitive nell’Io, soddisfacendo le esigenze del Super-Io e salvaguardando una parte importante dell’energia libidinale. Freud esplicita questa idea affermando che la pulsione sessuale “mette a disposizione del lavoro culturale una quantità straordinaria di forze e questo, senza dubbio, grazie alla sua proprietà di spostare la sua meta senza ridurre sensibilmente la propria intensità. Si chiama capacità di sublimazione questa capacità di scambiare la meta che è all’origine sessuale con un’altra che non è più sessuale ma che è psichicamente affine alla prima. “Ogni sublimazione, dice Freud, è possibile grazie all’intermediazione dell’Io, che scambia la libido sessuale dell’oggetto in una libido narcisistica, per poi darle eventualmente una meta differente, cosa in cui consiste la desessualizzazione della libido. E “Freud ha descritto come attività di sublimazione principalmente l’attività artistica e l’investigazione intellettuale, dicono Laplanche e Pontalis. Dall’analisi precedente, emerge l’idea evidente di un legame profondo tra la creazione dell’opera d’arte e la sessualità. Quest’ultima è distinta da quella che intendeva un discepolo di Freud, Wilhelm Reich, che gli rimproverava di non aver innanzitutto genitalizzato la sessualità. La sessualità nel senso freudiano è un “pansessualismo” ed è da lui inteso in un senso del tutto differente dal senso comune: è “slancio vitale” attivo nel cuore di ogni cellula, il principio vitale che vi manifesta la sua presenza con la ricerca a vuoto del piacere. È a partire da questa precisazione che è possibile stabilire la proceduta metodologica dalla quale nasce lo studio della creatività musicale. Si possono prendere due vie separate o allora si possono unire. Si tratta dell’investigazione biografica da un lato e l’analisi estetica dall’altro. In effetti, come sottolinea Pierre Kaufman, “l’investigazione psicanalitica delle opere deriva dalla biografia per la restituzione delle condizioni d’emergenza del piacere e dell’estetica grazie alla forma universale secondo la quale, per costituzione, il desiderio segue il reale. Freud stesso nella sua analisi delle opere ha fatto uso di due direzioni metodiche. È proprio secondo questo spirito che traiamo gli elementi della creazione musicale in connessione con lo sviluppo sessuale dell’intera personalità. Sviluppo psicosessuale e organizzazione della personalità Nella teoria psicanalitica, l’organizzazione della personalità si realizza progressivamente attraverso lo sviluppo degli stadi libidinali che si susseguono nel bambino. Freud pensa che la personalità adulta è determinata dal modo grazie al quale i conflitti tra le fonti primitive del piacere sessuale (localizzato successivamente nelle zone erogene orali, anali e falliche) e le esigenze della realtà sono risolte attraverso i processi inconsci di fissazione e regressione. La nozione di fissazione è compresa in un quadro generale che implica la progressione ordinata della libido attraverso gli stadi orali, anali e fallici. Questa designa l’iscrizione nell’inconscio di esperienze, immagini, fantasmi ai quali una pulsione sessuale resta legata. Questa fissazione prepara le posizioni verso cui il soggetto sarà tentato di regredire quando nell’esperienza successiva si confronterà con difficoltà che gli sembreranno insormontabili o angosciose. Una fissazione-regressione allo stadio orale (0-1 anno) si tradurrà in una personalità caratterizzata da egocentrismo, passività, dipendenza e un bisogno eccessivo di amore incondizionato, voglia di bere, di strafogarsi, desiderio di sesso orale. Allo stadio anale sadico (1-3 anni), la fissazione-regressione si tradurrà nei seguenti tratti: pedanteria, pulizia eccessiva e desiderio di ordine, perseveranza e testardaggine, parsimonia o avarizia, volgarità e sodomia, gusto di certe attività come la collezione. Infine, la fissazione-regressione allo stadio fallico (3-6 anni) è più complesso e fondamentale. Questa dipende dalla relazione triangolare padre-madre-bambino, al posto della relazione binaria madre-bambino dei due stadi precedenti. Così una madre insoddisfatta e che si fissa sul bambino lo assicura a un divenire omosessuale. Se il desiderio della madre si indirizza più verso il padre, il bambino adotta delle attitudini sado-masochiste e delle condotte fallimentari. Un padre “arrabbiato” indirizza il bambino verso l’impotenza, un padre autoritario può portarlo all’aggressività o all’impotenza. Questi tre stadi, secondo gli psicanalisti, influenzano profondamente la creatività artistica e soprattutto quella musicale. Questo, come la prenatalità e la nascita, sono considerate oggi come momenti fondamentali nella costruzione della personalità.(Samuel Same Kolle)