shamanic butoh dance

Partorire se stessi è la nuova nascita, venire alla luce del mondo in modo totale. Shamanic butoh dance è la danza dell’anima profonda che emerge è una danza oscura e di luce nel contempo. Siamo negli equilibri armoniosi del Tao nell’Uno. È una danza di emersione di cosa? Far emergere la parte oscura per conoscerla farla crescere e vivendola, imparare ad amarla. La parte oscura è la nostra danza delle ombre, sconosciuta, dei nostri inferi viscerali. La danza oscura è la danza del bambino ferito. La danza oscura è la danza degli antenati che vivono in noi nel nostro albero genealogico. La danza oscura è il nostro karma che torna sempre in questa vita come un boomerang. La danza oscura è il nostro passato che rivive: si fa presente e si fa futuro. La nostra oscurità non possiamo negarla per finta cultura, dobbiamo farla emergere per curarci non c’è altra guarigione possibile. La danza oscura è la medicina  unica perché è la nostra mamma che ci culla da neonati. Lo sciamano per essere tale è conoscitore del suo profondo delle voci e del linguaggio della sua anima che poi sua non è se non nell’illusione. Lo sciamano è chiunque diviene consapevole delle bellezze della vita e quindi rinasce ogni stagione della madre natura.  Lo sciamano è connesso con la sua anima che non è sua, ma parte dell’universo stesso a cui appartiene come parte dell’essenza divina. Lo sciamano sa di essere una porzione immensa del tutto e nel contempo piccolissima. Piccolo e grande sono illusioni per gli occhi e la mente. Il primo rituale ancestrale è la cerimonia di guarigione sciamanica. Il rituale arcaico è il linguaggio che si scopre e si decifra poco a poco. Il rito è la cerimonia primigenia attraverso la quale luce e non luce si partoriscono infinite volte. Partorire se stessi è essere non sembrare: da ombra ad uomo andata e ritorno. Partorire se stessi è il rituale sciamanico karmico vitale. Nascere alla vita che probabilmente non abbiamo mai visto così bella sfolgorante e luminosa nelle precedenti esistenze. Solo conoscendo l’oscurità possiamo accedere a vivere nella luce. Siamo qui per conoscere lo sconosciuto: CONOSCI TE STESSO è IL COMPITO DI QUESTA VITA. Solo conoscendo la luce possiamo andare verso il buio della notte e viverla con calore. Portare la luminosità nel buio profondo della notte per portare l’oscurità nella luce del sole del giorno è armonia del reale cioè il Tao stesso messo in pratica. Siamo portatori di luce e di oscurità insieme. Il contatto condivisione delle energie, lo scambio crea l’energia condivisa del gruppo che danza la vita il rituale più antico. Il rituale più antico è il rituale di emersione dell’anima che danza. Danzare il butoh è danzare la propria interiorità e nel contempo, lasciare che lo sciamano interiore guarisca il corpo. Lo sciamano interiore è l’uomo medicina, la più potente terapia che si nasconde nelle nostre parti più profonde. La guarigione sciamanica in quanto guarigione dell’anima è la più potente e definitiva assoluta. Anima animale che emerge e possiede il corpo per danzarlo. Danzare il corpo lasciandosi fluttuare nella danza è l’unica danza possibile. Corpo danzato è il corpo curato medicato guarito per sempre. Luce e non luce, giorno e notte vanno conosciute per sapere dove andare in questa vita. Abbiamo bisogno di prenderci per mano perché si nasce nella luce del giorno che ci acceca e dobbiamo imparare a vedere attraversando i suoi raggi di vita divina. Lo yoga è unione e medicina nel contempo. Lo yoga essendo unione cura e guarisce. Tutto ciò che unisce guarisce perché riporta agli equilibri, risolve. Unire è amare. Lo yoga scava nel profondo delle ossa, dei muscoli, dei tendini, della carne per purificare il corpo fisico, mentale, sottile (aura, spirito, anima). Le forme pensiero sono risultanti di tante cose, hanno bisogno di essere curate dal passato, dai karma. Le forme pensiero sono un insieme di messaggi da ascoltare e amare. Diamo spazio alla nostra parte da curare che ha bisogno di amore. Ecco la condivisione di energie che emerge e che si fa danza, si fa amore universale che ora potrà ascendere perché leggero. Si lascia il corpo quando la missione terrena è conclusa.  Abbiamo bisogno di elevarci alla luce perché unicamente siamo luce che ascende. Il corpo che vediamo è solo il corpo mortale finito, da amare, è una macchina per viaggiare nel tempo donata in prestito a scadenza. Il teatro è il luogo dove la verità si nasconde perché luogo di grande finzione. La culla della finzione e delle maschere è depositaria ultima della verità suo custode. Il teatro custodisce la verità dalla notte dei tempi nascondendola alla finzione delle maschere del mondo. Le maschere nel e del rito del teatro sono senza maschera sono tutte cadute per questo sono fisse. Il butoh è anche la danza della lentezza. L’essenza profonda ama la lentezza, solo così danza e prende forma. La lentezza è come una chiave medicina di emersione. Per lentezza si intende anche ritmo del cuore direttore d’orchestra, che batte e del sangue che scorre. Il corpo nel suo movimento rituale cioè danza butoh si auto guarisce. È fondamentale trovare il giusto ritmo di vita per viaggiare nel tempo, ma non è mai la velocità sfrenata e violenta, ma una guida di attenzione alla bellezza nel respiro. Il movimento stesso è medicina e terapia e cura, ma deve essere rituale per trasformare e far emergere l’anima profonda. Il movimento cura quando è connesso a respiro e battito, solo così diviene potente. Ora più che un rituale fisico simbolico di rinascita ci possiamo concedere con cedere insieme una vera nascita, perché al di la del corpo fisico materico, alcune parti profonde nascono e nasceranno davvero qui ed ora!(Lam S.) LA DANZA BUTOH (舞 踏) è un’espressione del corpo che ha trovato rilevanza al di fuori delle sue radici in Giappone, attraverso culture e generazioni.  “Il Butoh, come tante vere arti, contiene il meraviglioso spettro dell’essere. Spesso questi primi sguardi al Butoh sono i primi lavori di individui sofferenti. Ho scoperto che una volta che gli aspetti repressi o tabù della vita e dell’anima sono stati autorizzati a emergere naturalmente attraverso il corpo e l’arte, anche la leggerezza e la gioia amorevole devono essere rivelate “. (Maureen Freehill, ballerina Butoh di Seattle). CORPO, SPAZIO E PARTECIPAZIONE EMPATICA Se il Butoh è trasportato all’interno del corpo, a quale parte del nostro mondo appartiene come performance? A parte qualsiasi richiesta di definire il Butoh nella sua totalità, difficilmente potrebbe esserci una domanda più impegnativa. Molto spesso, sperimentiamo il Butoh in un contesto teatrale, osservando consapevolmente la danza come performance su un palcoscenico deliberato – sia tradizionale che semplicemente un’area che è stata adattata per la performance. Tuttavia, non c’è mai stato alcun requisito particolare per un Butoh messo in scena e, in modo quasi sprezzante, non c’è stato nemmeno bisogno di un pubblico. È facile quindi attribuire una sorta di ermetismo mistico ai ballerini Butoh che eseguono la loro danza come rituali segreti del subconscio, in luoghi solitari come grotte o dune di sabbia nel deserto. Certamente queste esperienze ascetiche servono a uno scopo per i ballerini, ma rischiano di alienarci come pubblico nella nostra curiosità di osservare e comprendere la forma Butoh. È qui che il Butoh inizia la sua evoluzione veramente contestuale nel cuore non solo del ballerino, ma anche del pubblico. Con un’opportunità illimitata di chiamare qualsiasi spazio un palcoscenico, i ballerini Butoh possono deliberatamente coinvolgere i loro ambienti come fonti istintuali di ispirazione per la loro coreografia, o come esaltatori simbolici per l’apprezzamento del pubblico. Naturalmente, è l’ideale avere entrambi – perché il risultato è quindi una distruzione della relazione passiva tra ballerino e pubblico, che si nutre così tossicamente di intrattenimento giudicante, in modo che tutti i presenti possano impegnarsi lucidamente con l’esperienza Butoh. “Quando un ballerino balla in studio e fuori, anche questi due balli saranno molto diversi… Penso che il luogo abbia una grande influenza sulla danza, o il solito studio ha perso la sua energia. I soliti studi, compresi i teatri di tutto il mondo, si sono persi “fuori” – ora hanno le stesse condizioni senza una sorpresa rinfrescante. Penso che dobbiamo cambiarlo e dovremmo recuperare le sue energie. Per questo motivo, nel mio laboratorio di Butoh, utilizzo sempre sia l’interno che l’esterno dello studio. E nella mia performance, inizio la mia danza dall’esterno del teatro, poi ballo sul palco; finalmente esco di nuovo per concludere la mia danza. ” (Tetsuro Fukuhara residente a Tokyo, direttore di Tokyo Space Dance). I nostri ambienti abitati naturalmente servono spesso come spazi superiori per l’esperienza Butoh rispetto a un palcoscenico che porta fondamentalmente nella sua identità architettonica la tendenza alla segregazione. Le nostre città, questi culti dell’informazione, non possono mai prometterci costanza, il che li rende magnetici per i ballerini che desiderano sfruttare la loro innata spontaneità. Le complessità emotive del pubblico accidentale e il potere dell’inevitabile architettura consentono ai ballerini di Butoh di coinvolgere il corpo come narrazione nei modi più formidabili, con forza e con grande rilevanza. Gli ambienti fluidi delle strade cittadine sfidano l’esperienza temporale dello spettacolo, mentre la composizione consapevole da parte del danzatore contro i caratteri degli edifici esprime un contrasto con il monumentale. Siamo costantemente sollecitati a considerare la sensuale flessibilità della carne contro l’imperturbabilità del cemento; siamo incaricati di interpretare la visuale simbolica del Butoh che ci pone di fronte, ma anche, e forse la cosa più importante, di comprendere la grande assurdità resa evidente nel nostro caos costruito. E qui arriviamo a un punto più critico e sorprendente: non importa dove sia vissuto, il Butoh non è di esclusiva responsabilità del ballerino. È una comunicazione davvero completa che coinvolge tutti i presenti. La danza butoh non inizia e finisce con il corpo danzante. Il suo spirito sconcertante trabocca da sotto la carne del ballerino e assorbe l’essenza dei suoi spettatori. Senza la nostra completa resa emotiva, il Butoh eseguito con un pubblico è in qualche modo diminuito. Quando l’intenzione del danzatore è quella di condividere l’esperienza Butoh, la danza è danzata equamente dal pubblico che apre il suo cuore incondizionatamente, e per farlo è necessaria un’immensa fede nello svuotamento di una mente condizionata. Deve esserci il desiderio di dissociarsi dalle condizioni estetiche albergate in se stessi e di accettare semplicemente l’intima realtà espressa dal ballerino. Solo in questo modo ci sarà spazio per un’esperienza empatica del Butoh in contrapposizione allo sfruttamento voyeuristico di un ballerino. “Essere presenti nel momento, permettere, aprirsi, fondersi con la propria esperienza e con ciò che sorge naturalmente nella sensazione, nell’immaginazione, nell’energia e nell’emozione. Essere paziente e compassionevole con se stessi e gli altri; per abbandonare la mente pensante e giudicante. Il modo per apprezzare il Butoh come pubblico è più o meno lo stesso che per eseguirlo. ” (Maureen Freehill,  Seattle, direttrice artistica di “Butopia”). Il danzatore e coreografo di Tokyo Tetsuro Fukuhara sta conducendo quello che è forse uno dei progetti Butoh più sperimentali al mondo. Fukuhara incanala la qualità della resa in Butoh in un gioco giocoso con l’architettura. I partecipanti entrano in un grembo di stoffa dove, perdendo l’equilibrio e persino l’orientamento, ogni movimento che fanno plasma lo spazio dall’interno. “ Space Tube non è solo uno spazio per togliere equilibrio ai partecipanti”, spiega, “ma anche per dare loro una sensazione amata, perché sempre i loro movimenti decidono la forma di Space Tube . Non riusciamo più a trovare questo tipo di esperienza nella nostra moderna società architettonica. ” Interpretando la sottomissione e l’improvvisazione fisica del Butoh, Space Tube diventa meno un’installazione e più un’estensione della danza. “In breve”, dice Fukuhara, “la persona che butta fuori il suo corpo in modo naturale e fa un’unità con il tubo spaziale come un dato ambiente è un esperto”. Dopo aver portato l’esperienza della metropolitana spaziale a Kampala, in Uganda nel 2009, Tetsuro Fukuhara ha ricevuto grandi elogi dall’ufficio locale delle Nazioni Unite. La semplice esperienza di abbandonare il corpo al suo movimento naturale e l’apertura a sperimentare questa gioia quasi embrionale, è stata giustamente riconosciuta per il suo potenziale di guarigione. ” Space Dance “, afferma la dichiarazione ufficiale delle Nazioni Unite, “potrebbe essere una tecnica costruttiva che lavora con la riabilitazione di bambini associati a conflitti armati e giovani vulnerabili resi orfani dalla guerra”. Potrebbe esserci un promemoria migliore dell’immenso e umiliante potere che deriva dalle più semplici interpretazioni della danza? Quali somiglianze ci sono tra l’esperienza del corpo nel progetto Tokyo Space Dance e all’interno della danza Butoh? “Butoh è ‘un passo dall’interno”‘. Butoh è l’auto-realizzazione attraverso il corpo dell’individuo: tecnica di danza diretta e originale. Butoh è un recupero della natura selvaggia nell’umanità e una rinascita del corpo che è intossicato, in qualche modo perso nel mondo contemporaneo. Il Butoh è un’arte che promuove la nostra crescita e fa sbocciare continuamente il fiore degno di un’età. In Space Dance, quando proviamo a ballare per organizzare il nostro corpo come oggetto, possiamo toccare diversi “Ricordi dimenticati” – a volte con un movimento ondulatorio degli organi interni, a volte con un  suono delle ossa, a volte con un’eccitazione del nervo. In quel momento, possiamo sentire una nuova sensazione nel nostro cervello e sotto questa influenza, possiamo trovare i movimenti sconosciuti per caso. Possiamo stimolare diversi “ricordi dimenticati”. ‘Forgotten mMemories’ risveglia una forte nostalgia nella nostra mente. E questa nostalgia ci dà nuova energia. Allora capiamo [un] “Mondo di Nuovi Movimenti Sconosciuti” esiste dietro i nostri soliti movimenti umani. Questa energia continua senza fine. Quando scaviamo “Ricordi dimenticati”, possiamo organizzare i movimenti inaspettati in base a ciascun ricordo. Ci scuotiamo con la sua freschezza e restiamo stupiti da noi stessi.- Tetsuro Fukuhara (danzatore Butoh direttore di Tokyo Space Dance).  “Per me, esperienza spirituale è un termine ampio, ma capisco che nel mio lavoro cerco un modo per affrontare le problematiche stabilite nella filosofia e nella religione occidentali, nel dividere la trascendenza e l’immanenza e nel dividere la carne e lo spirito o la mente e il corpo. . Il butoh è un modo per cercare alcune risposte. ” (Marie-Gabrielle Rotie, Butoh Dancer Spotlight Regno Unito). I nostri corpi rispondono all’ambiente che ci circonda, plasmato dal suono, dalla consistenza, dallo spazio, dall’architettura. Così spesso viviamo in ambienti urbani separati dal notare il cambiamento del tempo, della stagione e dall’esperienza di sottili cambiamenti nella natura. Ballando fuori, nella natura, cerco di riconnettermi ad altri stati di consapevolezza. Trovo che i partecipanti stiano trattenendo così tanta tensione dal solo tentativo di andare avanti in un ambiente cittadino. Molto del lavoro in natura ha spesso a che fare con l’apprendimento di come rilassarsi di nuovo e liberarsi dell’armatura del corpo, liberarsi delle persone di sopravvivenza. Può essere un lavoro piuttosto emozionante per alcune persone! Lavorando con la natura, cerco di espandere le esperienze del mio corpo, cercando di essere influenzato dal vento, dall’acqua, dalla roccia, dal cielo. Stranamente, dopo un po’, comincio a ricordare che tutto questo è molto familiare, è qualcosa di perduto e ritrovato.