sciarpa ruota di preghiera Gantha e Dorje 5°parte


sciarpa tibetana
E’ ben nota l’ usanza Tibetana di dare come offerta un kata o sciarpa bianca in segno di saluto. Il kata è un simbolo di buon auspicio. Si presta come una nota positiva per l’avvio di qualsiasi impresa o del rapporto e indica le buone intenzioni della persona che lo offre. Kata sono offerti alle immagini religiose, come le statue del Buddha, e di lama da funzionari di governo prima di chiedere il loro aiuto in forma di preghiera o di altri servizi. L’offerta del kata indica che la richiesta non è viziata da pensieri corrotti o secondi fini. Ci sono otto tipi di kata. Tre dimensioni di elaborati tak dzod, che è un kata di seta con disegni di buon auspicio tessuto in esso, il kata della Mongolia, che blu è luminoso, il kata ashi, che è evidente la seta, il subshi, che è vagamente tessuti di cotone, il sothar e il khachi. Vi sono anche casi di utilizzo di kata in occasioni infauste. Uno di questi è il mettere una kata attorno al collo di un cadavere. Si dice che una volta, quando un uomo ricco morì improvvisamente, il suo servitore, non sapendo cos’altro fare abbia legato la cavezza di lana della sua vacca attorno al collo del cadavere e che in seguito è diventato una tradizione. E ‘anche consuetudine di legare un kata attorno al collo di una lama defunto, come segno di petizioni per il suo ritorno rapido e il riconoscimento della sua reincarnazione.

Ruota di Preghiera
Si tratta di uno strumento di preghiera buddista esclusivamente tibetano per la crescita spirituale e la guarigione, che porta sempre l’ iscrizione mistica OM MANI PADME HUNG. Sono anche dette chokhor (ruota della legge) in Tibetano. Esistono ruote di preghiera di diverso tipo e dimensione. Non tutte sono portatili. E’ normale trovare file di ruote della grandezza di un secchio poste su supporti di legno lungo camminamenti attorno a monasteri e altri luoghi sacri, a beneficio dei pellegrini che li visitano. Le ruote più grandi sono costruite affinché ricevano potere dall’ acqua che scorre, dalla luce delle fiamme e dal soffio del vento che le muovono, e che poi potranno trasmettere il karma positivo a chiunque toccheranno. Ne esistono due tipi: quelle portatili, o affisse ai cancelli dei monasteri o attorno agli stupa. Quelle di tipo portatile sono ruote cilindriche con un coperchio removibile che nasconde una cavità entro cui è attorcigliata una striscia di carta molto lunga e sottile, che riporta innumerevoli ripetizioni del mantra om mani padme hung in caratteri tibetani. Il mantra è anche impresso sulla parte esterna della ruota, agganciata a una maniglia di legno tramite un asse di metallo. Un perno di piombo con una catena è attaccato al cilindro al fine di facilitare la rotazione. Quando la ruota gira, la preghiera che porta si staglia nell’ aria e il vento la trasporta in tutto il mondo. Per questo motivo, mille giri della ruota equivalgono a mille recitazioni della preghiera. Crediamo che ogni rotazione della ruota di preghiera corrisponda a una recitazione del mantra, e che questa pratica religiosa permetta di accumulare meriti e sostituire la negatività con effetti positivi, generando un buon Karma.

I tibetani quindi utilizzano le ruote della preghiera per elargire a tutti gli esseri senzienti benedizioni spirituali e invocare un buon karma per la vita successiva. Le persone fanno girare la ruota di giorno e di notte, mentre conversano o riposano, ogni volta che hanno le mani libere, mormorando il mantra. I Buddisti la girano in senso orario, i seguaci di Bon in senso antiorario.

Gantha e Dorje
La campana (o Gantha) è lo strumento musicale più usato nei rituali del buddhismo tibetano. Nei monasteri, infatti, i monaci – che ritengono che il suo suono allontani gli spiriti malvagi – la tengono nella mano sinistra mentre nella destra tengono un Dorje. La funzione del suono della campana durante i rituali religiosi, dunque, consiste principalmente nell’evitare che gli spiriti maligni violino l’area nella quale si svolge il rito religioso. Conosciuta come Campana, la Gantha, è lo strumento musicale più usato nei rituali del buddismo tibetano. La campana va associata al dorje in quanto quest’ultimo rappresenta la compassione del Buddha, il principio maschile, mentre la campana rappresenta la saggezza: il principio femminile. Il Buddismo ritiene che sia necessario che questi due principi siano ben equilibrati per realizzare una vera crescita spirituale. La campana rappresenta anche la parte fisica del Buddha, mentre il dorje ne rappresenta la mente. Il suono della campana ricorda anche le parole del Buddha, e cioè i suoi discorsi volti all’insegnamento del dharma per il conseguimento della saggezza. L’uso di campana e dorje è differente secondo i differenti riti compiuti. I dorje possono essere usati per visualizzazioni o per evocare divinità; mentre la campana può essere usata per richiedere protezione ad una divinità ma il suo suono può anche venire inteso come una semplice “offerta” alle divinità stesse. Durante le preghiere il dorje è tenuto nella mano destra, verso il basso, mentre la campana è tenuta nella mano sinistra verso l’alto. In altre occasioni, invece, le mani che tengono questi due strumenti di preghiera sono tenute vicine sul torace. Questo gesto rappresenta l’unione dei principi maschile e femminile.