riti di passaggio o iniziazione


Un rito di passaggio è un rituale che segna il cambiamento di un individuo da uno status socio-culturale ad un altro oppure concerne un mutamento nel corso del ciclo della vita. I casi più emblematici sono quelli dei riti di iniziazione (religiosi o culturali, che comportano un cambio di status spesso in modo radicale) o di avvenimenti importanti quali il matrimonio o il menarca.
1 – Essere mangiati dalle formiche, Satere Mawe (Amazzonia)
La Paraponera Clavata, detta anche formica proiettile viene così chiamata perché il dolore che provoca quando morde con le sue potenti mandibole è paragonabile a quello di un colpo di pistola. I giovani maschi della tribù dei Satere Mawe devono essere molto coraggiosi per poter entrare nel mondo degli adulti: sono obbligati ad infilare le mani in un paio di speciali guanti imbottiti con decine di esemplari di formica proiettile e resistere per almeno 10 minuti. Ma non basta! Durante la prova non devono piangere né lamentarsi!
2 – A testa in giù legati ad una liana, Sa (Isola di Pentecoste)
Gli adolescenti della tribù Sa devono esibirsi nel rituale del Naghol (tuffo a terra) per poter diventare ufficialmente grandi. Questo rituale ha ispirato il bungee jumping. I giovani, legati solo con liane, si devono lanciare da torri di legno alte più di 30 metri. La prova è decisamente rischiosa e non in sicurezza come nel caso del noto sport estremo. Infatti, se la liana è troppo corta i ragazzi rischiano di andare a sbattere contro i pali acuminati che reggono la struttura; se è troppo lunga cadono al suolo a oltre 40 km/h di velocità. È una dimostrazione di mascolinità per gli uomini.
3 – Mangiare carne umana, Aghori (India)
Gli Aghori sono una setta che si concentra nella città santa di Varanasi, in India. Sono soliti consumare carne umana nel loro percorso di ricerca dell’illuminazione. Vi starete chiedendo dove si procurino “il materiale”. La loro fonte di approvvigionamento principale sono le pire funerarie, comunissime lungo le sponde del Gange. Secondo gli Aghori questa pratica, legata alla purezza dell’anima, contribuisce a tenere lontane le malattie.

4 – Tre dolorosissime prove, Mati (Brasile)
Gli aspiranti adulti Mati devono superare tre prove decisamente dolorose. Per prima cosa gli viene versato del veleno negli occhi. In seguito vengono picchiati con dei bastoni dagli altri uomini della comunità. Per finire (come se non fosse già abbastanza…) vengono colpiti con dardi sparati da lunghe cerbottane di legno. Ma saranno semplici dardi? Niente affatto! Essi sono intrisi con una tossina ottenuta da rane velenose che provoca allucinazioni, tremori e una forte diarrea. Altro che festa per i 18 anni…
5 – Sangue e muco purificatori, Matausa (Papua Nuova Guinea)
Per questo rituale ci vuole uno stomaco di ferro, anche solo per leggerne la descrizione…Secondo i Matausa il corpo della donna non può essere puro e di conseguenza nemmeno i suoi figli lo saranno. Per ovviare questo problema i giovani vengono purificati durante l’adolescenza o in alcuni momenti importanti della vita, come per esempio prima del matrimonio. Ma come? Attraverso un rituale piuttosto violento: si infilano in gola due canne che vengono fatte fuoriuscire dalle narici. Il sangue e il muco che sgorgano dalle ferite rappresentano le impurità passate al ragazzo dalla madre che, in questo modo, vengono finalmente espulse.
6 – Saltare i tori e ricevere frustate, Hamar (Etiopia)
La cerimonia del salto dei tori, presso la tribù etiope Hamar, è un rito di iniziazione. Al termine di quest’ultimo i giovani entrano nell’età adulta e potranno così dar vita a nuove coppie. Il nome di questa pratica deriva dal fatto che i giovani maschi devono saltare nudi una fila di tori allineati. Le ragazze, invece, si devono far frustare. Forse i maschi se la passano meglio…
7 – Pestaggi di coppia, Fulani (Mali e Niger)
I ragazzi Fulani, tribù nomadi dell’Africa occidentale, devono affrontare un rito di passaggio molto doloroso per diventare adulti. Sono tenuti a sfidarsi a coppie in una gara di “legnate”. Dopo aver trovato un bastone sufficientemente robusto, il primo ragazzo affronta il suo avversario: lo deve colpire, senza che vi siano interferenze, più forte che può. Poi è, ovviamente, il turno dell’avversario. La folla decide il vincitore in base a chi ha colpito più duramente e chi si è lamentato di meno.
8 – Sepolti in Cielo, Tibet
Anche la morte rappresenta un cambio di status. In Tibet, presso alcune popolazioni, si attua un rituale poetico e macabro allo stesso tempo. I defunti non vengono sepolti ma trasportati in alta montagna con l’aiuto degli yak con lunghe processioni aperte dai canti dei monaci. Una volta giunti a destinazione, i corpi vengono smembrati e dati in pasto agli avvoltoi. Lasciare il corpo in pasto a questi volatili è un atto finale di generosità da parte del defunto nei confronti del mondo della Natura. Si crea, infatti, un legame con il ciclo della vita e facendo ciò il defunto ripaga i suoi debiti karmici con gli altri esseri. Gli avvoltoi sono uccelli che si cibano solo di animali morti e vengono venerati e considerati dai tibetani come una manifestazione delle dakini, gli equivalenti degli angeli. Sebbene abbia un significato religioso, la Sepoltura in Cielo risponde ad esigenze pratiche. Infatti in gran parte del Tibet, a causa delle notevoli altitudini, il terreno è principalmente roccioso e spesso ghiacciato. Diventa quindi molto difficile scavare fosse. Inoltre, la forte scarsità di alberi rende praticamente impossibile la cremazione. Per ovvie ragioni non vi mostriamo il momento più importante del rituale… Altro che zombie e scherzi di Halloween! Noi occidentali non sopporteremmo di certo una convivenza del genere! I Toraja, popolazione che abita sulle montagne dell’Indonesia, vive letteralmente con i propri cari defunti. Chi è passato a miglior vita, dopo essere stato imbalsamato con la formaldeide, rimane nella case dei propri congiunti per anni. Qui, poi, viene simbolicamente nutrito, lavato, vestito e cambiato fino a quando il processo di decomposizione non ha fatto il suo corso…
Queste tribù, che vivono negli altipiani più interni ed isolati, compiono un particolare rituale quando le donne rimangono vedove o perdono un parente stretto. Esse sono tenute a subire l’amputazione delle falangi. Questa pratica coinvolge anche le bambine. Nella stretta e lunga valle del fiume Baliem, dove vivono circa 50mila Dani, non è raro vedere donne anziane con quasi tutte le dita mozzate. Attenzione però: non vedrete mai mani prive di pollici. Essi sono infatti indispensabili per compiere qualsiasi attività. Fortunatamente oggi questa pratica è proibita dalla legge e speriamo vivamente che il divieto venga rispettato…
11 – Giù dal tetto, Karnataka (India)
Terminiamo con un altro rituale fortunatamente ora vietato dalla legge, anche se, purtroppo, in alcuni piccoli villaggi si continua ad esercitare… Ogni anno, nella prima settimana di Dicembre, nello Stato di Karnataka, i bambini nati nell’anno venivano gettati dai tetti dei templi, da un’altezza di circa 30 metri. Sotto ad accoglierli erano pronti teli e lenzuola, tesi dai parenti e dalla folla. Secondo la tradizione, questo rito di passaggio fornisce fortuna e salute ai nuovi arrivati. Le autorità, come detto precedentemente, hanno proibito questa pratica vista la sua pericolosità, ma in alcuni villaggi si continua a svolgere… L’origine di questo rito è poco chiara e viene eseguito sia dalle comunità islamiche che da quelle indù della zona.

I rituali di iniziazione sono passaggi obbligati presenti in molti gruppi di carattere esoterico. Tali riti rappresentano un passaggio che consente al candidato di entrare a pieno titolo in un gruppo per condividerne tradizioni e segreti.
Rito di iniziazione alla Massoneria
Raggiungere una posizione sociale privilegiata, conoscere i segreti, comprendere i misteri. In queste promesse consiste il fascino delle sette segrete sin dagli albori dell’umanità, poiché rispondono all’aspirazione quasi universale degli uomini di essere accettati dai loro pari, di far parte degli eletti, degli iniziati. L’iniziazione è il rito per il quale si viene ammessi a far parte di un gruppo: dopo aver dimostrato di essere degni di appartenere alla cerchia ristretta ove si aspira ad entrare, il nuovo arrivato è messo a conoscenza del sapere e dei segreti che conferiscono al gruppo stesso il suo speciale carattere ed il suo fondamento.
L’iniziato può essere chi entra a far parte di un’associazione studentesca, oppure un aborigeno australiano alle soglie della virilità, o un candidato alla Massoneria; ciò che gli viene offerto può essere la chiave di presunti enigmi cosmici e magici, ma anche semplicemente una stretta di mano segreta che lo lega ai suoi nuovi fratelli. Per quanto i rituali differiscano da una setta all’altra nei particolari, le caratteristiche di fondo dell’iniziazione rimangono comunque identiche.
Il giuramento di mantenere il segreto è in genere un momento essenziale della cerimonia, in quanto è proprio ciò che si tiene nascosto che determina l’esistenza e l’identità del gruppo. Spesso si ritiene che la forza del sapere rivelato all’iniziato dipenda proprio dalla sua segretezza, come lascia intendere questo detto degli Indiani Zuni dell’America Sudoccidentale: “Un potere divulgato è un potere perduto“.
Nei rituali di iniziazione, il candidato diviene il principale attore di una rappresentazione che mette in scena il suo passaggio da estraneo a membro del gruppo. Rappresentazione durante la quale di solito viene trattato dapprima come straniero o come spia. Per dimostrarsi degno dell’onore di appartenere al gruppo dovrà affrontare una serie di prove, metaforiche o effettive: disagi, privazioni, minacce di ferite, reali o simboliche, o di morte.
Un altro elemento comune ai rituali di iniziazione è il viaggio allegorico che l’adepto intraprende, che rappresenta il percorso tra la sua precedente esistenza nelle tenebre e l’illuminazione raggiunta diventando membro del gruppo. Specie nelle cerimonie primitive, questo viaggio assume di frequente la forma di una morte ed una successiva rinascita rituale. In certi riti tribali della pubertà, per esempio, oltre a prove di forza, di resistenza fisica e di sopportazione del dolore, i ragazzi devono affrontare una lunga separazione dalle famiglie, preparazione indispensabile per la “morte” rituale che subiscono prima della rinascita come “uomini”.

I moderni massoni, che nulla hanno a che fare con la vita tribale, si sottopongono a varie prove di carattere metaforico incluse morte e rinascita allegoriche. I rituali di iniziazione hanno spesso lo scopo di purificare il postulante per prepararlo a ricevere i segreti custoditi dall’organizzazione, tanto che in talune sette l’iniziando riceve il patrimonio della conoscenza per tappe: comincia la sua crescita spirituale, talvolta simboleggiata da una scala fra la Terra e il traguardo finale, il cielo, dal gradino più basso della gerarchia, e il passaggio ad ogni livello superiore è accompagnato da nuove cerimonie e da rivelazioni sempre più occulte.
Il rituale massonico, per esempio, si attua attraverso tre stadi fondamentali di appartenenza (Apprendista, Compagno, Maestro), seguiti da numerosi livelli superiori riservati a chi si dedica esclusivamente alla ricerca della verità. Nella prima fase di iniziazione l’adepto attende davanti alla porta della loggia mentre il custode, o guardiano, bussa in sua vece per chiedere che sia ammesso. L’adepto si è spogliato dei propri beni mondani e porta al collo un capestro allentato, simbolo del legame che intercorre fra ogni Massone e la sua Loggia, mentre la benda sugli occhi simboleggia la segretezza di cui si circonda la setta e le tenebre che precedono l’illuminazione spirituale derivante dalla conoscenza dei misteri massonici.
Nella seconda prova all’adepto viene puntata una spada contro il petto per valutarne il coraggio e la risolutezza spirituale. Il significato del fatto che calzi una pantofola, noto soltanto agli iniziati, è variamente interpretato dai non adepti: potrebbe derivare dalla tradizione biblica di togliersi un sandalo per esprimere la volontà di assumere un impegno. La benda sarà infine tolta, a significare che l’iniziato è passato dalle tenebre alla luce.
Il terzo livello di iniziazione simboleggia la morte e la rinascita cui il candidato si sottopone nelle ultime fasi. Un rito che rievoca la saga di Hiram Abif (il leggendario architetto e costruttore del Tempio di Salomone a Gerusalemme), che avrebbe subito il martirio per mano di alcuni apprendisti cui si era rifiutato di rivelare i segreti del livello di maestro. In questo caso l’adepto vive una rappresentazione simbolica della sofferenza e della morte, e alla fine si sarà guadagnato la carica di maestro.
Spesso i rituali di iniziazione dei nuovi adepti rinnovano in quelli di vecchia data le emozioni delle loro prove iniziatiche. Condividere l’esperienza della paura, del dolore e della rivelazione unisce tutti coloro che l’hanno sperimentata, rendendoli particolarmente uniti. Sembra che l’iniziazione a certe sette mistiche sia un’emozione indescrivibile, tanto efficacemente il rituale attinge alle radici profonde dei bisogni e delle aspirazioni umane.
Di questo oscuro e ineffabile fascino sembra fossero avvolti i riti dei misteri eleusini, la più celebre setta segreta dell’antichità, che praticava il culto della dea madre Demetra. Nella celebrazione del rituale, afferma il filosofo greco Aristotele, gli iniziati non scoprivano particolari segreti ma esperivano piuttosto una verità emotiva, intuitiva, immediata. Cicerone ci ha lasciato sulla sua iniziazione al culto di Demetra questo enigmatico commento: “Abbiamo appreso a vivere e a morire con più speranza“.