Panopticon Maldoror

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Anche nel titolo sembrerebbe prendere il sopravvento il “Famo strano” che farciva tempo fa palcoscenici di teatri piccolo medi in Italia e non solo. Invece Panopticon Maldoror di Duccio Scheggi merita una attenzione a parte. In primis perché la sua ricerca parte o meglio: scaturisce da quel mondo di simboli oscuri, direi ispanico – latini, mixati con surrealismo e dintorni di Alejandro Jodorowsky, che viene in mente già dalle prime battute, luci, suoni, dello spettacolo. E dal suo cinema psichedelico sembra proseguire in stile, questa pièce detta commedia drammatica o dramma comico, come a prelevare il dramma dalla commedia e la comicità dal dramma, verso paradossi. Qui si unisce ricerca personale dell’autore-regista, che nel teatro riflette-unisce la propria visione creativa spirituale. È interessante questo coraggio, quando tutto sembrerebbe tendere nelle scene di oggi e sempre, ad una accattivante uniformità da cassetta per riempire posti a sedere. Colmo di simboli archetipi dove le parole, ascendono ad una forte letterarietà, rimandano ad un sospeso lirismo. A farla da padrone sono anche alcune carte dei tarocchi predominanti dal manifesto. È dunque un mondo oscuro, popolato da un ex ‘umano’ fattosi ‘demone’, che vanno a ricercare nella caverna sotterranea dei sogni i due speleologi. E qui illusi credono di sfruttare a loro fabbisogno le possibilità sulla terra di Maldoror , cieco sfigurato lettore di anime, toglierlo dal suo nido simbolico archetipico, non capendo che è un gioco rovesciato, è proprio questo semi demone a possederli, incatenarli mente, corpo, soprattutto anima, al loro sogno a sognarli e gestirli tanto da trasformarli in marionette, burattinandoli in personaggi con voci diverse. Si evoca una marionettizzazione, manipolazione delle menti fatta nella società occidentale, attraverso mezzi di persuasione a disposizione. Sono i media che il potere usa per controllare le menti, i demoni che gestiscono i sogni per possederne le anime. Particolarmente riuscito il grottesco inglese inserito con accenno di balletto e canzone, che richiama alla manipolazione dei vari: jazz, country, gospel, ecc, che riempiono prima di tutto emozioni e menti di presunti cantanti e musicisti trasformandoli in finti liberi, illusi automi compiaciuti. Questa manipolazione quotidiana non è forse opera di qualche occulto Maldoror, Mal – d’or – orror? Sembra la parola compressione di male oro orrore, simboli delle nostre società. Il gusto tutto demoniaco di possedere le masse che si vendono l’anima. Dio, cuore, amore, anima sono ossessioni delle creature oscure. Quando pronunciano il nome dell’entità superiore, brilla la luce a ricordarci la blasfema bestemmia. Le allucinatorie visioni dei video ad apertura e chiusura, le sonorità elettroniche, fanno da sostegno alle parole recitate, urlate, accentate dialettalmente. Ribellione di avanguardie dove confliggono, fattisi carri allegorici: mondo, convinzioni mentali e filosofiche. Mente e pensiero combattono le emozioni, Illuminismo contro Romanticismo, Ideologia – giudizio moralità contro ribellione, follia, immoralità. La cultura del conflitto del contro emerge della disomogeneità del caos. Come rendere sceniche queste eterne conflittualità di crescita? Il tema della correzione – punizione, emozioni nei video sgocciolanti di rosso sangue – saliva, mentre gli attori rimangono composti, fronte pubblico. Spettacolo – ricerca in divenire. E ci viene da ricordare due stupende visioni simbolico oniriche testamentarie della storia del teatro: i Giganti della montagna pirandelliani, la Tempesta shakespeariana irraggiungibile nella versione cinematografica. Calibano e Maldoror sono esseri cavernicoli di dantesca memoria. Crotone, II nano Quaquèo, Arcifa, Dornio, Cuccurullo, Bollacchiano, Bolaffio, Carocchia, Urna, Lopardo.. esseri storpi in questo mondo, assumono la loro bellezza oltre l’imposizione dello charme – fashion che impone freddi modelli di celluloide. Solo nell’oscurità bestemmia lo storpio, sfiata urlante, laddove grugniti dialettali, mosse storpie, vivono nutrite dalle nostre paure, ricordandoci che l’aspetto corporeo è illusione effimera mortale. Il bambino interiore negato ucciso da un ‘adulto’ folle immaturo acerbo, non trova la via-pace, si barcamena nel labirinto del mondo che gli appare caos, nelle sue celle stanze emotivo- mentali. Prima assoluta (6/5/15) al teatro Cantiere Florida Firenze. Scritto e diretto da Duccio Scheggi, musiche dal vivo di Lorenzo Marzocchi, con Aniello Ciaramella(Maldoror), Salvatore Petrucci(speleologo), Lavinia Sarchi(Laura Damian speleologa). Coproduzione Cadaveri Squisiti Teatrikos.

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Una risposta a “Panopticon Maldoror”

  1. Ti ringrazio di cuore per la bellissima Recensione! Credo tu abbia colto molto bene tantissimi aspetti dello spettacolo!
    Ti ringrazio di nuovo anche per la Presenza ed esserci stato e spero vivamente di rivederci presto!
    Un abbraccio
    D.S.

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